Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Ecco come è stato ridimensionato il cardinale Pell

vaticano

Attesi come il sole in un agosto piovoso, a un anno dall’istituzione della Segreteria per l’Economia, del Consiglio per l’economia e dell’Ufficio del Revisore generale, sono finalmente arrivati gli statuti. Promulgati dal Papa lo scorso 22 febbraio, sono entrati in vigore (ad experimentum) a partire dal 1° marzo. E da una prima lettura non pare che a vincere la partita sia stato il cardinale australiano George Pell, anzi.

“NON SARA’ PIU’ CHIAMATO ZAR”

Scrive Maria Antonietta Calabrò sul Corriere della Sera che “adesso forse il cardinale George Pell non sarà più chiamato zar. Zar delle finanze vaticane, un appellativo che da solo bastava ad evocare un potere assoluto di vita e di morte su tutte le attività economiche del Vaticano”. Alla Segreteria per l’Economia, lo statuto riconosce un compito di vigilanza ma non di gestione. Proprio come aveva proposto il Pontificio consiglio per i Testi legislativi, il dicastero guidato dal cardinale Francesco Coccopalmerio. Ma anche come avevano auspicato i membri del Consiglio cardinalizio dell’Apsa, l’amministrazione per il patrimonio della Sede apostolica, stando ai verbali pubblicati venerdì scorso dall’Espresso: “E’ pericoloso che la Segreteria dell’Economia prenda in mano tutto, così l’Apsa non ha più senso”, aveva detto il cardinale Giovanni Battista Re, già prefetto della congregazione per i Vescovi.

VIGILANZA SEPARATA DALLA GESTIONE

Il cardinale prefetto dell’Economia “vigilerà ma non gestirà i beni del Vaticano e della Santa Sede, a cominciare dagli immobili dell’Apsa e di Propaganda Fide e il Fondo pensioni di competenza della Segreteria di stato”. Niente di definitivo, comunque, proprio perché si tratta di un’entrata in vigore “ad experimentum”: La formula “permetterà di fare aggiustamenti ed eventuali correzioni nei prossimi mesi”.

POTERI LIMITATI

L’articolo 1 dello Statuto chiarisce che “la Segreteria per l’Economia è il dicastero della curia romana competente per il controllo e la vigilanza in materia amministrativa e finanziaria sui dicasteri della curia romana, sulle istituzioni collegate alla Santa Sede o che fanno riferimento a essa e sulle amministrazioni del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano”. All’articolo 3, la limitazione dei poteri: “La Segreteria agisce in collaborazione con la Segreteria di Stato” e “garantisce che le materie riguardanti gli enti e amministratori di cui all’articolo 1 siano trattati tenendo nel debito conto l’autonomia e le competenze di ciascuno di essi”.

CONFERMA POSITIVA DELL’OPERATO SVOLTO

La Segreteria avrà due distinte sezioni, una “per il controllo e la vigilanza” e quella “amministrativa”. La Segreteria, si legge, “adotta tutte le misure e procedure necessarie a garantire la piena distinzione e separazione operativa tra le due sezioni”. Nessuna traccia, insomma, di quel “superdicastero” di cui pure tanto s’era parlato. “Per Pell si tratta di un ridimensionamento, ma pur sempre di una conferma positiva dell’operato svolto”, ha scritto il Messaggero: “L’orientamento è quello di tenere separate la vigilanza e la gestione, con un aumento dei revisori. Insomma, più garanti in un sistema di pesi e contrappesi”.

LAVORO COLLEGIALE DURATO NOVE MESI

“Dalla lettura dei tre documenti, ormai da alcuni giorni appesi alla bacheca nel cortile di San Damaso – scrive su Vatican Insider Andrea Tornielli – si comprende come il lavoro della Segreteria dell’Economia per la loro preparazione, durato nove mesi, sia stato integrato con altre proposte e osservazioni. Appare dunque frutto di un lavoro collegiale che ha tenuto conto delle sensibilità diverse per cercare di creare un sistema in grado di funzionare bene”. Sempre Tornielli sottolinea che “viene revocato il passaggio alla Segreteria per l’Economia, stabilito lo scorso luglio, della gestione degli immobili vaticani dell’Apsa”.

GLI SCONTRI TRA CARDINALI

Stando a quanto pubblicato venerdì scorso dall’Espresso, una parte consistente della curia romana nutriva da tempo più di una perplessità sul possibile accentramento di funzioni e competenze nelle mani della Segreteria per l’Economia. Il cardinale Jean-Louis Tauran, ad esempio, aveva paventato il rischio di “sovietizzazione”: C’è uno che fa tutto e gli altri no”.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter