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Che cosa nascondono le furbe piroette di Berlusconi su Renzi

Chi scrive non ha mai condiviso il riordino istituzionale che sta portando avanti il governo, a partire dallo scempio delle Province per arrivare (nel loro combinato disposto) alla nuova legge elettorale e alla riforma (si fa per dire) del Senato. Pertanto il sottoscritto non può non essere interessato all’annuncio del voto contrario di Forza Italia. Ma c’è qualche cosa che non torna nella disinvoltura con cui l’ex Cav lancia il ‘’contrordine compagni!”.

Fino a pochi mesi or sono era lo stesso Berlusconi ad attribuirsi il merito di quelle riforme, sostenendo nei confronti degli avversari interni che i gruppi parlamentari non potevano esimersi dal votarle perché si trattava di tesi che il centro destra aveva proposto per primo e che, alla fine, Renzi si era limitato a condividere.

Tra l’altro il cambiamento di linea avviene senza una spiegazione che non sia la solita: la rottura del Patto del Nazareno nella elezione del Presidente della Repubblica. Ma si può ‘’mettere a rischio la democrazia’’ (anche questo è stato affermato) soltanto perché si è contratto un accordo con i propri avversari? Quali contropartite si possono chiedere ed ottenere per rendersi complici di un’operazione che in seguito si scopre essere al limite del golpismo?

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Silvio Berlusconi non convince. Le sue sono mosse di un tatticismo deteriore, legate ad esigenze elettorali in vista del voto per le regionali. Matteo Renzi, non smentito, ha affermato esplicitamente che in suo soccorso verrà Denis Verdini portando seco un numero adeguato di parlamentari. Vogliono farci davvero credere che la ‘’chiamata di correità’’ avvenga senza l’imprimatur dell’ex Cav?

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In ogni caso, visto che sono già state approvate le leggi più importanti (la riforma del lavoro e della giustizia) questa legislatura potrebbe anche finire domani. Senza rimpianti. E al voto con il Consultellum.

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Quando la presidente Laura Boldrini si mette un’idea in testa non dà tregua. In occasione degli eventi celebrativi dell’8 marzo, a cui ha preso parte, la presidente della Camera ha insistito ovunque con la sua neolingua, per cui si dovrebbero declinare al femminile tutti i sostantivi che indicano un ruolo o una funzione. Restiamo dell’opinione che ciò non sia né corretto né opportuno in tutti i casi. La nostra bella lingua, in fondo, deriva dal latino dove le parole erano di genere maschile, femminile o neutro. Atteniamoci a quelle regole, cambiando se necessario il genere dell’articolo. Intanto continuiamo a definire avvocato Debora Serracchiani. E’ lei a volerlo.

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