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Vi spiego perché Giuliano Pisapia ha gettato la spugna

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori e dell’autore, pubblichiamo l’analisi di Pierluigi Magnaschi, direttore di Italia Oggi e di Mf/Milano Finanza

Milano è una città che viene tenuta d’occhio a livello nazionale solo per la sua attività economica. Ma dovrebbe invece essere costantemente monitorata anche (per non dire soprattutto) dal punto di vista politico oltre che del costume, se i media italiani non fossero affetti dalla malattia infantile dei due chilometri quadrati del centro di Roma per cui, tutto ciò che succede fuori da questo minuscolo e non rappresentativo perimetro, viene, di fatto, considerato ininfluente dalla stampa e soprattutto dalla tv.

IL RUOLO STORICO DI MILANO

Per capire come sbagliano i media a trascurare Milano, basterebbe ricordare che in questa città è nato, nel secolo passato, prima l’interventismo, poi il fascismo. Milano inoltre è stata il cuore politico-militare della Resistenza, ha poi impetuosamente trascinato il miracolo economico ed ha quindi fatto esplodere il ’68. Qui è poi nato il centro sinistra e il craxismo. Sempre a Milano è esploso il fenomeno Mani pulite. E poi hanno visto la luce, prima, la Lega e poi Forza Italia. E, per arrivare a Pisapia, Milano a tenuto a battesimo anche la prima giunta arancione (tra Pd e Sel) che poi si sono diffuse in altre grandi città italiane.

PISAPIA TRA ANNUNCI E DESIDERI

Adesso l’antesignano della giunte arancioni in Italia, il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, getta la spugna. Dopo un mandato, ha detto che non ripresenterà più la sua candidatura alla poltrona di primo cittadino ambrosiano. La sua motivazione è che, fin dall’inizio del suo mandato, egli aveva detto che non lo avrebbe bissato. E siccome Pisapia si considera un uomo di parola, alla fine dei suoi cinque anni se ne va da palazzo Marino. Il che è vero, ma solo in parte. E’ risaputo infatti che Pisapia avrebbe desiderato proseguire nella sua attività municipale anche perché, in soli cinque anni, un primo cittadino non ha tempo di vedere i risultati dei progetti da lui avviati e soprattutto rischia di vedere che i progetti a cui teneva non sono portati a termine.

I VERI MOTIVI DELL’ABBANDONO

La vera ragione dell’abbandono di Pisapia è che è cambiato il clima politico di cui Pisapia fu il risultato municipale. Egli infatti fu eletto in un momento in cui, un Pd indebolito e, in parte, anche impresentabile, cercava di allargarsi a sinistra (verso il Sel di Vendola ma non solo) perché capiva che, da solo, avrebbe raccolto solo insuccessi elettorali, specie su piazze difficili (ma anche molto significative) come quella di Milano.

I CAMBIAMENTI DEL PD

Ai tempi della candidatura di Pisapia, il Pd era aperto a sinistra, mentre era blindato verso il centro destra (allora risolutamente in mani berlusconiane) ed era condotto dalla vecchia guardia ex Pci dei vari D’Alema e Bersani. Dopo la vittoria di Renzi nel Pd e al governo, è totalmente cambiato lo scenario. Quest’ultimo Pd, non solo vuol far fuori la vecchia guardia e cioè coloro, Bersani in testa, che, a suo tempo, avevano reso possibile la candidatura di Pisapia-sindaco ma è anche un Pd che si è, nel frattempo, blindato sulla sua sinistra e che va invece alla ricerca di voti di centro.

AVVOCATO SBUFFANTE CONTRO I RAGAZZI RENZIANI

I responsabili renziani del Pd milanese hanno quindi cominciato a far ballare la poltrona del sindaco di Milano. Prima polemizzando, spesso strumentalmente, con la Giunta. Secondo, mettendo in giro voci di corridoio (subito ingigantite dalla grande stampa locale) su candidature alternative. Pisapia, che è un fior di professionista e non sta certo legato alle poltrone, prima ha osservato con un po’ di disagio le manovre dei ragazzi renziani e poi ha preso cappello ed ha detto: “Ok, me ne vado. Non agitatevi più di tanto. Ho fatto il possibile. Adesso lascio, anche se non tollererò interferenze fino all’ultimo momento in cui sarò sindaco”.

I MERITI DI PISAPIA

Questo giornale non è mai stato tenero con la giunta milanese (non è il suo compito) ma deve rendere atto che Pisapia è stato un grande sindaco. Dato che lo stile di un personaggio si giudica soprattutto dal modo con il quale egli abbandona la scena, Pisapia ha confermato, anche con questa scelta, di essere quello che gli esterofili dicono essere un civil servant, un personaggio emerito della società civile che, per un certo periodo di tempo, si mette a disposizione della collettività e che io definisco invece, quasi certo di dispiacergli, un “grande borghese milanese illuministico (nella tradizione lombarda di Cesare Beccaria) socialmente orientato”.

TUTTE LE BARUFFE DI GIUNTA

Pisapia è stato un sindaco sostenuto dal Sel ma mai succube di Vendola. Con una giunta di sinistra (spesso afflitta da pregiudiziali vetero-sinistri non all’altezza dei problemi dell’unica grande città quaternaria d’Italia) Pisapia si è quasi sempre emancipato. Alcuni assessori se la prendevano contro la moda (considerata come attività per i ricconi e non come creatrice di posti di lavoro per molti). Pisapia fece loro cambiare opinione o, almeno, li zittì. Quando si doveva decidere se fare o no la quarta linea metropolitana (mentre alcuni assessori rinverdivano la strampalata tesi, che fu del Pci, che la metro è dei ricchi mentre il tram è dei poveri e quindi va sviluppato) Pisapia disse: “Si va avanti”. Pisapia si è sempre battuto contro le occupazioni abusive anche se il cuore dei suoi collaboratori pulsava per gli occupanti. Quando iniziò il suo mandato, il parcheggio sant’Ambrogio (contestato da dei facinorosi radical chic del quartiere iper chic) si rivolsero al “loro “ sindaco dicendo che il parcheggio andava interrato. Pisapia rispose: “Certo, se pagate voi i danni che provochiamo all’impresa. I radical fecero perdere le loro tracce ed oggi la zona di sant’Ambrogio, prima un’accozzaglia di lamiere, è diventato una splendida area per la sosta e il riposo dei cittadini. E che dire della Galleria Vittorio Emanuele, il cuore della città che, liberata degli affittuari a niente, amici degli amici delle giunte precedenti, è stata restituta al godimento dei milanesi e dei turisti e produce reddito per le casse municipali?

LA LEZIONE POLITICA E PROFESSIONALE

Un’ultima notazione: Pisapia, prima di diventare sindaco, era un grande avvocato. Non è come tanti altri politici. Lui, un mestiere ce l’ha. E quando la sua mission politica finisce, ne prende atto e torna alla sua attività, Non ha bisogno di chiedere strapuntini a nessuno. Come invece sono costretti a fare tanti altri (quasi tutti). Del resto se, con il nuovo corso, viene nominato sottosegretario alla Istruzione, non uno che non ha fatto l’università per mancanza di mezzi, ma uno che, pur essendocisi iscritto, non è riuscito a finirla, vuol dire che il nuovo deve ancora sbocciare. Se mai sboccerà.

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