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Renzi, Fanfani, De Mita e gli incarichi plurimi

Un fantasma aleggia sul Parlamento italiano. Tranquilli tutti, non si tratta di terroristi, nè di magistrati alla ricerca di prove della corruzione di deputati o di senatori, tanto meno di esponenti della maggioranza di governo. Potrebbe avvicinarsi semplicemente il tempo che indurrà Matteo Renzi alle dimissioni dal governo e dal partito. La maledizione del triplo  e del doppio incarico potrebbe abbattersi pure su di lui. La storia insegna!
Nel 1958 Amintore Fanfani, anch’egli vittorioso alle elezioni come Matteo, la DC conquistò però il 42,3 % dei voti su 95% dei votanti, rafforzò la sua posizione all’interno del partito e nel governo tanto che riuscì ad essere nello stesso tempo Segretario della DC , Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri.
Il governo cominciò a costruire le basi del un nuovo corso politico: superare il Centrismo per inaugurare il tempo del centro-sinistra. Nella DC non c’era unità di vedute sulla possibile alleanza coi socialisti di Pietro Nenni e, soprattutto, c ‘era insofferenza  nei confronti della concentrazione abnorme di potere accumulata da Fanfani. L’antico “professorino” fu presto logorato dai franchi tiratori, che spesso lo mandarono in minoranza, fino a costringerlo alle dimissioni nel gennaio 1959. Abbandonò l’esecutivo e la Segreteria del Partito
La questione si ripresentò grosso modo con De Mita al congresso della DC nel 1989, quando le correnti di Centro sconfissero la Sinistra di Base e De Mita stesso, eleggendo Segretario del partito Arnaldo Forlani. A maggio l’uomo di Nusco fu costretto a dimettersi, e nel giro di tre mesi lasciò segreteria del partito e presidenza del consiglio.
Marzo 2015, Matteo Renzi assume anche l’incarico di ministro delle Infrastrutture oltre quelli di Segretario del PD e di Presidente del Consiglio. Il potere che detiene è eccessivo e pericoloso per una corretta dialettica democratica, sia a livello politico che istituzionale. Non si spiega il motivo perchè i mezzi di informazione, così attenti, solerti e vigili su questioni residuali e molto meno importanti, sul triplo incarico a Renzi tacciono. E taciturni troviamo con molta meraviglia anche i partiti, sia di maggioranza che di opposizione. Il Movimento 5 Stelle che è pronto sempre a spaccare il mondo, scomparso. E’ vero, tutti hanno famiglia.
Bisogna sottolineare che nei casi Fanfani e De Mita il Parlamento era sovrano davvero, eletto rigorosamente con la proporzionale, per cui il controllo delle Camere era concreto, non c’era il pericolo di correre brutte avventure. Oggi che esiste invece un Parlamento sotto tutela del capo dell’esecutivo/segretario del partito più grande PD il rischio di ritrovarsi in qualche trappola c’è. Sarebbe  opportuno che i gruppi parlamentari e i partiti di riferimento prendessero consapevolezza della anormalità della situazione sul piano isituzionale e agissero di conseguenza. A Pietro Grasso e a tutti i noti moralisti del Paese è bene ricordare che anche questa è moralità pubblica.

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