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Perché le borse non allestiscono una tragedia greca

Grazie all’autorizzazione del gruppo, pubblichiamo l’articolo di Marcello Bussi uscito oggi sul quotidiano Mf/Milano Finanza diretto da Pierluigi Magnaschi

La prospettiva di un default della Grecia sembra proprio non turbare le borse europee, che continuano imperterrite la marcia trionfale, propiziata dal Qe della Bce. La prova la si è avuta ieri, quando sono state diffuse le dichiarazioni del ministro degli Interni ellenico, Nikos Voutsis, al settimanale tedesco Der Spiegel. «Se i creditori internazionali non verseranno nuovi fondi ad Atene entro il 9 aprile, la Grecia non rimborserà in tempo il Fondo Monetario Internazionale», a cui deve 450 milioni di euro, ha affermato il ministro. «Dovremmo trovare un accordo per posticipare il pagamento e scongiurare il default sul debito», ha sottolineato Voutsis, spiegando che se entro il 9 aprile «non riceveremo niente dai creditori internazionali prima pagheremo stipendi, affitti e pensioni qua in Grecia e preghiamo i nostri partner all’estero di comprendere che non potremo pagare puntualmente i 450 milioni di euro dovuti al Fmi».

LA REAZIONE DELLE BORSE

Le borse europee hanno reagito con un arretramento, ma restando comunque in territorio positivo. Una fase di breve durata perché gli indici hanno ripreso a salire ben prima che il portavoce del governo greco, Gavril Sakellardis, assicurasse che Atene rispetterà i suoi obblighi con il Fmi. Risultato: Piazza Affari ha chiuso in rialzo dello 0,9%, Parigi dello 0,6%, Francoforte dello 0,3%. A borse europee chiuse, un funzionario del ministero delle Finanze greco ha dichiarato che la conference call di ieri fra Atene e l’Eurogruppo è stata «positiva», con «punti di vista convergenti».

I PIANI DI ATENE

Il funzionario ha spiegato che Atene resta ferma sui contratti collettivi di lavoro, non farà tagli alle pensioni integrative e avrà bisogno di una nuova tassa sugli immobili per il 2015, aggiungendo che il governo ha inviato una mail di 26 pagine al Brussels Group, ex Troika, con una nuova lista di riforme, più dettagliata delle precedenti, che prevede interventi per 6 miliardi di euro. I ricavi provengono soprattutto dalla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione. Nel documento, Atene premette che il suo scopo è quello «di sbloccare i finanziamenti a breve termine che permetteranno alla Grecia di onorare i propri obblighi e consentire l’emissioni di nuovo titoli di Stato a breve termine (generalmente a 3 mesi, ndr) acquistabili dalle banche elleniche e poi scontati presso la Bce» per finanziarsi. Il plafond totale di 15 miliardi di titoli di Stato a breve termine è già stato da tempo raggiunto e Atene chiede di superare questo vincolo. Il governo greco considera questi passi «precondizioni essenziali per la stabilizzazione dell’economia ellenica e per l’avvio della ripresa delle istituzioni e della società dopo sei anni di crisi, le cui conseguenze sono visibili e conosciuti da tutti».

LA QUESTIONE GRECA

Nell’attuale scenario, il fabbisogno finanziario del Paese per il 2015 è stimato in 19,1 miliardi di euro, in quanto vi pesa l’effetto di trascinamento di 2,7 miliardi mancanti nell’avanzo primario del 2014 che sono stati scaricati sul 2015, in quanto la differenza è stata pagata con le riserve liquide del governo. Secondo il governo greco, nel 2015 l’avanzo primario, senza le misure proposte da Atene, si fermerà all’1,2% del pil, contro il 3% richiesto dai creditori. Con l’adozione delle riforme proposte nel Contropiano, che prevedono nuove entrate comprese tra 4,6 e 6,2 miliardi e nuove spese, tra cui la reintroduzione della tredicesima per le pensioni, pari a 1,1 miliardi, l’impatto della manovra farebbe salire l’avanzo primario in un intervallo compreso tra il 3,1% e il 3,9% del pil. Rimarrebbero fuori dal conteggio i proventi da privatizzazioni compresi tra 1,5 e 1,6 miliardi.

LA POSIZIONE DI BUFFETT

Anche Warren Buffett è intervenuto sulla questione greca. In un’intervista a Cnbc, il finanziere americano ha dichiarato: «L’uscita della Grecia potrebbe non essere un male per l’euro». Buffett ha spiegato come non sia «obbligatorio» che l’Ue conti in eterno gli stessi Paesi con cui è partita. «Quello che è obbligatorio è che con il passare del tempo i Paesi della zona euro abbiano leggi in qualche modo compatibili tra loro su lavoro, fisco e gestione generale dell’economia». «L’euro non è morto e potrebbe non morire mai ma deve lavorare sull’armonizzazione dei suoi paesi fondatori», ha sottolineato ancora Buffett. «Non può andare avanti con popoli che vanno in direzioni diametralmente opposte. I tedeschi non finanzieranno i greci per sempre». Le parole di Buffett sono in linea con la posizione del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, apparentemente sicuro che un’uscita della Grecia dall’euro non verrà accompagnata da sconquassi sui mercati. Non si è ancora capito se la sua sia una tattica per mettere Atene con le spalle al muro, disinnescando l’arma di ricatto dell’uscita dall’euro o se sia davvero convinto di quello che dice. In ogni caos, le ultime dichiarazioni di Buffett portano acqua al mulino dell’arcigno ministri tedesco.

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