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Telecom e Metroweb, tutte le tensioni fra Bassanini e Patuano

Rifiuti pure il condominio, proceda da sola, ma con 500 milioni di euro, piuttosto che cablare 40 città, realizzerà la fibra solo in qualche quartiere.
È scettico Franco Bassanini, presidente della Cassa depositi e prestiti e di Metroweb, sugli obiettivi presentati a febbraio da Telecom Italia con il piano industriale, e confermati nella comunicazione a Infratel, società in house del Mise, attraverso la quale il gruppo guidato da Marco Patuano ha prenotato le zone su cui concentrare i propri investimenti in fibra.

“Metroweb a Torino per la Fttb (Fiber to the building, fibra fino all’edificio, ndr) ha investito una cifra sui 100 milioni. Per realizzare un investimento in 40 città come annunciato, Telecom dovrebbe tirare fuori molto più di 500 milioni”, ha detto ieri Bassanini.

I PIANI DEL GOVERNO

Secondo le intenzioni dell’esecutivo, Metroweb, controllata dal fondo F2i e partecipata dal Fondo strategico italiano di Cdp, dovrebbe diventare il veicolo per la realizzazione della rete di nuova generazione che, secondo le indicazioni dell’Europa e il piano del governo per la banda ultralarga, entro il 2020 dovrà coprire l’85% del Paese.

Per farne parte, Telecom ha dichiarato fin da subito di volerne acquisire la maggioranza. Richiesta che si è però scontrata con la volontà di Cdp e le dichiarazioni dell’Antitrust, secondo cui i finanziamenti pubblici dovranno andare a un operatore di rete “puro”, partecipato da diversi operatori, di cui nessuno in posizione di controllo.

CON O SENZA TELECOM

Per Bassanini la presenza di Telecom è importante ma non indispensabile: “Metroweb ha la rete in fibra più importante d’Italia e intendiamo proseguire su questa strada con chi ci sta. L’ideale sarebbe che ci stessero tutti gli operatori di tlc, sennò lo faremo con chi ci sta”, ha commentato il presidente di Cdp e di Metroweb. “Se Telecom ci sta per noi è l’ideale”, ma se fa la rete da sola “va benissimo, ma ci sarà anche la rete Metroweb”.

Intanto martedì Metroweb ha sottoposto al Mise un piano non vincolante in fiber to the home per 600 città. Si parla di un investimento di 4,5 miliardi di euro.

IL DESTINO DI F2I

La partita della fibra ottica ha fatto perno su F2i, il fondo infrastrutturale partecipato da Cdp e dalle banche, intenzionato a dismettere la sua quota di maggioranza in Metroweb. Manifestazioni di interesse sono giunte sia da Telecom che da Vodafone, sostenitrice adesso della “soluzione condominiale” insieme a Wind, il governo e la Cassa di Bassanini.

L’ostinazione di Telecom rischia adesso di far saltare definitivamente l’ingresso dell’ex monopolista nella società milanese? Nessun problema. Bassanini, con un piede nella regina della banda larga e l’altro nella Cassa dello Stato prospetta la possibilità di rilevare l’intero controllo di Metroweb: “F2i è un fondo di investimento non a lungo termine e prima o poi vorrà disinvestire. E in caso di necessità, noi come Cdp ci faremmo carico, offrendo un paracadute”.

Ma per Patuano non è ancora detta l’ultima parola: “Il tavolo di conversazione con i due soci FSI e F2i è aperto, abbiamo chiarito l’intenzione di realizzare un piano industriale ambizioso che dovrà comunque ottenere il preventivo assenso da parte di tutte le authority”, ha detto l’ad del gruppo intervistato da Repubblica.

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