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Ecco le uova pasquali che si è regalato Renzi

Per quanto fosse ormai scontato dopo le dimissioni apparentemente volontarie di Maurizio Lupi, il presidente del Consiglio si è regalato un bell’uovo di Pasqua sistemando al vertice del Ministero delle Infrastrutture un collega di partito e di corrente, un amico, anzi un “fratello”, come ha dichiarato di sentirsi Graziano Delrio. Che ha esordito arrivando al dicastero di Porta Pia in bicicletta, e un po’ anche contromano, con una baldanza pari a quella con la quale corre via, a piedi, il bersagliere in bronzo dello storico monumento situato nella piazza.

Ben diverso è il passo imposto da Renzi al suo ministro dell’Interno Angelino Alfano. Al cui partito, che peraltro non si sa più nemmeno come chiamare, se ancora Nuovo Centro Destra o Area Popolare, frutto della recente fusione con l’Unione di Centro fondata a suo tempo da Pier Ferdinando Casini, ha regalato un uovo di Pasqua a dir poco amaro.

Il presidente del Consiglio prima ha sbrigativamente scartato a mezzo stampa l’ipotesi di sostituire Lupi a quel Ministero con un altro esponente dello stesso partito. Poi, messo a disposizione del movimento di Alfano il dicastero senza portafogli degli Affari regionali, non si sa ancora se arricchito della delega per la gestione dei fondi europei, ha sollevato una improvvisa e curiosa questione “di genere”. Che, facendo cadere la designazione alfaniana di Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del partito e già ministro delle riforme nel precedente governo di Enrico Letta, ha scatenato una penosa concorrenza fra le donne del Nuovo Centro Destra o Azione Popolare. Una concorrenza che ha guastato la Pasqua alle interessate e moltiplicato i problemi politici e personali di Alfano, già alle prese con il tentativo di allontanare dalla presidenza del suo gruppo alla Camera la troppo irrequieta e polemica Nunzia De Girolamo, dichiaratamente refrattaria al “guinzaglio” di Renzi.

Al posto della Di Girolamo si sa che Alfano vorrebbe mandare l’ex ministro Lupi, specie ora che con la questione di genere sollevata da Renzi per l’incarico disponibile nel governo sembra caduta l’alternativa di sostituire Quagliariello con lo stesso Lupi  nel ruolo di coordinatore del partito. Un’alternativa peraltro che gli sarebbe preziosa se i deputati dell’Unione di Centro dovessero rivendicare la presidenza del gruppo di Area Popolare, visto che al Senato i loro colleghi hanno accettato come presidente l’alfaniano Renato Schifani.

Questo groviglio di problemi non aiuta certo a migliorare l’immagine e il ruolo dei centristi in ciò che resta della maggioranza delle cosiddette larghe intese realizzatasi nella ormai lontana primavera del 2013, dopo l’inconcludente risultato delle elezioni politiche, e poi ridottasi con la decadenza di Silvio Berlusconi dal Senato e il suo ritorsivo passaggio all’opposizione.

Proprio nel momento in cui il partito di Alfano, e ora anche di Lorenzo Cesa, potrebbe ricavare vantaggi dalle difficoltà di Berlusconi, stretto fra la concorrenza elettorale della Lega di Matteo Salvini e i rischi di una ulteriore rottura interna con Raffaele Fitto e forse anche con Denis Verdini, il presidente del Consiglio lo espone di fatto  al pericolo di essere scambiato sempre di più per qualcosa di assai marginale. Qualcosa in cui obbiettivi di potere rischiano rovinosamente di sovrapporsi alle questioni di prospettiva politica, per giunta sullo sfondo di una nuova legge elettorale che il presidente del Consiglio si è proposto di fare approvare definitivamente alla Camera entro il mese prossimo. E che, specie con il premio di maggioranza riservato alla lista e non più alla coalizione più votata, è stata recentemente definita sul Corriere della Sera da Angelo Panebianco “un vestito di alta sartoria” che a Renzi “cade addosso perfettamente”.

Questo abito è stato confezionato al Senato a fine gennaio anche con il filo di Berlusconi, che ora, contrariato per l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, reclama le forbici a Montecitorio. Qui però il capo del governo e del Pd si sente più forte, anzi imbattibile, vedremo se a ragione o a torto.

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