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E’ tempo di fermare le stragi dei cristiani

Cosa dobbiamo aspettare ancora prima di reagire? Massacrano 147 studenti cristiani al Garissa University College in Kenya, dopo una selezione chirurgica degli “infedeli”, ultimo atto di una strage degli innocenti che ha provocato la fisica eliminazione della plurisecolare presenza cristiana in Irak e in Siria, le terre martoriate di biblica memoria, e l’Occidente che fa?

Restiamo ciechi  e muti di fronte all’avanzata dell’ISIS dal Pakistan sino ai confini estremi del Marocco e più a Sud in Somalia, Nigeria, Sudan, dove il sedicente califfato punta a costruire il suo incontrastato dominio;  l’Occidente scristianizzato, guidato da quell’ondivago relativista presidente americano, sembra succube di una cultura di rassegnazione e di impotenza connessa alla progressiva perdita di ogni valore umano prima ancora che cristiano.

Il virus è giunto anche all’interno delle nostre falsamente sicure piccole patrie nazionali come hanno dimostrato i casi di Parigi, Londra e i fermenti sotterranei ricorrenti in tutta l’Europa, ma, oltre alle dichiarazioni di sdegno e di annunciata relativa tranquillità dei ministri responsabili di turno, niente accade sul piano di una risposta efficace che il martirio dei nostri fratelli cristiani, ebrei, musulmani e atei imporrebbe.

Significativa, in questo scenario di diffusa e indifferente impotenza la grande partecipazione di ieri alla Via Crucis di Parigi a Montmartre  guidata dal  cardinale arcivescovo André Vingt-Trois, così come a quella tradizionale universale al Colosseo presieduta da Papa Francesco.

Pregare e chiedere l’aiuto del Signore e il perdono per gli aguzzini è cristianamente dovuto; ora, però, è giunto il tempo per scuotere le coscienze di tutti noi figli delle tre religioni monoteiste costruttori di pace, insieme a quanti non credenti sentono la responsabilità di difendere i valori su cui si è costruita la nostra civiltà occidentale, per reagire con la determinazione e la forza  necessaria a una lucida e  violenta follia che non è più tollerabile.

In questo momento, tranne Israele, giustamente preoccupata per quanto accaduto con la conclusione degli “ accordi” multilaterali sul nucleare iraniano di Ginevra, l’unica reazione all’avanzata violenta dell’ISIS è quella affidata alla confusione regnante tra i diversi paesi, tribù ed etnie arabe, divise dallo scontro permanente sciiti-sunniti.

E’ giunto il tempo che i responsabili politici dell’Europa e di tutto l’Occidente  sotto la spinta di un’opinione pubblica che non più  restare indifferente o limitarsi alla rassegnata indignazione del dopo stragi, assumano le decisioni operative più efficaci per contrastare e battere una violenza omicida che, avendo come obiettivo l’annientamento dei fedeli crociati ed ebrei, punta alla distruzione della nostra stessa civiltà occidentale.

E’ tempo di fermarli prima che sia troppo tardi.

Ettore Bonalberti

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