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Ecco le magie del Def di Renzi

Lo chiameranno il Miracolo di S. Gennaro di Matteo Renzi. Il Def dovrebbe indicare come e dove tagliare la spesa pubblica per 16 miliardi l’anno prossimo e 22 miliardi in quello successivo. Tutto ciò per evitare che scattino le clausole di salvaguardia (inserite nelle leggi di stabilità a garanzia dell’inadeguatezza delle coperture previste) con forti incrementi dell’Iva e delle accise che, secondo le stime effettuate, si mangerebbero quella modesta crescita del Pil attesa dopo anni di recessione. Il premier continua a dire che non ci saranno nuove tasse e che è finito il tempo dei sacrifici. Chissà se il naso cresce anche agli uomini politici quando dicono delle bugie.

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Nella cultura giuslavoristica italiana il part time continua ad essere considerato una forma anomala d’impiego. Esiste, al contrario, una correlazione molto stretta tra i livelli dell’occupazione femminile e quelli del lavoro part time. E tale correlazione è tanto più evidente nei Paesi in cui sono sviluppati i servizi sociali, i congedi (anche di paternità di cui si avvalgono persino i primi ministri) e tutte quelle misure che, nella letteratura, vengono raccomandate allo scopo di garantire un’effettiva conciliazione tra lavoro e cura della famiglia.

Prendiamo le statistiche Eurostat. In Danimarca a fronte di un tasso di occupazione femminile del 71,1% la percentuale di rapporti di lavoro a tempo parziale è pari al 39%; in Svezia al 40,4%, rispetto ad un tasso di impiego del 70,3%; in Olanda del 76,5% rispetto ad un tasso del 69,3%; in Germania si tratta rispettivamente del 45,5% sul 66,1%. Trend pressoché analoghi esistono in Austria. Anche in Gran Bretagna, il cui modello sociale è assai diverso da quello vigente nell’Europa continentale, a fronte di un tasso di occupazione femminile del 64,6%, il part time è diffuso in quota del 43,3%.

In Belgio dove i tassi di impiego delle lavoratrici sono meno elevati (56,5%) è comunque molto usato il lavoro a tempo parziale (42,3%). In una posizione intermedia tra questi andamenti e quelli degli altri Paesi c.d. mediterranei si trova la Francia, dove a fronte di un tasso di occupazione femminile del 59,9% (sicuramente più elevato di quello degli altri) la percentuale di part time è pari al 30%. In Portogallo, Grecia, Spagna e Italia a tassi di occupazione femminile rispettivamente del 61,1%, 48,1%, 52,3%, 46,1% corrispondono percentuali a tempo parziale del 15,5%, 10,4%, 23,2%, 29%.

In sostanza, una bassa partecipazione delle donne al lavoro corrisponde ad una scarsa diffusione del part time.

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Che ruolo ha il cagnolino Dudù nel ‘’cerchio magico’’ di Palazzo Grazioli? Nelle riunioni i presenti  guardano se agita la coda, in segno di condivisione, quando interviene Maria Rosaria Rossi. Pare che succeda raramente.

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