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Perché pure Renzi è succube dei magistrati

Graziano Delrio lascia Palazzo Chigi e si trasferisce al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Riservo ad altri i commenti sull’uso televisivo della bicicletta. Mi ha colpito, invece, la prima dichiarazione del ministro con la quale ci ha fatto sapere di aver subito, come primo atto, telefonato al giudice anticorruzione Raffaele Cantone per operare insieme. Insomma, ormai per garantire la propria onestà un ministro deve dichiarare che ha la tutela di un magistrato.

È un segno di cosa è oggi la politica e cosa sono gli uomini politici in corsa (loro corrono tutti). Infatti, anche Renzi, quando costituì il governo, aveva proposto al ministero della Giustizia il pm calabrese, Nicola Gratteri. E fu il presidente della Repubblica ad osservare che a quell’incarico doveva andare un esponente politico. Ovviamente, non vi è nulla da obiettare quando questi magistrati fanno il loro mestiere. Quel che impressiona è il fatto che oggi chi governa mostra di avere, come si usa dire, il carbone bagnato e deve, quindi, governare sotto tutela giudiziaria. Anche Silvio Berlusconi aveva cercato quella tutela indicando ministro della Giustizia il pm romano, Francesco Nitto Palma.

Questi fatti ci confermano che il sistema politico italiano è guasto ma la tutela dei magistrati certamente non lo guarirà. Semmai lo renderà sempre più incapace di dare autonomia alla politica e di rispettare l’autonomia dei magistrati. Il rispetto dei cittadini non si acquisisce con le tutele ma con la qualità di chi sta al governo, nel Parlamento, e alla guida dei partiti. La repubblica giudiziaria non è quella disegnata dalla Costituzione.

(questo post è stato pubblicato da Macaluso sul suo profilo Facebook)

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