Matteo Renzi rottama la rottamazione e accantona l’idea del Giglio magico come unico nucleo di governo a Palazzo Chigi?
Le ultime mosse del premier sono per diversi aspetti confortanti.
La scelta di Claudio De Vincenti come sostituto di Graziano Delrio a sottosegretario alla presidenza non era scontata, vista la volontà renziana di circondarsi soprattutto di collaboratori stretti e storici. La nomina alla presidenza del Consiglio di un economista e di un politico come De Vincenti è un segno di discontinuità con una prassi da Giglio magico che tende ad emancipare il premier da una visione un po’ troppo fiorentina del suo entourage.
D’altronde la figura di De Vincenti arricchirà la presidenza del Consiglio di competenze, capacità di lavoro e di equilibrio a tutto beneficio del governo e del Parlamento. Il tecnico De Vincenti, che da anni si occupa di materie complesse a cavallo tra economia, sviluppo, reti ed energia tornerà utile al presidente del Consiglio anche per la caratura politica nel tempo maturata da ex viceministro allo Sviluppo economico, in passato vicino alle posizioni di Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani.
La scelta di Renzi – sperando di non sbagliare interpretazione – indica pure una direzione di marcia ben poco rottamatoria e giustizialista, mentre schizzi di fanghiglia mediatico-giudiziaria tramite intercettazioni e brogliacci investigativi hanno riguardato anche De Vincenti in questi giorni per la vicenda che coinvolge Cpl Concordia.
Pure le parole espresse dal premier nei riguardi del presidente di Finmeccanica, Gianni De Gennaro (“il governo non ha nessun dubbio sulle sue qualità“) – dopo l’inusitato tweet del presidente del Pd, Matteo Orfini, che ha chiesto di fatto la rottamazione di un presidente di una società italiana quotata in Borsa e dalla proiezione internazionale -, vanno nella direzione di una politica meno baldanzosa di quella che talvolta si inscena a Palazzo Chigi.
