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Come sarà gestita la sicurezza di Expo 2015

“Expo è un’esposizione sicura già da oggi”. Mentre in città è allerta massima a meno di due settimane dall’apertura di Expo, con esercito e agenti in borghese a presidio dei luoghi più sensibili, a garantire che tutto andrà per il verso giusto all’interno del sito espositivo è Manuel Di Casoli, responsabile della sicurezza del polo di Rho-Pero e tra i relatori del convegno organizzato da Anra a Milano nella sede della Fondazione Cariplo dal titolo “Rischi geopolitici e terrorismo”.

CHI E’ DI CASOLI

Ex ufficiale dei carabinieri prima, manager nel campo della corporate security in colossi dell’alimentare e della gdo come Nestlé, San Pellegrino, Purina e Gs Carrefour poi, da maggio scorso Di Casoli presidia e gestisce le aree security e business continuity di Expo 2015 spa. “Un’esperienza spettacolare – la definisce – con un livello di collaborazioni tra istituzioni, servizi e società che non mi sarei mai aspettato”.

COSA DICE DI CASOLI

L’area di Expo, spiega Di Casoli, “si estende per 118 ettari, pari a 1 milione e 118 mila mq, per un perimetro di 6,8 km, incastrata tra una linea ferroviarie e due autostrade. Abbiamo sette varchi carrai e quattro pedonali, per un totale di 108 check point di tipo aeroportuale: quasi il doppio dei tre maggiori scali italiani. I visitatori attesi nei sei mesi sono circa 24 milioni, un quarto dei quali proverrà da fuori Schengen. Nelle giornate di picco prevediamo fino a 240mila ingressi, mentre in quelle basse l’affluenza sarà pari ai posti dello stadio di San Siro”.

COME FUNZIONERA’ LA SICUREZZA ALL’EXPO

Gli ingressi al sito di Expo, precisa il manager, “funzioneranno come il check-in di un aeroporto: controllo radiogeno dei bagagli, metal detector e, eventualmente, ispezioni personali”. Le due ore successive alla chiusura saranno invece dedicate al rastrellamento dell’area e alla rimozione dei rifiuti, operazioni cui vanno aggiunti il controllo delle merci e lo screening dei lavoratori. “Un apparato mastodontico: dentro il sito lavorano ogni giorno più 10mila persone e ogni notte facciamo entrare dai 500 ai 900 camion per il rifornimento delle merci, tutti controllate al 100%” assicura il dirigente.

Alla luce di questa imponete e complessa organizzazione, “siamo fiduciosi che quello che abbiamo messo in piedi possa funzionare” sostiene Di Casoli, che però esclude dai propri compiti l’analisi delle cause di un possibile attacco terroristico. “Lo studio delle contromisure non appartiene a noi come Expo ma ai nostri servizi, con cui collaboriamo e la cui efficienza è spettacolare”.

IL VERO PROBLEMA

Più della minaccia terroristica, per il responsabile della sicurezza di Expo, però, “paradossalmente l’area maggiore di rischio, verso la quale sto spendendo tutte le energie, è cercare di far capire al nostro interno cosa vuol dire gestire certe cose in un certo modo. Expo, infatti, non è un’azienda, ma un insieme di persone, ciascuna con le sue storie e la sua personalità, che si è trovata a dover gestire un evento complesso senza avere il tempo di creare una cultura comune. E non tutte – lamenta il manager – hanno la sensibilità per capire che ciò che si fa deve essere fatto in un modo diverso da quello che sarebbe normale in un’azienda di altro tipo”.

GLI STATI PRESENTI

Senza trascurare, poi, le relazioni tra i Paesi partecipanti. “Avremo compresenti Iran e Stati Uniti, entrambe le Coree e stati con rapporti problematici e interessi contrastanti, come Turchia e Santa Sede. Affrontare tutto ciò – conclude Di Casoli – fa di Expo una grande palestra non solo per noi, ma anche per le diplomazie dei Paesi ospiti e i rispettivi servizi”.

LE PAROLE DEL PRESIDENTE DI ANRA

A essere maggiormente preoccupati dalla minaccia terrorismo sono però le imprese. “Uno degli effetti della crisi – sottolinea il neo eletto presidente dell’Anra, Alessandro De Felice –  è stata una cospicua internazionalizzazione delle aziende italiane, sia come mercati di vendita, sia come general contactor di lavori pubblici in Paesi caldi. Il tema è molto rilevante e riguarda la gestione dei rischi sia verso i dipendenti che si recano per viaggi di lavoro in aree problematiche ma anche di quelli legati al business in una determinata area, come i rischi di credito, di cancellazione dei contratti, di non riuscire a esguire la prestazione, non esportare o perdere beni. Come associazione nazionale dei risk manager e responsabili assicurazioni aziendali – prosegue De Felice –  stiamo cercando di porre questi temi al centro della discussione, per dare un supporto di crescita professionale ai nostri associati, più occasioni di networking e una visione sempre più integrata dei rischi a 360 gradi”.

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