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Banco Popolare, Bpm, Bper. Così Unicredit giudica la riforma Renzi delle Popolari

Non ci sono rilievi critici, anzi, nel giudizio che si rileva dal position paper di Unicredit elaborato dalla direzione Affari istituzionali del gruppo creditizio sulla riforma del governo che riguarda le banche popolari.

IL PAPER

Il documento, che passa in rassegna in maniera approfondita, le “principali politiche, riforme e interventi del governo Renzi a sostegno della crescita” si sofferma tra l’altro anche sul decreto trasformato in legge che impone entro 18 mesi alle maggiori dieci banche popolari la trasformazione in società per azioni, abbandonando dunque la governance basata sul voto capitario.

IL RISIKO

La riforma del governo ha da un lato provocato malumori e sbuffi ai vertici di Assopopolari e nel contempo ha prodotto la disponibilità dei capi azienda delle banche interessate a individuare fattori positivi dell’azione del governo. Come, in primis, l’accelerazione su progetti di fusioni e acquisizioni, come quelle di cui si parla in questi giorni. Così mentre non si placano le polemiche sull’intervento intrusivo del governo, che secondo alcuni osservatori è a rischio costituzionalità, oltre che a rischio ricorsi perché la Bce non è stata consultata preventivamente sul provvedimento, si apre uno scenario in cui le fondazioni bancarie in progressiva uscita dalle maggiori banche possano decidere di investire nei principali istituti popolari in fase di riconfigurazione azionaria con l’abbandono del principio di una testa un voto.

I FINI DEL GOVERNO

Il governo Renzi, si legge nel paper della banca presieduta da Giuseppe Vita e guidata dall’ad, Federico Ghizzoni, “si è mosso in sintonia con gli intendimenti del Fondo monetario, della Banca d’Italia e della Bce”. L’obiettivo, è scritto, è quello di “rafforzare il sistema bancario, aumentandone la capitalizzazione”.

GLI EFFETTI POSITIVI DEL DECRETO

La prima conseguenza del provvedimento, secondo il documento, “sarà quella di accelerare le aggregazioni tra le banche popolari e forse anche con le operazioni di fusione con altre banche commerciali, come Monte dei Paschi di Siena e Carige”.

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