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Ecco le previsioni di BlackRock sulle elezioni nel Regno Unito

Che sia il Brexit il vero ago della bilancia per il futuro dell’Unione? Fuori dalla periferia d’Europa, il Regno Unito con la sua fiera opposizione all’euro potrebbe dare l’avvio alle danze della rottura dell’Ue – altro che Atene e le bizze del giovane e coraggioso governo anti-Merkel. A deciderlo saranno le elezioni del 7 maggio. “Le più incerte della generazione – scrivono gli analisti di BlackRock – l’appetito calante nei confronti dei partiti tradizionali – i Conservatori al governo e i laburisti di centro sinistra – suggeriscono che non ci sarà un vincitore di maggioranza. Allora, chi governerà la Gran Bretagna e cosa questo implicherà in termini di politica fiscale e prezzi degli asset?

LABURISTI FAVORITI, MA CON RISERVA
Secondo gli analisti e i gestori di BlackRock che hanno firmato un lungo report in cui viene scandagliata a fondo la situazione britannica,“i sondaggi di opinione e i siti di scommesse suggeriscono che il risultato più probabile sia una fragile coalizione di governo guidata dai Laburisti con il supporto informale dello Scottish National Party (SNP) o una ripetizione persino meno stabile della attuale alleanza tra Conservatori e Liberal-democratici”. La peculiarità del sistema costituente locale e la rarità di coalizioni politiche richiederà alcune settimane di tempo prima che si stabilisca un nuovo governo. Una situazione normale nel resto d’Europa ma spiazzante nel Regno Unito.
“Un governo a guida laburista ma con il supporto dello Snp – continuano gli esperti di BlackRock – solleverebbe lo spettro di un regno disunito. Immaginate una situazione simile in Spagna se il governo centrale dipendesse dal sostegno dei separatisti baschi o catalani, o un Canada sotto lo scacco del Partito dei Québécois”.
Sui mercati, l’impatto sarebbe rilevante. Ma diverso a seconda del Partito che otterrebbe la maggioranza relativa. “I Laburisti sarebbero severi sulle imprese e potrebbero essere percepiti come poco interessati alla responsabilità fiscale. Un parlamento dominato dai Conservatori aprirebbe la strada a un referendum, nel 2017, sulla permanenza nell’Unione europea del Regno Unito”. In ogni caso, qualunque sia vincitore sarebbe a capo di un governo debole capace di fare leggi solo all’acqua di rose.

MERCATI IN ATTESA
Finora i mercati sono stati alla finestra. “Ma sono troppo compiacenti e ci aspettiamo volatilità nella valuta e nell’azionario Uk – si legge nel report  – Trattenere gli investitori esteri sarà cruciale: per poter giocare sulle partite correnti e sul deficit di bilancio il Paese dive poter contare sulla gentilezza dei Paesi stranieri per potersi finanziare. La maggior sfida finanziaria per ogni nuovo governo è tagliare il deficit di bilancio. I Partiti per lo più sono d’accordo sulla direzione dei tagli ma non su come ottenerli. I Conservatori preferiscono tagliare la spesa che aumentare le tasse, mentre una coalizione a guida laburista taglierebbe il deficit a un ritmo meno serrato. Di contro lo Snp favorisce un welfare più generoso e la spesa sanitaria. Il problema? La debole crescita della produttività mina il successo di qualsiasi piano fiscale”.

GLI ALTRI PARTITI
Lo Snp si appresta a diventare il terzo partite del Paese ed è singolare per un partito regionale con velleità separatiste: il precedente più vicino a noi riguarda le elezioni del 1885 con l’ascesa dei nazionalisti irlandesi. Ognuno dei 650 distretti elettorali Uk eleggerà un membro del Parlamento per cinque anni nell a House of Commons, la Camera bassa. Oggi il Partito Conservatore guidato dal primo ministro David Cameron, ha 302 dei 650 seggi disponibili e ha formato una coalizione con i liberal-democratici dopo aver perso la maggioranza nel 2010. Il partito laburista ha 256 seggi. Lo Snp ha condotto una campagna di successo per l’indipendenza della Scozia con il referendum del 2014 e ha raddoppiato i consensi rispetto al 20% ottenuto nelle elezioni del 20%, a scapito dei laburisti. I liberal-democratici sono il terzo partito britannico con 56 seggi in Parlamento, ma hanno ridotto i consensi ad appena il 7%, secondo i sondaggi. E poi c’è il Partito di indipendenza dell’Uk, l’Ukip che ha guadagnato consensi fino al 15%.

UN SISTEMA ELETTORALE PARCELLIZZATO
Tuttavia, avvertono gli analisti di BlackRock, non necessariamente la popolarità corrisponde a seggi in Parlamento che vengono assegnati sulla base dei voti ottenuti nei singoli distretti elettorali: “nel 2010 i Democratici hanno ottenuto il 23% dei voti ma solo il 9% dei seggi e un destino simile potrebbe attendere oggi l’Ukip”. Mentre lo stesso sistema favorisce lo Snp che ha scarso appeal fuori dalla Scozia ma ha concentrato i consensi in casa, così da poter mirare a 50 seggi che, una volta ottenuti, renderebbero impossibile a chiunque altro ottenere una maggioranza assoluta.

RISCHIO BREXIT
“Il referendum sull’uscita dall’Ue – scribe ancora BlackRock – è un rischio chive in case di un govern Conservatore sia a maggioranza sia di coalizione, mentre i laburisti lo promulgherebbero solo in caso di cambiamenti nei Trattati europei negli anni a venire. Secondo i sondaggi i britannici sono ancora in maggioranza a favore di una permanenza nell’Unione”, ma l’idea di uscirne guadagna consensi. E “un 63%-65% dei votanti resterebbe solo se l’appartenenza all’Unione potesse essere rinegoziata a condizioni più favorevoli per l’Uk”, cosa improbabile perché implica la modifica dei Trattati che è tutt’altro che semplice. Anche un referendum tuttavia nel 2017 non significherebbe immediatamente uscita dall’Ue e tuttavia “lo spettro esiste e spaventa per gli effetti che avrebbe: downgrade del rating sovrano, un’erosione dello stato di porti sicuri per i Gilt, una riduzione degli investimenti e dei business esteri, scossoni sul mercati e sul deficit delle partite correnti”.

LA QUESTIONE SCOZZESE
Ma il veto problema è che la presenza di un partito separatista potrebbe incontrare l’opposizione di Westminster. Anche se il crollo del petrolio ha auto impatti pesanti sull’economia scozzese mostrando i benefici di un’Unione fiscale e quindi spostando il focus dalla separazione al semplice decentramento, è possible che i non scozzesi preferiscano escludere un Partito con interessi locali da decisione che riguardano il resto dell’Uk.

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