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Pensioni, tutti i bla-bla dopo la sentenza della Consulta

Chissà come mai, tutti i più recenti governi hanno deciso di usare come bancomat i pensionati pubblici. A nulla sono valse le sentenze della Corte Costituzionale che, nei decenni passati, hanno cercato di tutelare le pensioni (tutte!) dagli scippi dei vari sceriffi di Nottingham: “Depredo il popolo, per arricchire il signore di turno”. O per coprirne le discutibili scelte economico-organizzative. Nel caso delle pensioni, “tolgo ai soliti noti perché ho prodotto un deficit di bilancio, per mia incapacità gestionale”.

Oggi non vogliamo citare leggi, decreti, sentenze. Ci basta dire che, in un Paese normale, la sentenza n°70/2015 della Consulta non avrebbe dovuto produrre scandalo ma avrebbe dovuto far emettere “un sospiro di sollievo”. Sollievo che, nel caos legislativo e normativo provocato dagli ultimi 4 governi, esista almeno un organo (la Consulta) in grado di porre uno stop agli abusi, alle ingiustizie, alle rapine prodotte da politicanti o incapaci o con una concezione distorta della democrazia e dei diritti-doveri costituzionali.

La Consulta – pur se con sofferto dibattito interno – ha detto no alla norma Monti-Fornero che bloccava l’adeguamento automatico delle pensioni Inps di valore superiore a 3 volte il minimo Inps. Si tratta di una sentenza “giusta nella sua normalità“, che dà ragione a chi si opponeva alla norma predatoria. “C’era un buco di bilancio, che andava tappato”, ha detto Zanetti, sfortunato sottosegretario all’Economia. Sfortunato, perché chiara espressione della legge di Pinkerton. Ma “Signori Miei” (come diceva un mio vecchio Parroco veronese), i buchi nel bilancio statale vanno chiusi in 2 modi: o con tagli di spesa agli sprechi o con tassazione progressiva per tutti i contribuenti, lavoratori attivi o pensionati che siano. Tagli di spesa od aumento delle tasse, per tutti. Per non parlare della lotta all’evasione, mai condotta fino in fondo.

Invece, da Berlusconi in poi, si è preferito andare sul sicuro, colpendo i pensionati, solo i pensionati, in modo grossolano ed indegno di un paese civile. E, così, la Consulta ha detto stop, anche se ha suggerito a Renzi cosa potrebbe fare: ”Salva i poveri ed agisci – per il futuro ed in modo proporzionale – sulle pensioni 5 volte superiori al minimo Inps”.

Quindi, sentenza favorevole ai ricorrenti ma pericolosa per il futuro. Non tanto per un blocco problematico dei rimborsi 2012-2015 quanto per una decretazione governativa di urgenza, che non risolverebbe nulla, perché sarebbe subito impugnata dai una marea di pensionati.

D’altronde, lo ricordo, la stessa Consulta dovrà decidere a breve su analoghi ricorsi prodotti dai 300 di Leonida e dai pensionati calabresi ai rispettivi Tar (Veneto e Calabria) , ricorsi rinviati dagli stessi Tar alla Corte Costituzionale. A Giugno ed a Novembre, pensate Voi che la Corte possa smentirsi?

INPS e GOVERNO

Ci chiediamo se l’INPS sia un ente autonomo od un maxi-sottoprodotto del Governo. Se fosse un ente autonomo, il suo presidente (l’esimio -bocconiano – prof. Boeri) avrebbe dovuto prendere atto della sentenza e disporre il pagamento dei debiti, esplicitando l’entità del buco INPS, nel bilancio Inps (2015 e successivi). Questo non è avvenuto. Dopo giorni di panico, invece, membri del governo hanno fatto filtrare ipotesi di soluzione, le più fantasiose. E Boeri? Sempre zitto…

ASSISTENZA E PREVIDENZA

La sentenza 70/2015 conferma la nostra idea che, nell’Inps, vada nettamente e chiaramente separata l’assistenza dalla previdenza. Una cosa sono le pensioni legate a contributi versati; altra cosa sono le prestazioni assistenziali (incluse le pensioni sociali).

Ma, i politici ed i politicanti, preferiscono la confusione gestionale. Preferiscono dire che l’Inps è in deficit , senza chiarire che lo è per colpa delle scelte assistenziali.

Preferiscono negare l’evidenza, ossia che il bilancio previdenziale “puro” è, al netto delle tasse pensionistiche, in attivo. Preferiscono far credere ai gonzi che il problema Inps è legato alle “regalie del retributivo”. Falsità su falsità, in un Paese che – in regime democristiano e socialista- ha cercato di mantenere la pace sociale: regalando “pensioni” a gente ed a categorie prive di contributi; creando  posti di lavoro alle poste, alle ferrovie ed all’ambiente.

Dopo la sentenza 70/2015, nulla sarà più come prima. La pace sociale sarà turbata dal malessere di 5 milioni di pensionati, che – ora- sanno che Renzi e C. continueranno a colpirli, mettendo le mani nelle loro tasche. E solo nelle loro!

E’ questo il nuovo che avanza? Se è questo, è giusto continuare nella nostra azione di difesa “civile”. Un po’ alla volta si sta creando una rete di autotutela: Confedir, Federspev, Dirstat, Dirigentiscuola, Unpit, I 300 di Leonida, Il “Patto federativo a tutela degli anziani” (ANLA-ANPAN-ANSE-FederAnziani, Fondazione esperienza…..). Noi, di Leonida, stiamo facendo il giro del Nord d’Italia….Mestre, Padova, Udine, Trieste, Trento….

E’ una azione che parte dal basso, non dai partiti ma dai pensionati.

Un’azione che porterà a nuove sentenze della Consulta e a un coinvolgimento della Cedu (Corte di Giustizia di Strasburgo). Nessuno riuscirà a metterci il bavaglio!

Stefano Biasioli, uno dei 300 di Leonida

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