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Verizon digerisce Aol, ecco cosa cambia per tlc e internet in America

Verizon Communications compra Aol: un’operazione a sorpresa da 4,4 miliardi di dollari che unisce un operatore tradizionale delle Tlc con un’azienda del web e del digitale. Un matrimonio simbolo dei nuovi tempi, che permette al primo carrier wireless degli Stati Uniti di impadronirsi dei contenuti ma soprattutto delle piattaforme di web advertising di Aol. Fondarsi solo sulle reti fisiche non è più garanzia di competitività sul maturo mercato della telefonia mobile, mentre l’erogazione di video e pubblicità sui device mobili appare come il traino della futura crescita tanto per le telco quanto per le aziende di Internet. Verizon e Aol rappresentano l’unione di due settori apparentemente inconciliabili con un obiettivo comune: rafforzare i muscoli nei confronti delle altre telco e contro i giganti del web che oggi dominano: Google e Facebook.

L’ACCORDO

Verizon paga ad Aol 50 dollari per azione, pari a un premio del 17% sul prezzo delle azioni Aol di lunedì e del 23% rispetto alla media degli ultimi tre mesi del titolo.

In una nota ufficiale, Verizon spiega di compiere un significativo passo in avanti nel costruire piattaforme digitali e video che ne alimenteranno la crescita; l’operazione è strategica per le attività di Verizon nel video mobile Lte e nell’Ott video. L’accordo va anche a sostegno delle piattaforme Internet of Things di Verizon: “Aol è leader nei contenuti digitali e nelle piattaforme di advertising”, dice la nota, “e l’unione tra Verizon e Aol crea una piattaforma scalabile, mobile-first, rivolta direttamente all’industria globale della pubblicità”.

“Questa acquisizione supporta la nostra strategia di fornire una connessione multi-schermo per consumatori, creatori e inserzionisti per erogare un’esperienza utente di primo livello”, ha affermato il Ceo di Verizon, Lowell McAdam. 
”Aol è tornata ad essere un pioniere del digitale e siamo entusiasti alla prospettiva di segnare insieme nuove strade nel mondo connesso con le tecnologie digitali”.

Il Chief executive officer e presidente di Aol Tim
 Armstrong continuerà a dirigere le attività di Aol anche dopo il completamento dell’acquisizione. “Siamo entusiasti di lavorare col team di Verizon per creare la nuova generazione dei media tramite il mobile e il video”, ha dichiarato.

Verizon finanzierà l’accordo con contanti e titoli di credito e la transazione dovrebbe chiudersi per la fine dell’estate, una volta ottenuta l’approvazione del regolatore. Chiuso il deal, Aol diverrà una sussidiaria al 100% di Verizon.

VIDEO E ADVERTISING

La posta in gioco in questo accordo si può sintetizzare in due parole: video e pubblicità. Anche Verizon vuole entrare sull’affollato mercato del video online e l’acquisizione di Aol le dà accesso all’avanzata tecnologia che la web company ha sviluppato per vendere pubblicità ed erogare video online di alta qualità.

“Certamente la base di abbonati e le attività nei contenuti di Aol sono degne di rilievo ma per noi l’interesse primario è la piattaforma tecnologica per la pubblicità”, ha dichiarato il presidente delle operazioni di Verizon John Stratton in una conferenza con gli investitori di Jefferies.

La telco americana ha già fatto sapere che lancerà un servizio video per device mobili in estate; dovrebbe offrire contenuti in parte gratutiti in parte a pagamento con video brevi e non in concorrenza con la Tv: “I Millennials consumano i contenuti in modi che la Tv non conosce nemmeno”, sottolinea Verizon.

RETI FISICHE SEMPRE MENO IMPORTANTI

Per il Wall Street Journal, l’annuncio dell’acquisizione di Aol da parte di Verizon non è però solo una semplice manovra di consolidamento o espansione nel mobile video e nella pubblicità. Sarebbe invece un più ampio segnale di come le “reti di comunicazione fisiche” non siano più un vantaggio competitivo e di come il “potere delle reti” stia svanendo. La tecnologia cellulare è solo un “back-up” perché esiste il wi-fi e aziende come Google e Facebook lavorano sulla connettività alternativa, come i palloni aerostatici, e creano le loro reti in fibra ottica. Il Wsj offre un dato a supporto della sua tesi: quando è stato lanciato l’iPhone nel 2007, Apple e Verizon avevano la stessa capitalizzazione di mercato, 115 miliardi di dollari, mentre ora la Mela vale 735 miliardi di dollari, il doppio di Verizon e At&t messe insieme. “Quello che è accaduto in questi ultimi otto anni è un massiccio trasferimento di potere e ricchezza: gli operatori di telefonia mobile sono diventati i lacchè di Apple; i clienti continuano a spendere soldi per gli operatori mobili, ma ne spendono molti di più per Apple”, sottolinea il Wsj.

Certo, né Verizon né At&t sono al tramonto, ma il loro futuro è più incerto. Quale dunque il vero scopo della fusione tra Verizon e Aol, “un insieme slegato di tecnologie per la pubblicità, contenuti e media (tra cui l’Huffington Post)?”, si chiede il Wsj. “Non ci sono risposte, per ora è una guerra di tutti contro tutti, piattaforme contro piattaforme, contenuti contro contenuti. Nel lungo termine sembrerebbe che saranno avvantaggiate le aziende che coprono tutte le attività – software, connettività, contenuti – ma per ora sono Facebook e Google ad avere un vantaggio su tutti”.

5 MOTIVI PER CUI L’ACCORDO HA SENSO

Secondo Business Insider, invece, l’accordo, che potrebbe lasciare stupiti o “confusi” a prima vista, trova ottime giustificazioni. Tanto per cominciare, la combinazione Verizon-Aol crea un gruppo di dimensioni tali da poter competere con Facebook e Google – quelle aziende che le telco temono al massimo grado: Verizon controlla il 70% del traffico Internet negli Usa su 1,5 miliardi di Pc, televisori e smartphone. Secondo, l’unione tra Verizon e Aol crea una forza formidabile nelle piattaforme mobili, video, social e per la programmazione della pubblicità. Ancora, Verizon domina nel mobile e nel mobile video, mentre Aol domina nella pubblicità video: insieme le due aziende formano la prima e più potente azienda di tecnologie per i media del mondo. L’unione tra Verizon e Aol crea anche una potente piattaforma per l’unbundling dei media, ovvero l’erogazione di contenuti indipendente dal terminale (Tv, cellulare, tablet…). Infine non va dimenticato che gli azionisti di Aol hanno più che raddoppiato il valore del loro investimento durante il rilancio di Aol e ora Verizon e Aol insieme raddoppierano le dimensioni del mercato della pubblicità mobile video negli Usa.

LE TRASFORMAZIONI DI AOL

A sua volta per Aol la vendita a Verizon è il coronamento della strategia di rilancio di Armstrong (in Aol dal 2009, dopo essere stato manager di Google) che cerca di assicurare all’azienda un posto in prima fila nel futuro di Internet e dei media.

Aol si è trasformata negli anni diventando una realtà significativa nei media digitali e nella pubblicità online dopo essere stata l’emblema dei provider di accesso a Internet dial-up e anche protagonista di una delle fusioni più disastrose della corporale America, quella del 2000 con Time Warner per 183 miliardi di dollari; negli anni successivi, però, il valore di Aol si è ridotto progressivamente e Time Warner ha deciso di dismetterla nel 2009.

Sotto la guida di Armstrong Aol è cresciuta: ha investito nelle tecnologie per le pubblicità e nel 2013 ha comprato Adap.tv, una sorta di mercato che connette compratori e venditori di pubblicità video online. Armstrong ha detto che l’unione di Verizon e Aol “creerà quella che credo sarà la più grande attività mobile e video degli Stati Uniti”. Aol sarà in grado non solo di competere con i colossi della pubblicità digitale Google e Facebook, ma anche di trovare un ruolo sempre più rilevante sul segmento in rapida espansione della Tv connessa, dei media su mobile e della pubblicità.

“LET’S MOBILIZE”

Armstrong ha anche spiegato che, poiché il mercato va verso contenuti su mobile e streaming video erogati in modalità over-the-top, la concorrenza per Aol si intensifica; insieme a Verizon, invece, l’azienda può ancora dire la sua. “Disegneremo il futuro di media e tecnologia”, ha annunciato Armstrong.

Emblematica la nota che il Ceo di Aol ha mandato ai dipendenti per annunciare l’accordo con Verizon: “Let’s mobilize”, ha invitato con entusiasmo, spiegando che il futuro dei media e della pubblicità è sui cellulari. Al momento, con l’eccezione di Google e Facebook — che insieme controllano più del 55% del mercato mondiale della pubblicità mobile che vale 42,6 miliardi di dollari, calcola eMarketer — poche aziende sono riuscite a compiere con successo la transizione dal mondo dei terminali fissi a quello dominato dalle piattaforme mobili.

Benedict Evans, analista della società di venture capital Andreessen Horowitz, lo ha spiegato in una sua presentazione chiamata “mobile is eating the world”: l’industria degli smartphone vende oggi tre volte più device di quanto faceva l’industria dei Pc al suo massimo splendore. Gli smartphone hanno anche incrementato notevolmente il consumo di media e trasformato la pubblicità, costringendola a diventare più “rilevante”. Comprando Aol, lo scopo di Verizon è proprio di sposare la quantità enorme di dati sui clienti che possiede con la capacità di Aol di servire pubblicità che siano significative per chi le riceve. Non è detto che il matrimonio funzioni, ma, come sottolinea Ari Paparo, Ceo di Beeswax (che sviluppa tecnologie per l’advertising), per entrambi i partner “è un tentativo di essere competitivi nei confronti di chi domina oggi nella pubblicità mobile: Google e Facebook”.

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