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Pensioni, perché approvo il rimborso alla Renzi

Per quanto riguarda l’affaire-pensioni il governo sembra orientato ad agire nell’unico modo possibile, rimborsando una tantum solo una parte dei pensionati. Sarebbe stato paradossale che una sentenza della Consulta – rivolta a tutelare le pensioni medio-basse ingiustamente colpite nel loro potere d’acquisto dalle misure sulla perequazione – si fosse risolta pure in un beneficio a favore degli assegni medio-alti e alti, su cui, ad avviso della Corte, è legittimo intervenire. E’ quanto sarebbe avvenuto se il governo avesse optato per un rimborso integrale.

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La Presidenza della Repubblica ha deciso di applicare al personale e ai collaboratori la norma sul cumulo tra pensione ed emolumenti percepiti nello svolgimento delle funzioni assegnate. Essendo un organo costituzionale poteva darvi attuazione solo mediante un proprio autonomo provvedimento.

Così è avvenuto, con l’obiettivo di lisciare la belva dell’opinione pubblica per il verso del pelo. A questo punto, ci chiediamo che cosa intende fare il Quirinale di un’altra norma vigente nella pubblica amministrazione. Una legge della scorsa estate (articolo 6 del decreto legge n.90/2014), fortemente voluta dal caudillo Matteo Renzi e frutto della “furia giovanilistica” che caratterizza l’operato del suo governo a vari livelli, vieta alle pubbliche amministrazioni di conferire incarichi retribuiti a pensionati (pubblici o privati) e, in ogni caso, limita gli incarichi gratuiti alla durata massima di un anno.

Come spiegato nella circolare interpretativa della ministra Madia, la norma serve a evitare di “attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità nelle amministrazioni, aggirando di fatto lo stesso istituto della quiescenza e impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani; le nuove disposizioni”, prosegue la circolare, “sono espressive di un indirizzo di politica legislativa volto ad agevolare il ricambio e il ringiovanimento del personale nelle pubbliche amministrazioni”. Per quanto riguarda gli organi costituzionali il legislatore ha previsto  una sorta di moratoria, stabilendo che questi “si adeguano alle nuove disposizioni nell’ambito della propria autonomia”.

Il fatto è che l’applicazione di questa norma riguarderebbe personalità molto vicine al Capo dello Stato, alle quali sarebbe – addirittura – impedito di lavorare se non gratuitamente per un solo anno. E’ una norma cretina, palesemente incostituzionale. Ma è vigente.

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