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Chi è Touil Abdelmajid, il giovane arrestato nel milanese per la strage a Tunisi

Si chiama Touil Abdelmajid, ha 22 anni ed è marocchino. L’uomo, arrestato ieri a Gaggiano, in provincia di Milano, è ritenuto dagli inquirenti come uno dei terroristi coinvolti nella strage al Museo del Bardo a Tunisi. Nell’attacco del 18 marzo sono morte 24 persone, tra cui 4 italiani.

L’uomo era ricercato a livello internazionale. Nella nota diffusa dalla Polizia di Stato si legge che è stato “rintracciato in un Comune della Provincia di Milano un marocchino di 22 anni perché coinvolto negli attentati del Museo del Bardo di Tunisi”. Il mandato di cattura internazionale è stato emesso dall’autorità giudiziaria tunisina. Le accuse sono omicidio, sequestro di persona a mano armata, adesione a un’organizzazione terroristica.

Il giovane era ricercato in Italia come immigrato clandestino. Abdelmajid è arrivato in Italia un mese prima dell’attacco. Il 17 febbraio era a Porto Empedocle con un barcone con altri immigrati. Su di lui c’era un provvedimento di espulsione del Questore di Agrigento. La autorità credono che successivamente sia andato in Tunisia ed è tornato in Italia dopo l’attentato.

La madre fa la badante e vive con i due fratelli, tutti con permesso di soggiorno regolare. Al momento dell’arresto si trovata a casa di parenti. La Digos di Milano ha sequestrato parte del materiale dell’appartamento. Ora Abdelmajid è nel carcere di San Vittore.

LA VERSIONE DEI FAMILIARI

Ma i famigliari e i vicini di casa – scrive l’Huffington Post – lo difendono a spada tratta. Uno dei due fratelli di Touil, intervistato sotto la casa della madre, assicura che il ragazzo non si è mai allontanato da Gaggiano dopo lo sbarco in Italia. I parenti di Touil dichiarano ai giornalisti che il ventiduenne si trovava a Gaggiano nei giorni dell’attentato di Tunisi, e la cognata El Haddad Qoutbya assicura: “Da quando è arrivato è stato sempre qui con me”. Mentre la madre, prosegue l’articolo, ricorda addirittura le circostanze della giornata del 18 marzo: “Il 18 marzo mio figlio era davanti alla tv. Ho visto con lui l’attentato in televisione, la jihad non gli piace per niente”.

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