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Periscope, ecco rischi e opportunità del mondo in streaming

Siamo tutti potenziali editori televisivi. Basta avere uno smartphone, un account Twitter e scaricare l’App Periscope, ed è fatta.

Si dà vita a un canale attraverso cui trasmettere contenuti in diretta. Il nostro smartphone è la nostra emittente televisiva. Ognuno di noi diventa un videomaker. Può riprendere e condividere immagini in real time a una platea variabile di follower. Una rivoluzione mediatica. L’ennesima.

In un mondo in cui le novità digital e social vanno così veloci da non permetterci di vedere subito tutte le implicazioni degli strumenti a nostra disposizione.

Esistevano già app per condividere video, una di queste è Meerkat, ma la forza dirompente di Periscope è quella di essere interna al mondo Twitter, ovvero a uno dei social network più utilizzati al mondo, con oltre 270 milioni di utenti attivi.

E’ l’inizio di una nuova era nel mondo della comunicazione? E’ la fine della privacy? Vedremo. Le potenzialità ci sono tutte, i rischi anche.

Ci si dovrà porre il problema di come tutelare la vita privata delle persone. Cammino per strada, vado a un appuntamento di lavoro riservato. Per caso o per volontà vengo ripreso e condiviso. L’importante accordo su cui lavoravo da mesi salta a causa dell’indiscrezione.

Un altro esempio, realmente accaduto pochi giorni fa. In una sala istituzionale si tiene un convegno davanti a una platea di professionisti iscritti e accreditati. Il relatore parla, non sapendo che un partecipante sta registrando il suo intervento con il telefonino. Non lo fa di nascosto. Ma la sala è grande e chi sta parlando non se ne accorge e non sa di essere già condiviso in rete. Parole, toni, contenuti scelti per una platea circoscritta sono invece alla mercé di tutti, usciti dai confini. Possono essere interpretati nel modo sbagliato. Dunque, come tutelare la riservatezza della persona, di chi non vuole essere ripreso, ma invece, a sua insaputa, si ritrova in diretta?

Fin qui si è parlato di diritti della persona. Ma la questione riguarda anche i soldi. Come tutelare il diritto d’autore e le esclusive degli eventi dal live streaming? Trasformarsi da utente Twitter a pirata è un attimo, abituati come siamo a condividere tutto e a dimostrare con foto e immagini postate sui social che a quell’evento noi c’eravamo.

Puntare la telecamera dello smartphone sul grande schermo all’anteprima di un film brucia l’evento esclusivo. A Cannes, le major cinematografiche erano all’erta. Il timore è che Periscope diffonda l’abitudine di condividere un ambito concerto rock, le trasmissioni in pay per view o la finale di Champions con chi non ha pagato il biglietto.

Ogni utente Twitter diventa un potenziale canale televisivo attraverso cui veicolare contenuti senza controllo. Come proteggere, allora, gli eventi artistici, sportivi e le opere dell’ingegno da una pirateria potenzialmente così subdola, inconscia e diffusa?

Prima di un possibile intervento dei gestori le violazioni del diritto d’autore devono essere segnalate e le trasmissioni bloccate. Ciò richiede del tempo. Intanto qualcuno probabilmente ha avuto modo di seguire la diretta “a sbafo”. E qualcun altro sarà sempre pronto ad avviare la telecamera e condividere su un altro account. Si preannuncia una battaglia impari, in cui il numero dei potenziali pirati è decisamente superiore a quello dei controllori.

D’altro canto, ipotizzando i possibili usi dell’App, se ne possono immaginare di positivi. I più veloci a cogliere il potenziale di Periscope sono stati i pubblicitari. Nel mondo del marketing rapidamente si sono mossi con iniziative di brand pronti ad aumentare l’engagement su un marchio, a rincorrere like e a risalire posizioni nel ranking dei cinguettii.

Un altro buon uso dell’applicazione potrebbe essere nell’ambito dell’emergenza. In caso di pericolo si lancia in real time l’allarme. Pensiamo a un atto criminoso: con Periscope e la funzione di geolocalizzazione attivata si può documentare un reato e chiedere aiuto.

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