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Pensioni, ecco perché contestiamo la mancia di Renzi

Non sappiamo se il “fattore C.” di Renzi sarà sufficiente a neutralizzare il malcontento che il decreto legge 65/2015 ha prodotto in tutto il Paese.

Pur se ostacolata dalla stampa di regime, la notizia dell’aggressione ai diritti pensionistici si è lentamente diffusa tra i pensionati, inizialmente convinti che la sentenza 70/2015 della Consulta avrebbe portato al totale recupero dei furti pensionistici prodotti dalla legge Monti-Fornero.

Poco per volta, anche i pensionati meno attenti si sono resi conto che il “bonus Renzi-Poletti” era una grossolana fregatura, non la restituzione integrale del maltolto ma una MANCIA, poco consistente, rispetto ad una grossa rapina  (una mensilità, lorda, per anno, a valere per il biennio 2012-2013). Senza considerare la prosecuzione dei tagli per gli anni 2014-2015, nonché l’effetto “trascinamento” per gli anni a venire.

Il malcontento pensionistico cresce, anche se il tema – da giorni – è scomparso dai mass-media. Cresce l’arrabbiatura, grazie ad un passaparola che non sarà facile bloccare, da parte dei governativi. Si sta così creando una” RETE di AUTOTUTELA”, che unisce dirigenti, quadri, professionisti, tecnici ed operai, tutti in pensione.

Una rete che, per ora, è costituita da 8 Associazioni 8 e da 2 Confederazioni autonome.

Una rete che cercherà di stimolare l’INPS ad ottemperare alla sentenza 70/2015 e che attiverà una ulteriore serie di ricorsi legali alle Corti dei Conti regionali, con successivi rinvii alla Consulta ed a nuove sentenze da parte di una Corte Costituzionale radicalmente innovata (3 membri nuovi, un nuovo Presidente). Si tratterà di sentenze innovatrici o conservatrici? Non lo possiamo sapere. Ma, nel frattempo, fra giugno ed ottobre, arriveranno a sentenza i ricorsi veneti e calabresi, relative ai tagli prodotti non da Monti-Fornero, ma da Letta e Renzi.

Tanti i segnali del malcontento pensionistico. Tra gli altri, la mozione finale del 52° Congresso FEDERSPEV (Perugia 24-24 maggio), approvata all’unanimità da parte dei 400 delegati. Una mozione che rappresenta un decalogo pensionistico “pungente”, perché impegna la FEDERSPEV sui 10 punti. Li riassumiamo.

1°) Lotta aperta contro il decreto legge 65/2015, che vanifica i contenuti della sentenza 70/2015, calpestando così i diritti dei pensionati over 3 volte il minimo INPS ed irridendo quelli dei pensionati con pensioni superiori a 6 volte il minimo;

2°) Intimazione e diffida all’INPS/Governo ad adempiere ai rispettivi obblighi, salvo perseverare nelle azioni legali;

3°) Proseguire il patto federativo con tutte le associazioni con attività omogenea, per invertire il processo di smantellamento del welfare-state e di distruzione della rappresentatività delle parti sociali;

4°) Sensibilizzare l’opinione pubblica sul modo di comunicare di Renzi, zeppo di notizie tendenziose, false riforme, promesse non mantenute;

5°) Ricordare agli ORDINI PROFESSIONALI che i pensionati continuano ad essere iscritti agli Ordini stessi e che, pertanto, vanno tutelati, anche attraverso la riduzione delle quote di iscrizione (analogamente a quanto dovrebbe avvenire per i neo-iscritti);

6°) Chiedere all’ENPAM/ENPAF/ENPAV di realizzare il dovere di una gestione partecipata;

7°) Ricordare alla politica che le risorse per un welfare adeguato richiedono una lotta seria contro la corruzione, gli sprechi ed i privilegi;

8°) Richiamare Boeri ai suoi compiti istituzionali, separando la gestione assistenziale da quella previdenziale;

9°) Favorire le giovani generazioni, facendole accedere ad un fondo previdenziale integrativo, a gestione autonoma e con detassazione dei contributi;

10°) Valorizzare il pensionato, per garantirgli una longevità attiva.

Queste le decisioni assunte dalla FEDERSPEV (Federazione dei pensionati medici, veterinari, farmacisti e delle loro vedove). Tutta gente che ha versato contributi pensionistici adeguati al reddito, per tanti-lunghi anni di lavoro. Tutta gente che ha il diritto a conservare una PENSIONE ADEGUATA AL VERSATO.  Senza essere tartassata da norme ingiuste, che disattendono i principi di proporzionalità, adeguatezza, uguaglianza e solidarietà. Da norme che discriminano tra i trattamenti previdenziali, sulla base di fasce economiche arbitrarie, che valgono solo per i pensionati e non per i lavoratori attivi. A chi dice che “i privilegiati” debbono aiutare “i poveri”, ricordiamo che:

a) La nostra pensione è legata a contributi realmente versati, peraltro valorizzati solo in parte;

b) Le nostre pensioni sono state penalizzate per ben 11 volte, dal 1992 ad oggi;

c)  Sulle pensioni di valore superiore a 14-15 volte il minimo INPS hanno inoltre pesato, con tre leggi e per ben 7 anni, i CONTRIBUTI di SOLIDARIETA’, veri e propri espropri;

d) L’assistenza va separata dalla previdenza e va sostenuta da tasse, proporzionali al reddito e da applicare a tutti i contribuenti (non solo ai pensionati);

e)  Il decreto legge lede i principi di proporzionalità, adeguatezza, solidarietà ed eguaglianza (art. 3,36,38 Costituz.) nella tutela delle pensioni, rispetto all’erosione nel tempo del loro potere d’acquisto.

E’ chiaro, Renzi, che la guerra pensionistica è appena iniziata !

Stefano Biasioli

Segretario Generale CONFEDIR

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