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Perché il Vaticano torna a bacchettare l’Europa sui migranti

Solo ieri, nel braccio di mare che separa l’Italia dalle coste libiche, sono state portate in salvo 4.200 persone. A largo di Misurata è stato recuperato un gommone con 217 superstiti e 17 cadaveri. Sbarchi che continuano, nonostante i piani che l’Unione europea lancia pressoché quotidianamente, tra le resistenze di molti Paesi membri.

“LASCIAR MORIRE NOSTRI FRATELLI SUI BARCONI E’ ATTENTATO ALLA VITA”

Questa mattina è stato il Papa, ricevendo i partecipanti al convegno organizzato per il decennale dell’Associazione Scienza&Vita, a usare parole durissime sull’argomento. Parlando degli “attentati alla sacralità della vita”, Francesco ha ricordato che anche “lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia” è un attentato alla vita.

“LE QUOTE? POCO UMANE E POCO CRISTIANE”

“Sono del parere che l’Europa finora non ha avuto mai un programma per le immigrazioni. E’ sempre stata lì a rattoppare le urgenze”, ha detto alla Radio Vaticana il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. “L’immigrazione – ha aggiunto il porporato – è un problema che bisogna affrontare non nell’emergenza. Bisogna avere un programma. Quali sono le cause delle immigrazioni e le cause dei rifugiati? Per le migrazioni, la povertà; per i rifugiati, le guerre. Finché ci saranno povertà e guerre, nulla cambierà”. Quanto al sistema delle quote che tanto fa litigare i leader comunitari, Vegliò è netto: “Trovo questa decisione poco umana e poco cristiana. L’Europa dovrebbe prenderne 24mila. Se consideriamo che l’Unione europea è fatta di 28 paesi…”.

L’ESAGERAZIONE DELL’ITALIA, CHE “NON PUO’ NON ACCOGLIERE”

Il cardinale aveva presieduto ieri il convegno “La Santa Sede, i profughi e i prigionieri di guerra: l’opera di Papa Pacelli”, organizzato dal Comitato Papa Pacelli Associazione Pio XII e dal Centro Astalli. In un’ampia intervista concessa a Marco Mancini per Acistampa, Vegliò aveva osservato che “quando l’Italia insiste per avere più aiuto, più compartecipazione dell’Europa, sia nel giusto. Ora – ha aggiunto – l’Europa sembra che sia un po’ interessata maggiormente, non tanto quanto si vorrebbe, però è già qualcosa”. Quanto all’Italia, spiegava ancora il presidente del Pontificio consiglio per i migranti, “si esagera. Sembra che siano centinaia di migliaia, poi molti vengono  e più della metà se ne vanno. Un Paese ricco come l’Italia, nonostante la crisi, non può non accogliere”.

LA MISSIONE DELLA CHIESA

Sull’impegno in prima linea della Chiesa, il cardinale Vegliò ha ricordato che mentre “l’Europa non ha la missione di salvare i migranti, la Chiesa ha sempre avuto nel suo essere Chiesa la missione verso i più poveri, i diseredati, i più abbandonati”. Dopotutto, “se la Chiesa non facesse queste cose veramente tradirebbe la sua missione”.

“CON QUALE DIRITTO SI VUOL DISTRUGGERE I BARCONI?”

Qualche giorno fa, in un’intervista all’agenzia Misna, Vegliò era stato ancor più duro sulle proposte allo studio delle istituzioni comunitarie: “Ma con quale diritto si vogliono distruggere i barconi nei porti della Libia? La Libia non lo permetterà. Sarebbe un atto di guerra. I barconi trasportano nostri fratelli, disgraziati, disperati. A poppa non hanno una targhetta con scritto: ‘questo serve per…’. Sulle coste libiche ci sono pescatori, famiglie. In teoria è bello bombardare. Ma solo l’Onu può autorizzare a intervenire con la forza e credo invece non arriverà ad alcuna soluzione”.

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