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Come sarà il futuro centrodestra. Parla il prof. Orsina

“Le elezioni regionali hanno dimostrato che a destra c’è un spazio politico che Matteo Renzi non riesce a conquistare. Il problema è che al momento manca qualcuno in grado di occuparlo”. Giovanni Orsina, politologo alla Luiss, editorialista del quotidiano La Stampa e autore di diversi testi tra cui “Il berlusconismo nella storia d’Italia”, traccia un bilancio della consultazione elettorale di domenica e guarda agli scenari futuri.

Professor Orsina, c’è dunque vita a destra?

Più che altro ci sono voti che aspettano di essere presi. Ma mi faccia iniziare con qualcosa che mi ha sorpreso.

Prego.

Non mi aspettavo questa brusca frenata di Renzi. Al momento la sua è l’unica offerta politica in campo e il premier, seppur tra mille difficoltà, sta provando a fare qualcosa. Ma forse ho sottovalutato il livello di rabbia degli italiani, ancora molto alto. Il voto ha mostrato che il partito della nazione per ora è archiviato. E anche un certo logoramento dell’esecutivo. Comincio a pensare che Renzi sia arrivato a Palazzo Chigi troppo presto e in posizione troppo debole, visto che non è stato legittimato da un voto popolare. E anche il suo continuo rilanciare su più terreni di sfida alla fine contribuisce a logorarlo. Per non parlare di alcuni grossolani errori di comunicazione, come la Playstation.

Renzi non gode. Però i suoi avversari neppure.

L’unico che può cantare vittoria è Salvini. Che, dopo aver raddoppiato in un anno i voti della Lega, a questo punto aspira a legittimamente a essere il futuro leader del centrodestra. Avversari per ora non ne ha. Bisogna però vedere come la Lega coniugherà le sue spinte anti-sistema e anti-Europa all’interno di un’alleanza con altre formazioni.

Bossi riusciva bene a coniugare il partito di lotta e di governo. E poi c’è ancora Berlusconi…

Io credo che il leader di Forza Italia sia al termine della sua parabola politica. Può ambire ad arrivare ancora al 13-14 per cento, ma non di più. Inoltre in questa campagna elettorale mi è sembrato anche assai stanco. Non credo possa giocare ancora il ruolo di player, semmai quello di padre nobile, di regista.

L’ex premier non è riuscito a trovare un suo successore.

Con qualche ragione dalla sua, non ritiene nessuno alla sua altezza. Ma un vero leader cui passare il testimone Berlusconi non l’ha mai cercato davvero. L’unico modo che ha per restare protagonista è iniettare soldi dentro Forza Italia, rilanciarla e designare erede sua figlia Marina.

Però con la vittoria di Toti Forza Italia ha battuto un colpo.

Sì, ma non è replicabile su scala nazionale. Toti è stato bravo a sfruttare le divisioni del centrosinistra in Liguria e i sondaggi per una volta ci hanno preso. Alle Politiche, però, è tutta un’altra storia.

Il resto del centrodestra non se la passa bene, a partire da Ncd…

Quello di Alfano sembra un partito ai ferri corti: la Lorenzin si dice che sia pronta a entrare nel Pd, Quagliariello spinge per tornare all’opposizione, la Di Girolamo vuole riallacciare con Berlusconi. Devono ancora decidere se essere un cespuglio nel giardino di Renzi o uno dei mattoni su cui ricostruire il centrodestra di domani. E nell’indecisione sono evanescenti.

Poi c’è Raffaele Fitto, che sta facendo nascere i suoi gruppi in Parlamento.

Fitto è un pezzetto di questo magma in movimento: ha una sua dignità e una sua forza, seppur in ambito locale. E’ un giocatore in campo e va tenuto d’occhio.

E Fratelli d’Italia?

La debolezza di Giorgia Meloni è di essere totalmente a rimorchio di Salvini, non riesce a differenziare le sue posizioni da quelle della Lega. E al Sud non riesce a conquistare quello spazio politico lasciato libero dal Carroccio.

Tutti questi soggetti sono condannati a stare insieme?

Salvini potrebbe anche essere tentato dalla sfida solitaria a Renzi, puntando a catalizzare i voti degli elettori del centrodestra al secondo turno. Ma in generale credo che debba lavorare insieme agli altri per costruire un’offerta politica credibile che sia alternativa a Renzi e ai Cinque Stelle. Ripeto: le regionali hanno dimostrato che lo spazio politico c’è, ma l’offerta per il momento è debole e frammentata.

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