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Chi sostiene davvero la manifestazione anti gender

Non sarà “un nuovo family day”. Quelli erano altri tempi. Vi parteciperanno personalità e associazioni diverse in difesa dalla famiglia tradizionale e per dire no alle unioni omosessuali, all’utero in affitto e all’ideologia del gender. Tutte buone intenzioni, dice pure il Movimento di Comunione e liberazione, ma non è il modo giusto per manifestare il proprio disaccordo, dice ora Cl.
Ecco chi ci sarà, chi no, e perché, alla manifestazione organizzata dal comitato “Difendiamo i nostri figli”, che si terrà sabato 20 giugno alle 15.30 a Roma in piazza San Giovanni. Mentre si dibatte negli ambienti cattolici sulle considerazioni della Cei (Conferenza episcopale italiana) sulla manifestazione.

LA DICHIRAZIONE D’INTENTI

Ecco la dichiarazione d’intenti diffusa dal comitato promotore il 4 giugno scorso: “Per promuovere il diritto del bambino a crescere con mamma e papà, vogliamo difendere la famiglia naturale dall’assalto a cui è costantemente sottoposta da questo Parlamento, vogliamo difendere i nostri figli dalla propaganda delle teorie gender che sta avanzando surrettiziamente e in maniera sempre più preoccupante nelle scuole”.

I MEMBRI DEL COMITATO

Portavoce del comitato promotore della manifestazione è il neurochirurgo Massimo Gandolfini, vicepresidente dell’Associazione “Scienza & Vita”. Al comitato aderiscono personalità e associazioni diverse tra cui Simone Pillon, consigliere nazionale del Forum delle associazioni familiari, Toni Brandi, direttore della rivista “Notizie Pro Vita”, la giornalista e scrittrice Costanza Miriano, il portavoce della “Manif Pour Tous” Italia Jacopo Coghe, il magistrato cattolico Alfredo Mantovano, l’onorevole Gian Luigi Gigli, nuovo presidente del Movimento italiano per la vita e Mario Adinolfi, direttore de “La Croce”.

CHI SONO I PARLAMENTARI PER LA FAMIGLIA

Con l’obiettivo di “Difendere e sostenere la famiglia”, parteciperà alla manifestazione del 20 giungo anche il ‘Comitato parlamentari per la famiglia‘ che comprende circa 100 fra senatori e deputati di diversi partiti uniti contro l’equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio, l’utero in affitto e l’ideologia del gender.

“Il 20 giugno – ha dichiarato Alessandro Pagano, deputato di Area Popolare e promotore del Comitato durante una conferenza stampa a Montecitorio tenuta ieri – ci uniremo alla Family Day in Piazza San Giovanni che sarà il punto di partenza della nostra battaglia”.

Tra i punti cardine su cui poggia il movimento vi è quello di battersi per bloccare il ddl Cirinnà sulle unioni civili: “Il nostro scopo è quello dell’affermazione dell’unicità della famiglia. Il punto discriminante del ddl Cirinnà è l’equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio”, ha sottolineato il senatore di Area Popolare (Ap), Maurizio Sacconi.

Fra gli altri hanno partecipato alla conferenza anche Rocco Buttiglione, deputato di Ap, Roberto Formigoni, senatore di Ncd-Ucd, il senatore di Ncd, Carlo Giovanardi, il senatore Forza Italia Maurizio Gasparri, il capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Fabio Rampelli, la deputata di Ap Paola Binetti, il senatore di Forza Italia Lucio Malan, Mario Marazziti e Gian Luigi Gigli, deputati di Per l’Italia, ed Eugenia Roccella, deputata Ap.

COSA DICE LA CEI

Il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino ha parlato di una “diversa valutazione, relativa solo alla modalità con la quale manifestare il proprio chiaro e condiviso dissenso nei confronti sia della Cirinnà, sia di questa dittatura che si vuole imporre del pensiero unico, attraverso la ‘gender theory’”. (QUI E QUI ALCUNI ARTICOLI DI APPROFONDIMENTO)

PERCHÉ CL NON PARTECIPERÀ

Che dice Comunione e Liberazione per giustificare la sua assenza alla manifestazione? “Al di là delle buone intenzioni di tanti che vi parteciperanno non crediamo che in questo momento storico siano le manifestazioni di piazza a cambiare la concezione dell’uomo implicita nei nuovi diritti”, si legge in un documento ufficiale.
“Questo non vuol dire – continua il testo di CL – che il cristiano non abbia il dovere di opporsi alla deriva antropologica attuale. Occorre però chiedersi quale sia la modalità più adeguata, realistica ed efficace per farlo. Fin dall’epoca dei referendum su divorzio e aborto la storia ha mostrato a tutti che andare in piazza non produce alcun effetto positivo e non arresta certi processi. Anzi”.

LA POSIZIONE DEL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI

I membri di Cl condividono la valutazione del Forum delle associazioni familiari, che come loro ha dichiarato di non aderire alla manifestazione del 20 giugno: “Come Forum sosteniamo e attuiamo una modalità di intervento diversa, orientata al dialogo, al rapporto diretto con interlocutori della politica e della cultura sensibili”.

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