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Fondo per le imprese, ecco cosa può fare la Cassa depositi e prestiti

Di seguito, si può leggere un estratto di un paper scritto da Franco Bassanini, che lo stesso presidente di Metroweb e prossimo consigliere speciale di Matteo Renzi dopo che lascerà la presidenza di Cassa depositi e prestiti ha twittato ieri, su come funzionerà il cosiddetto fondo salva imprese e il ruolo che avrà la Cdp controllata all’80% dal ministero dell’Economia.

(QUI LO SPECIALE DI FORMICHE.NET SU QUELLO CHE STA SUCCEDENDO IN CDP)

Utilizzando CDP risparmio delle famiglie, ed essendo vincolata per legge e per obblighi europei a fare di questo risparmio una “sana e prudente gestione”, una sua partecipazione a uno strumento di intervento nel capitale di imprese in temporanea crisi non poteva non incontrare tuttavia ostacoli di diversa natura.

Essi possono essere così riassunti:
a) La legge impone a Cdp e alle sue controllate per gli investimenti in equity l’obbligo di investire solo in società “in condizioni di stabile equilibrio economico, patrimoniale e finanziario” e con “adeguate prospettive di redditività”;

b) lo stesso obbligo è ribadito dallo Statuto di Cdp e del FSI (che gli azionisti di minoranza, il cui voto è necessario, hanno già fatto sapere di non volere modificare);

c) un intervento in equity in imprese in crisi rischia di innescare una procedura europea di infrazione per aiuti di Stato.

Un intervento di Cdp nella ristrutturazione di imprese in crisi la avrebbe esposta inoltre ai seguenti altri rischi:

d) il rischio di riclassificazione di Cdp nel perimetro della PA, da parte di Eurostat, con relativo consolidamento del suo debito nel debito pubblico;

e) il rischio di un intervento della vigilanza di Banca d’Italia, alla quale Cdp è soggetta;

f) il rischio di un procedimento per danno erariale di fronte alla Corte dei Conti;

g) last but not least, il rischio di una fuga dei risparmiatori dal risparmio postale, di fronte alle polemiche e/o equivoci che un intervento della Cassa innescherebbe (“Governo e Cdp mettono a rischio i risparmi dei pensionati!”).

L’idea è stata ripresa dal Governo Renzi, con una significativa innovazione (derivante da una ipotesi di studio elaborata dalla Fondazione Astrid), che consente la partecipazione al veicolo di Cdp e di altri investitori di lungo termine, grazie alla concessione ai medesimi di una garanzia onerosa da parte dello Stato. Con il D.L “Banche e Investimenti”, il Governo ha infatti previsto la costituzione di una società per azioni destinata al rilancio di aziende che, nonostante temporanei squilibri patrimoniali o finanziari, siano caratterizzate da adeguate prospettive industriali e di mercato, ma necessitino di ridefinizione della struttura finanziaria o di patrimonializzazione o comunque di interventi di ristrutturazione.

Il capitale della Società sarà composto da azioni di diversa categoria al fine di favorire il coinvolgimento di attori eterogenei per missione e operatività. Esso potrà essere sottoscritto da investitori professionali specializzati in operazioni di turnaround, da altri operatori privati disposti a sostenere i rischi di siffatte operazioni, ma anche da investitori “istituzionali” di lungo termine (come ad esempio gli enti previdenziali, le assicurazioni vita, la Cdp e l’Inail) soggetti a policy d’investimento specifiche relativamente ai profili prudenziali e di rischio ammissibili; questi ultimi potranno chiede di avvalersi di una apposita garanzia onerosa concessa dallo Stato e avranno poteri di governance ridotti, mentre i primi avranno la parola decisiva nelle selezione degli interventi di ristrutturazione industriale.

Al fine di rispettare le normativa UE in tema di divieto di aiuti di Stato, la garanzia offerta dallo Stato non supererà l’80% del capitale investito da ciascun soggetto, dovrà comunque essere remunerata a prezzi “orientati al mercato”, anche a valere sulla quota degli utili distribuiti dalla Società, e sarà concessa a soggetti comunque regolati o vigilati, scelti mediante procedure competitive e trasparenti.

La Società potrà investire capitale raccolto in proprio o compiere operazioni di finanziamento nel rispetto dei principi di economicità e convenienza propri degli operatori privati di mercato, anche mediante l’utilizzo di strumenti finanziari e veicoli societari. Le disposizioni sulla governance che affidano potere decisivi agli azionisti privati non garantiti sulle decisioni d’investimento da effettuare, unitamente alle norme sulla concessione della garanzia dello Stato configurano l’iniziativa come una operazione “di mercato” e quindi valgono a scongiurare il rischio di infrazione per violazione del divieto di aiuti di Stato e di riclassificazione dell’intervento a livello europeo.

In questo contesto, Cdp potrà valutare l’opportunità di manifestare il suo eventuale interesse ad investire nella Società di turnaround concorrendo con altri investitori regolati al beauty contest che sarà indetto per la concessione della garanzia onerosa dello Stato, coprendo la quota di capitale non coperta dalla garanzia con risorse della sua gestione ordinaria. Nel quadro così delineato, l’intervento di Cdp, anche se eventualmente rilevante per entità, non dovrebbe offrire il fianco a contestazioni e polemiche, né a impropri paragoni con il ruolo svolto, alla fine del secolo scorso, dalla GEPI o dall’IRI nell’ultima fase della loro attività. Il rischio di finanziare, a sèguito di decisioni o pressioni della “politica”, interventi di salvataggio di aziende “decotte” è infatti escluso dall’affidamento a investitori privati di mercato della decisione sulla scelta delle imprese target degli interventi di ristrutturazione industriale e sulle modalità degli interventi stessi.

Il paper integrale si può leggere sul blog di Bassanini

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