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Così l’avanzata dell’Isis divide Hamas

Il terrore sprigionato dal Califfato di al-Baghdadi continua a dare vita a convergenze parallele, come quella tra i drappi neri e una parte di Hamas.

INTENSA COLLABORAZIONE

A suffragare questa tesi ci sarebbero almeno due elementi che dimostrano come i leader militari di Hamas a Gaza aiutano Isis nel Sinai ed hanno collaborato agli ultimi attacchi: il possesso di alcuni tipi di armi da parte dello Stato Islamico e il supporto sanitario di cui hanno disposto alcuni dei jihadisti neri.

LE PROVE DEL SODALIZIO

“Durante la battaglia – scrive Haaretz citando la voce di protagonisti come Yoav Mordechai, generale israeliano che coordina le attività nei Territori palestinesi – alcuni feriti di Isis sono stati evacuati a Gaza”. Non solo, per l’alto grado c’è dell’altro. “Il maggior sospetto riguarda i razzi anti-aerei usati contro gli Apache egiziani: sono simili a quelli lanciati da Hamas contro gli elicotteri israeliani durante il conflitto della scorsa estate. Da qui l’ipotesi di raid egiziani a Gaza per colpire retrovie e arsenali di Isis”.

POSSIBILE SCONFINAMENTO

L’analisi di Mordechai coincide con quella delle Forze Armate del Cairo. Tanto che, dopo il debutto dello Stato Islamico nel Nord Sinai, dove continuano a volare gli F-16 che sganciano bombe contro i jihadisti, il conflitto potrebbe allargarsi a Gaza, dove i caccia egiziani potrebbero identificare alcuni obiettivi. Hamas lo sa, e inizia a schierare “unità scelte a ridosso di Rafah”, come precisa oggi sulla Stampa Maurizio Molinari. Contemporaneamente, però, Hamas si divide sul sostegno al Califfato, così come lo sono i drappi neri nell’appoggio al gruppo terroristico che opera nella Striscia.

L’ANALISI DI MEOTTI

È vero, “Hamas è diviso”, commenta con Formiche.net Giulio Meotti, scrittore e giornalista del Foglio, autore del libro “Ebrei contro Israele” (Belforte, 2014). “Al suo interno ci sono un’ala militare che guarda con favore allo Stato Islamico e una politica che li percepisce come un pericolo”, e che è stata attaccata e minacciata dall’Isis in un recente video perché “collaborazionista” con Israele.
Sono molti gli esperti che in queste ore valutano la frattura in Hamas come un possibile elemento a favore di Israele. Un’analisi condivisa da Meotti, che però resta cauto su alcuni aspetti.

IL NEMICO RESTA HAMAS

“Sicuramente Israele beneficia di questo – aggiunge il giornalista del Foglio fondato da Giuliano Ferrara – ma sarei molto attento a definire i salafiti dell’Isis come il principale nemico di Israele. Questo titolo, se così vogliamo chiamarlo, rimane saldamente nelle mani dei terroristi di Hamas, che anzi, presto potrebbero dare vita a un nuovo round di scontri nella Striscia di Gaza, come avverte da un po’ di tempo lo Shin Bet, l’agenzia di intelligence per gli affari interni del Paese”.

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