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Civiltà Cattolica non perdona la Fifa?

Missione “calcio pulito”. Non c’è solo la vicenda di Mafia capitale a colpire l’opinione pubblica. Le recenti indagini legate al mondo del calcio hanno ricordato quelle di Calciopoli del 2006.
Un “terremoto” che ha coinvolto i vertici della Fédération Internationale de Football Association, più comunemente nota come Fifa,e che padre Francesco Occhetta analizza sull’ultimo numero della rivista La Civiltà Cattolica.

L’INCHIESTA

Ecco cosa è successo: lo scorso maggio, nel lussuoso Baur au Lac Hotel di Zurigo, durante il meeting annuale della Federazione, sette tra i suoi più alti dirigenti sono stati arrestati su richiesta delle autorità statunitensi. I capi di accusa formulati sono corruzione, frode fiscale e telematica, riciclaggio di denaro e associazione per delinquere. L’Ufficio Federale di Giustizia svizzero ha spiegato che le sette persone arrestate risultano “sospettate di essere state coinvolte in schemi per pagare i funzionari del calcio, delegati della Fifa e altri funzionari organizzativi Fifa, per un totale di oltre 100 milioni di dollari Usa”. In cambio si crede abbiano ricevuto diritti di media, pubblicità e sponsor in relazione ai tornei di calcio in America Latina.

“Se le accuse venissero confermate, – ha scritto Occhetta – si tratterebbe del più grande scandalo della storia della Fifa, nata il 21 maggio 1904”.

GLI EPISODI OSCURI DEGLI ULTIMI ANNI

Nel saggio pubblicato sulla rivista dei Gesuiti si rispolverano alcuni episodi oscuri di questi ultimi anni. “Questa inchiesta scopre il vaso di Pandora”, scrive Occhetta. Alcuni esempi: “L’assegnazione al Qatar della Coppa del Mondo 2022, o la dichiarazione della consulente finanziaria della Fifa Alexandra Wrage, che aveva definito «impenetrabili» i modi in cui un ristrettissimo gruppo decideva dove e come destinare i miliardi che passavano per la Fifa”.

Ma l’ultima inchiesta richiama alla mente anche altro: “Le ombre sulla Coppa del Mondo del 2002, quella in Corea e Giappone, dove l’Italia fu eliminata negli ottavi di finale dalla Corea del Sud, con l’arbitraggio dell’ecuadoregno Byron Moreno”.

LE RAGIONI DELLA CRISI

Per Occhetta le ragioni della crisi toccano l’essenza stessa del calcio: “Il governo mondiale del calcio professionistico è la causa o la conseguenza di quello che è successo? Forse entrambe le cose. Esso è la causa, in quanto ha creato le condizioni per affermare a ogni costo quella mentalità narcotizzante che stimola comportamenti sleali, corruzione diffusa, abili inganni, volontà di prevalere fino a usare i giocatori come merci riempite di anabolizzanti per superare i propri limiti. Ed è la conseguenza, perché la Fifa è parte di un circolo vizioso su cui si innesta un sistema di corruzione diffusa, intesa a promuovere, intorno al mondo del calcio, fama, ricchezza e potere, destinati a condizionare la vita sociale e politica di molti Paesi”.

LA SOTTOMISSIONE AGLI SPONSOR

La riflessione sul mondo del calcio ospitata nelle rivista dei gesuiti tocca anche altri aspetti: “Il calcio professionistico — giornalismo sportivo incluso — è troppo sottomesso agli sponsor, che spingono gli agenti del calcio a diventare venditori di merce. Non bastano i circa 50 programmi di calcio alla radio, o le 20 trasmissioni delle televisioni private che trasmettono programmi sportivi: essi non riescono a provocare le stesse emozioni suscitate un tempo da un articolo di Gianni Brera o di Giorgio Tosatti, o da un commento di Sandro Ciotti o Bruno Pizzul. Quelle erano le parole di uomini intellettualmente onesti”, osserva il gesuita nel suo saggio in uscita su la Civiltà Cattolica.

MISSIONE CALCIO PULITO

Se per Gianni Riotta (La Stampa 28 maggio 2015) la vera missione è “Calcio pulito”, Occhetta aggiunge che occorre creare un sistema regolatorio di Autority (nazionali e internazionali) che garantiscano ad hoc il rispetto del principio di trasparenza dei bilanci delle società di calcio; l’adeguamento della composizione della governance della Fifa, con l’alternanza dei suoi membri, mentre finora essa è stata gestita come un clan chiuso senza un limite di mandati per le cariche”.

“La gestione del calcio lasciata a uomini corrotti potrà cambiare soltanto se si riusciranno a isolare uomini e comportamenti. La passione di milioni di persone e la capacità di generare cultura e socialità sono le condizioni per ricominciare, conclude padre Occhetta.

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