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Come e perché i consumi in Italia sono mosci

L’avvio del 2015 ha visto consolidarsi i segnali di recupero dei consumi nei principali paesi europei, sostenuti dalla bassa dinamica inflazionistica e dal progressivo miglioramento del mercato del lavoro. Il confronto europeo vede, tuttavia, l’Italia in ritardo sia rispetto a paesi, come la Spagna, che avevano sperimentato forti contrazioni dei redditi e dei consumi negli anni passati, sia rispetto alla Germania, di fatto mai entrata in territorio negativo, e caratterizzata attualmente da una forte accelerazione della spesa delle famiglie.

La diversa velocità di uscita dalla crisi dei consumi interni nei principali paesi europei trova origine innanzitutto nella differente dinamica del mercato del lavoro, driver principale della spesa delle famiglie. Il quadro occupazionale si mostra, infatti, molto variegato nei paesi analizzati; da un lato la Germania che, grazie a misure adottate nel corso della crisi, oggi sta registrando un’accelerazione nella creazione di occupazione, seconda per intensità solamente a quella, estremamente dinamica, della Spagna, frutto però della necessità di recuperare livelli drammaticamente bassi fino a buona parte del 2013; dall’altro Italia che è solo riuscita a interrompere l’erosione dell’occupazione e la Francia che si mantiene stabile da ormai alcuni anni. L’andamento dei consumi interni sconta, tuttavia, anche la differente rilevanza del turismo internazionale sull’economia nazionale, elemento che, in particolare nel biennio 2015-‘16 grazie alla presenza dei grandi eventi (Expo e Giubileo), fornirà un importante sostegno alla crescita della domanda in Italia.

Dopo il 2016 il venir meno dei fattori temporanei che stanno sostenendo l’accelerazione dei consumi in Italia – sia sul fronte fiscale che dei grandi eventi – in assenza di significativi miglioramenti della capacità turistico-ricettiva del nostro paese, imporrà un’evoluzione dei consumi nazionali più debole rispetto a quella dei principali partner europei, impedendo il recupero dei livelli di spesa erosi dalla crisi.

Benché il miglioramento dell’occupazione sia atteso sostenere la spesa delle famiglie, il mantenimento di un’elevata disoccupazione e dinamiche demografiche sfavorevoli continueranno, infatti, a penalizzare l’evoluzione dei consumi in Italia, a differenza di quanto atteso negli altri principali paesi europei. Nel nostro paese, pertanto, si assisterà a rafforzamento rispetto al recupero già evidenziato nel 2014, con dinamiche però non molto elevate che non consentiranno di recuperare velocemente quanto eroso durante la crisi. La Spagna, invece, sarà il paese a maggior crescita dei consumi interni, grazie al positivo andamento del mercato del lavoro, proseguendo nel recupero delle forti perdite subite durante la crisi. Vivace anche la crescita attesa per il Regno Unito, per il quale la ripresa era già partita nel 2013, grazie a un maggior allineamento del proprio ciclo economico con gli Stati Uniti. La Germania, invece, è attesa consolidare l’attuale fase di sviluppo, su ritmi tradizionalmente non elevati, data l’evoluzione demografica sfavorevole, ma mai venuti a mancare anche durante la crisi.

Il dato medio per paese nasconde, tuttavia, forti eterogeneità tra i comparti di spesa, frutto anche delle diverse preferenze e abitudini delle famiglie e di quanto le diverse voci sono state colpite durante gli anni della crisi. Anche sotto questo aspetto, le famiglie italiane si distinguono nel panorama europeo per una riduzione dei consumi che ha interessato in modo intenso e trasversale tutti i mercati, con la sola eccezione delle spese meno comprimibili legate all’abitazione (affitti, utenze). Diversamente da quanto osservato negli altri paesi, infatti, l’eccezionalità della crisi dei redditi ha indotto le famiglie a un forte taglio non solo degli acquisti a maggiore esborso monetario, come i durevoli, o più voluttuari, come i prodotti moda, ma anche dei consumi alimentari e delle spese per la sanità.

Le famiglie italiane, inoltre, fin dai primi anni della crisi, hanno attuato un profondo e radicale mutamento nelle scelte di allocazione del reddito, riducendo velocemente la propria propensione al risparmio per fronteggiare il lungo periodo di intensa riduzione dei redditi. E’ ora iniziato un processo di riaccumulo del risparmio, che potrebbe contribuire nei prossimi anni  a frenare il già moderato percorso di ripresa dei consumi in Italia.

Fig. 1 – clima di fiducia delle famiglie
Fonte: elaborazioni Prometeia su dati Eurostat.

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Fig. 2 – consumi interni, var.% a prezzi costanti
Fonte: Rapporto di Previsione luglio 2015 – Prometeia.
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