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Cosa farà Assicurazioni Generali con MyDrive

Generali si fa hi-tech. Con l’acquisizione di MyDrive Solutions, start up inglese fondata nel 2010, il gruppo di Trieste inaugura il 2.0 dell’assicurazione auto, con l’obiettivo di espandere le soluzioni telematiche anche ad altri settori, dalla prevenzioni delle frodi alla sofisticata segmentazione della clientela, fino al campo della salute.

“Ora però siamo concentrati sul segmento motor da cui ci aspettiamo parta la rivoluzione”, dice a Formiche.net Valter Trevisani, Head of Group Insurance & Reinsurance di Generali, che racconta l’acquisizione e gli obiettivi che da questo punto in poi il Leone si aspetta di raggiungere.

Perché avete comprato questa start up?

Si deve avere senza dubbio una certa dose di coraggio per acquisire una start up, però noi volevamo avere un centro di eccellenza con una forte capacità imprenditoriale che potesse accelerare la strategia di gruppo lanciata a fine maggio e basata sull’innovazione e sulla centralità del cliente.

Cosa fa MyDrive?

MyDrive è stata fondata nel 2010 ma è già un centro di eccellenza nel behavioral profiling. Stiamo sviluppando molti progetti nel campo della telematica e grazie a queste nuove competenze ci poniamo sul mercato come la miglior scelta assicurativa per prodotti basati sulla connettività. L’interesse nei confronti di MyDrive si è sviluppato a luglio 2014 e abbiamo da subito compreso il potenziale di un innesto delle competenze di MyDrive in un gruppo come Generali che si muove a grandi passi verso l’ammodernamento dell’offerta dei prodotti e abbiamo trasmesso questa convinzione anche al management della start up.

Quanto è costata l’operazione e in che termini è stata realizzata?

Il valore dell’operazione non va ricercato nel suo costo intrinseco quanto piuttosto nel suo potenziale di crescita, innovazione e creazione di valore.

Allora, ci spieghi meglio come farà MyDrive ad accrescere il vostro valore…

MyDrive usa le informazioni dei clienti raccolte attraverso dispositivi tecnologici come scatole nere e smartphone;  i dati raccolti vengono analizzati attraverso algoritmi e per ottenere i behavioral scores, ovvero valutazioni sul comportamento degli utenti che consentiranno loro di ricevere offerte commerciali calate sulle caratteristiche del cliente. I dati vengono raccolti ogni secondo e riguardano velocità, intensità di frenata, accelerazione, il  tutto contestualizzato in base alla tipologia di strada percorsa.

Per poter accedere a questo prodotto i nuovi clienti devono accettare di farsi “monitorare”: che vantaggio avranno? 

Il presupposto è ovviamente che si accetti di dotare l’automobile di una tecnologia che ci consenta di raccogliere i dati, o scatola nera o smartphone. Una volta avuto il consenso e avviata l’interazione dell’utente con l’apparato, il contratto viene attivato e la  tariffa iniziale viene formulata dando fiducia al cliente e riconoscendo uno sconto rispetto al prodotto tradizionale, che varia a seconda del pacchetto e della garanzia che si acquista. Poi, se a seguito del monitoraggio si riscontra un comportamento più virtuoso di quello previsto da questa tariffa già vantaggiosa, al momento del rinnovo verrà applicato uno sconto ulteriore. Questi strumenti vengono già usati dai nostri clienti anche per avere indicazioni sugli stili di guida.

In Genertel, che è la nostra società online, il grosso dei nuovi clienti sono acquirenti di “Pay how you drive”, un prodotto che si basa sullo stesso sistema: al cliente viene fornito una sorta di cruscotto attraverso cui è consultabile il punteggio accumulato a seguito del proprio stile di guida. Questo sistema stimola un comportamento più virtuoso e quindi una riduzione dei sinistri.

Il mercato assicurativo dell’auto va in generale in questa direzione? 

Per quanto riguarda l’offerta più sofisticata siamo al momento gli unici ma in futuro in un contesto competitivo e arduo come quello attuale, potrebbe entrare qualcun altro. Generali in Italia ha un portafoglio di oltre 660mila contratti telematici e Genertel è l’unico che oggi  vende la soluzione “Pay how you drive”. In Italia il mercato sta andando in questa direzione e il ritmo di crescita sta aumentando.

E negli altri Paesi?

Nel Regno Unito è la soluzione privilegiata dai neopatentati anche perché i genitori vogliono sorvegliarli. In Francia e Germania sono stati lanciati una serie di programmi pilota per lo sviluppo di queste soluzioni. In Usa i clienti telematici sono oltre 3 milioni e quindi la nostra convinzione è che la telematica prenderà sempre più piede nel nostro settore. Anche perché le evoluzioni anche di carattere normativo portano verso questo sviluppo: nel 2018 le case saranno costrette a equipaggiare le nuove autovetture con eCall, un  sistema di emergenza che si attiva in automatico o può esser attivato manualmente in caso di incidenti di una certa entità. E quindi i nuovi veicoli avranno obbligatoriamente le scatole nere che oggi invece sono dispositivi after market.

Avete parlato di altri campi a cui applicare queste metodologie. Quali sono?

La visione strategica del gruppo è che la telematica sarà un game changer nell’ambito dell’industria assicurativa e le regole verrano applicate dapprima nell’auto per poi estendersi. MyDrive è stata comprata anche per anticipare queste evoluzioni: amplieremo le analisi dei dati a settori come le prevenzioni delle frodi e la sofisticazione della clientela con l’ottica di creare opportunità di upselling e cross selling. Un esempio concreto è la domotica che sta aprendo nuovi scenari sul segmento dell’home telematics dove noi stiamo già mettendo a punto un’offerta ad hoc. E poi c’è la salute, con prodotti come polizze vita calibrate sulle abitudini alimentari e gli stili di vista del cliente. Ma questo è davvero il futuro.

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