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Perché l’indipendenza energetica d’Israele passa per Cipro

La prima visita all’estero del capo del governo israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo la rielezione non è stata in Europa o a Washington, ma a Nicosia. Segno che per il governo di Tel Aviv la piccola isola del Mediterraneo orientale rappresenta ormai un elemento chiave della propria politica energetica. Come ha riferito anche il quotidiano Haaretz, al centro dei colloqui con il presidente cipriota, Nicos Anastasiades, vi è stato il tema della gestione dei giacimenti di gas situati nelle acque territoriali di Cipro, quelli di Afrodite, Tamar e Leviatano, una cui parte arriva sin dentro la zona economica esclusiva israeliana.

Sullo sviluppo del giacimento di Afrodite (il più grande e promettente in termini di estrazione) è impegnata direttamente la società israeliana Delek, specializzata nelle trivellazioni ad alta profondità e alta pressione. Il campo scoperto nel 2011 al largo delle coste cipriote, si stima che possa contenere fra 100 e 170 miliardi di metri cubi di gas, secondo lo Us Geological Survey. “Pensiamo che cooperando possiamo sfruttare meglio (il gas naturale) e venderlo meglio, per il beneficio dei due paesi”, ha sottolineato il premier israeliano.

Maggiori dettagli sono arrivati da Anastasiades, che ha rivelato la possibilità di realizzare un gasdotto nel Mediterraneo orientale che si possa interconnettere con i progettati gasdotti eurasiatici e il corridoio per il trasporto verso l’Europa di energia elettrica generata da centrali a gas naturale. “Con il primo ministro, siamo messi d’accordo che l’esplorazione e lo sfruttamento delle risorse di idrocarburi è un diritto sovrano e che è strumentale osservarla in un contesto regionale più ampio e all’interno di un rapporto che sia vantaggioso per entrambi i paesi”, ha detto Anastasiades. L’idea – per la quale spingono anche gli americani, così da rompere la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia – è quella di attaccare i giacimenti ciprioti alla costruzione del Tap, per fare arrivare il gas direttamente in Italia (entry point San Foca, in Puglia).

Non è un caso che, qualche mese fa in piena crisi ucraina, sia passato da Nicosia anche il segretario di Stato americano John Kerry. Gli americani sarebbero favorevoli, come detto. E non hanno mancato di supportare questa scelta con dati. Secondo un recente report del German Marshall Fund, infatti, l’immediata priorità di Cipro dovrebbe essere quella di sviluppare Afrodite, monetizzando la produzione attraverso l’incremento dei flussi Lng sia con l’Europa, sia con l’Egitto. Al Cairo hanno fatto sapere di essere interessati al gas cipriota, anche a seguito di uno studio di fattibilità del Ministero del Petrolio egiziano, che ha dimostrato che l’import di gas dall’isola costerebbe circa il 30 per cento in meno rispetto ad altri Paesi, come quelli del Golfo o la Libia.

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