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Unicredit, tutte le mosse di Ghizzoni

Rimescolare i pezzi del puzzle per aumentare la redditività di Unicredit, e magari sventare la necessità di un aumento di capitale. Questo è il progetto di Federico Ghizzoni secondo quanto raccolto ieri tra gli insider della banca dal Financial Times, in vista del consiglio di amministrazione in programma per domani, 5 agosto.

UTILI IN AFFANNO
“Unicredit – scrive il giornale britannico – ha riportato un common equity tier one ratio del 10,1% nel primo trimestre 2015. Questa misura della forza finanziaria è al margine inferiore tra le istituzioni europee e ha sollevato preoccupazioni che i regolatori possano spingere la banca ad aumentare la sua base di capitale”. E anche per far fronte a una performance borsistica debole – il 2% a dodici mesi contro il 50% di Intesa, con un prezzo pari a 0,8 volte il valore degli asset tangibili contro le 1,4 di Intesa e le 1,3 media europea. “Unicredit non ha voluto fornire una guidance per i profitti netti dell’anno poiché non riesce a spingere l’utile compresso da finanziamenti a sconto, volatilità nei mercati chiave di Ucraina e Russia e crescita debole in Italia”.

TRA LE MISURE POSSIBILI PER AUMENTARE LA REDDITIVITÀ ANCHE L’M&A
“Le misure prese in considerazione – continua il Ft – prima di presentare in autunno un piano strategico aggiornato includono la ristrutturazione delle operazioni di Germania e Austria, dove il rapporto tra costi e income è dell’80%”. Un nuovo aumento di capitale sarebbe il quarto in sette anni e “potrebbe esserci pressione per un cambiamento nel management”. Due persone “vicine a Ghizzoni che lo hanno incontrato nel mese scorso” ritengono  che il ceo “potrebbe considerare un acquisto domestico per giustificare l’emissione di nuove azioni, con il target più probabile in Bpm. Uno di loro ha detto che il target potrebbe essere anche Mps”. Voci – scrive oggi il Corriere della Sera – che non trovano riscontro.

NUOVO ORGANIGRAMMA CON NUOVI POTERI A MARINA NATALE
Intanto il 5 agosto sarà discusso un piano di riassetto che dovrebbe rimescolare le carte del top management. A Marina Natale, chief financial officer, sempre secondo Ft verrebbero affidati maggiori poteri manageriali. Mentre lo stesso piano potrebbe, secondo quanto scrive Reuters,
“portare all’uscita del direttore generale Roberto Nicastro”.

FUORI IL DG NICASTRO
“Già le precedenti riorganizzazioni del gruppo, vale a dire i piani One4C del 2010 e Open del 2014, hanno avuto come denominatore comune la semplificazione del gruppo anche in termini di riduzioni di cariche manageriali. L’attenzione di istituzioni e banche internazionali al profilo di Nicastro potrebbe poi fare il resto”. E a parlare di un’uscita del manager trentino era già stato il Sole 24 Ore che introducendo un’intervista allo stesso Nicastro. Nicastro era stato, ricorda Reuters, “uno dei candidati più accreditati per la successione ad Alessandro Profumo nella carica di Ceo, ruolo che fu poi assegnato a Federico Ghizzoni”, cinque anni fa.

… IN VISTA DELLA SEMPLIFICAZIONE
L’obiettivo della riorganizzazione – che spiega anche l’uscita di Nicastro – è, secondo il Corriere,  “puntare di più verso un impianto federale in cui i country chairman nei vari Paesi in cui il gruppo opera abbiano maggiore peso e un riporto diretto all’amministratore delegato”.
“Subito dopo la prima linea di top manager dovrebbe comprendere Marina Natale per la finanza, Paolo Fiorentino come chief operating officer, Gianni Franco Papa come responsabile del corporate & investment banking, Carlo Vivaldi come responsabile della divisione Europa centro-orientale (Cee), più i country chairman nazionali, in Italia Gabriele Piccini. Le deleghe di Nicastro dovrebbero invece essere redistribuite tra i vari manager o accentrati su Ghizzoni”.

GLI ALTRI MANAGER FUORI GIOCO
Secondo indiscrezioni raccolte da Carlotta Scozzari su Repubblica e riportare qui
“dopo Nicastro, un altro manager di peso che potrebbe uscire è Alessandro Decio, attuale responsabile della divisione rischi (chief risk officer). … Decio dovrebbe essere sostituito. E il nome che circola con maggiore insistenza è quello del dirigente interno Massimiliano Fossati, che al momento ricopre lo stesso ruolo di Decio sull’Italia (chief risk officer Italy)”. E una volta riorganizzati gli uomini, Unicredit potrebbe decidere di disfarsi dell’Ucraina e riprendere in mano il dossier “cessione del leasing” al momento accantonato.

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