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Fiumicino, come decollano le sintonie fra governo e Adr

Davvero un’estate calda per Aeroporti di Roma, alle prese con i problemi più o meno strutturali di Fiumicino. Lo scalo, andato in tilt tre volte nel giro di poche settimane, prima per un incendio al terminal 3, poi per un altro incendio nella vicina pineta che ne ha impedito i voli e infine per il caos seguito ai ritardi della compagnia low cost Vueling, vive un’estate semmai ancor più calda. Ecco come si stanno muovendo il governo e la società Adr che gestisce lo scalo di Fiumicino.

IL RAPPORTO GOVERNO-AEROPORTI DI ROMA

Il governo, per il momento,  si è dimostrato abbastanza cauto nel prendere posizione sulle settimane di caos a Fiumicino, evitando di addossare tutta la colpa al gestore. Una reprimenda indiretta ad Adr è stata comunque scorta da alcuni osservatori. Ieri il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, non ha dato proprio carezze, parlando di “20 anni di paralisi” nello sviluppo dello scalo che paga una “fragilità organizzativa”. E’ necessaria “un’accelerazione degli investimenti a Fiumicino per colmare il deficit strutturale in un hub che movimenta oltre 40 milioni di persone all’anno. Noi paghiamo il tempo perduto”. Insomma, un po’ di rammarico ma manche una punzecchiata al gestore dello scalo. Finiti gli alibi, ora bisogna investire e rendere finalmente moderno l’aeroporto, colmando il gap con gli altri hub europei, è di fatto l’auspicio dell’esecutivo. Delrio ha poi aggiornato le stime sugli investimenti: 300 milioni nel 2015 e 454 il prossimo anno, il doppio di quelli stimati in precedenza (219 milioni). Auspici che assecondano le rassicurazioni e gli impegni della società che gestisce gli scali, come rimarcato dal presidente Fabrizio Palenzona in una recente intervista al Messaggero.

LE RASSICURAZIONI DI ADR

La sintonia fra Adr e Palazzo Chigi in effetti c’è, rimarcano alcuni addetti ai lavori. Nella serata di ieri, a poche ore dall’informativa al Senato di Delrio, i vertici di Adr sono stati ascoltati in audizione alla Camera. “Non possiamo perdere tempo, dobbiamo accelerare sugli investimenti sperando che le gare e i ricorsi non ci rallentino. Siamo sulla strada giusta per recuperare il gap”, ha detto l’amministratore delegato di Adr Lorenzo Lo Presti. “Siamo una opportunità per il Paese: ogni milione di passeggeri in piu’ genera 4.000 posti tra diretti e indiretti. C’e’ una fortissima domanda non solo tra i mercati emergenti ma soprattutto dall’Europa. Noi ci siamo ci vogliamo essere e siamo pronti a cogliere le sfide, saperle affrontare e risolverle”.

GLI IMPEGNI DI ATLANTIA 

Fin qui le parole e l’impegno formale di Adr. Ma andando un po’ più in profondità, dalla semestrale di Atlantia, la holding dei Benetton che controlla Adr emerge un’effettiva accelerazione sul piano degli investimenti. Nei primi sei mesi dell’anno la società ha investito 127 milioni, cui ne seguiranno altri 180 nella seconda parte dell’anno. Rispetto ai programmi iniziali, che prevedevano un piano da 540 milioni in tre anni c’è già stato un incremento di 70 milioni, con investimenti programmati per 610 milioni tra il 2013 e il 2015. A oggi Adr ne ha già investiti circa 450 milioni. Tra le pieghe della semestrale poi, emerge l’ammodernamento dei terminal 1 e 5 mentre entro il 2019 verrà anche abbattuta un’intera zona del terminal 2, destinato a sparire. Sorgerà, sempre entro quell’anno, una nuova aerea con negozi da 71 mila metri quadrati e con capacità di imbarco per 6 milioni di passeggeri. Tutto molto bello, se non fosse che ci sono due incognite a gravare sullo sviluppo di Fiumicino.

IL PIANO AEROPORTI DEL GOVERNO 

Primo, il cosiddetto piano strategico per gli aeroporti, di cui si è iniziato a parlare nel gennaio 2013 e che prevede la riorganizzazione e la razionalizzazione degli scali italiani. Che sono troppi e inefficienti, disperdendo i passeggeri in scali troppo piccoli. Una riorganizzazione che ancora stenta a decollare e impantanata in Parlamento, nonostante le rassicurazioni sui tempi da parte del governo. E poi c’è la questione delle tariffe, la cui rimodulazione del calcolo, secondo alcuni esperti, potrebbe giovare agli stessi investimenti.

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