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Ecco la verità sui nuovi occupati

Ci risiamo. L’Inps-LaVoceInfo è scesa in campo a fianco del  Governo, confermando le 250mila assunzioni a tempo indeterminato vantate dal ministro Giuliano Poletti. Così Matteo Renzi in formato feriale, tra una partita a tennis e una corsetta in bici, ha potuto dichiarare che l’Italia riparte e che l’esecutivo è sulla strada giusta.

Nessuno mette in dubbio che l’incentivo previsto nella legge di stabilità, in combinazione con il netto ridimensionamento della tutela reale in caso di licenziamento, abbia indotto i datori di lavoro a cambiare il mix delle assunzioni, anche se le imprese continuano ad avvalersi del contratto a tempo determinato nonostante il suo onere: il 34,4% rispetto alla sostanziale gratuità, per un triennio, del contratto a tutele crescenti.

L’Istat, però, sostiene che non cresce il numero degli occupati, ma, al massimo, si trasforma il rapporto di lavoro. Un collaboratore a progetto che viene assunto con il contratto di nuovo conio si sentirà certamente più protetto; e la qualità dell’occupazione sarà sicuramente migliore.

Ma un singolo posto di lavoro era e tale rimane: non diventano due.  Dopo le ultime battute polemiche del presidente dell’Istat Giorgio Alleva (‘’il Governo fa un uso politico dei dati’’) si era deciso di uniformare le fonti e i criteri di classificazione (tra Istat, Ministero del Lavoro, Inps e Inail). L’eccesso di zelo dell’Istituto di via Ciro il Grande proprio non ci voleva. All’opinione pubblica si racconta che le cose stanno peggiorando, mentre il giorno dopo quelle stesse notizie vengono rivoltate in maniera favorevole. Le statistiche possono essere diversamente interpretate, ma non possono diventare un’opinione.

(LA LETTERA DI PRECISAZIONE DELL’ISTAT A FORMICHE.NET)

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