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No-fly zone in Siria?

Una no-fly zone sulla Siria? O soltanto una zona libera e sorvegliata? Il primo ministro turco Ahmet Davatoglu (nella foto) avrebbe proposto agli Stati Uniti la creazione di una “area di sicurezza” al nord della Siria, ma sull’esclusione aerea ancora ci sono versioni discordanti. In mezzo all’offensiva di Ankara contro le milizie curde e i jihadisti, il governo turco ha lanciato la proposta di una zona di sicurezza sorvegliata dai ribelli dell’Esercito libero siriano e non ha scartato l’invio di militari turchi. La zona sarebbe di circa 100 chilometri.

ALLEANZA CONTRO ISIS

Turchia e Stati Uniti sono sempre più vicine per combattere lo Stato Islamico. In un’intervista alla Bbc, Davutoglu ha detto di essere preoccupato per la “mancanza di risposta” delle Nazioni Unite sul conflitto in Siria. Gli effetti di più di quattro anni di guerra si sentono sempre di più in Turchia. Il Paese ha accolto circa due milioni di rifugiati siriani, secondo l’Onu, e soffre attacchi dagli estremisti islamici. L’attentato di tre settimane fa a Suruç ha aumentato le tensioni e la violenza.

“Se le forze moderate siriane hanno abbastanza potere, non sarà necessario che Paesi come la Turchia debbano intervenire con le proprie truppe sul territorio”, ha detto Davutoglu. Recentemente, Ankara ha autorizzato gli Stati Uniti ad utilizzare le basi aeree al sud del Paese.

ACCORDO SIGLATO

Il viceministro degli Affari esteri turco, Feridun Sinirlioglu, ha detto alla Cnn Turk, versione turca dell’emittente americano, che l’accordo con Washington per la zona di sicurezza è stato siglato e che a pattugliare l’area sarà l’Esercito libero siriano, gruppo armato dell’opposizione in Siria sostenuto dalla coalizione internazionale.

SMENTITA DAGLI USA

Tuttavia, dagli Stati Uniti è arrivata la smentita: “Non c’è nessun accordo per creare nessuna zona. Siamo stati molto chiari che non ci sarebbe stata una zona di sicurezza. Stiamo invece cercando un accordo per uno sforzo sostenuto e cacciare lo Stato Islamico dalla regione”, ha spiegato Mark Toner, portavoce del Dipartimento di Stato americano.

CONTRO I CURDI

Invece, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è tornato a concentrarsi su Isis e il Pkk, considerata un’organizzazione terroristica da Ankara. Secondo le notizie dell’agenzia statale Anadolu, da luglio ad oggi sono stati uccisi circa 400 miliziani curdi in bombardamenti turchi. “Combatteremmo Pkk finché non resti un solo terrorista”, ha detto Erdogan. Questa settimana è decisiva per la formazione di un nuovo governo in Turchia. Le diverse forze politiche che convergono in Parlamento sono molto vicine alla creazione di una “grande coalizione”.

SOSTEGNO DEI RIBELLI SIRIANI

Un altro importante gruppo armato dell’opposizione siriana, il Movimento islamico dei liberi di Sham (Levante), ha detto di sostenere la proposta di una zona di sicurezza. In un comunicato diffuso su Internet, i ribelli considerano Pkk e Isis molto simili, due organizzazioni con “progetti separatisti terroristici”. “La zona di sicurezza – continua – è una richiesta popolare fatta tempo fa per garantire sicurezza ai siriani e facilitare il ritorno a casa”.

Lo scorso sabato il Fronte al Nusra, filiale di Al Qaeda in Siria, si è ritirato da Aleppo e parte della frontiera con la Turchia. Secondo l’Osservatorio siriano di diritti umani, l’azione è stata avviata da una richiesta del governo turco e americano.

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