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Perché le accuse di Merkel e Hollande all’Italia sui profughi sono sconcertanti

“No, gioco del cerino, o se preferite ad essere considerati il capro espiatorio delle vostre inefficienze e delle contraddizioni europee, non ci stiamo”.

Questa è l’unica risposta che il governo italiano e l’intera opinione pubblica oggi e non domani dovrebbe far arrivare, tramite gli ambasciatori del nostro Paese sui tavoli di Berlino e Parigi. Un gesto formale e preciso che prenda le distanze da due aspetti gravi dell’incontro di ieri tra Angela Merkel e François Hollande. Era però prevedibile che toccasse a noi, dopo le critiche assurde contro l’Ungheria e la Macedonia.

Il primo, segno di gravissima noncuranza verso le istituzioni europee. Il problema/opportunità dell’immigrazione è europeo? I due leader avrebbero dovuto chiedere una riunione straordinaria del Consiglio Europeo e non scimmiottare quei leader che li hanno preceduti, davanti ad un altra sfida epocale per l’Europa come fu la caduta del Muro di Berlin’. Allora in tutta la Ue si riconoscevano le doti e il coraggio di Helmut Kohl e François Mitterand, ora questa autorevolezza non è riconosciuta da nessuno. La modalità è stata dunque sbagliata e rischia di erodere gravemente, molto più dell’insorgenza in molti Paesi dell’Unione dei movimenti xenofobi, la credibilità dell’Europa e del Presidente della Commissione Jean-Claude Junker.

Il secondo grave errore è nelle stesse dichiarazioni, laddove i due leader scaricano le responsabilità di ciò che sta avvenendo ai confini della Ue solo sui Paesi di confine, in primis l’Italia. Il nostro Paese non può certo bearsi del fatto che ora la Germania e la Francia condividano le preoccupazioni che da anni vengono richiamate, prima con Roberto Maroni e ora con Angelino Alfano, da noi. Sarebbe questa una flebile e infantile  Vittoria di Pirro ed eviterebbe ancora una volta di riflettere seriamente su ciò che sta accadendo e sulle responsabilità da assumere.

Quel “subito centri di registrazione in Italia” è fuori luogo e appare anche una minaccia esplicita di lasciarci soli (in parte lo siamo già) e considerarci alla stessa stregua degli  “Stati satelliti” dell’era sovietica, quando l’Unione Sovietica considerava gli stati alleati del ‘blocco’ ‘zone cuscinetto’.

Non esiste una Europa concepita come unione di due Paesi (Francia e Germania) attorno alla quale si muovono scodinzolando gli altri 26 Paesi dell’Unione, non è mai esistita e mai potrà esistere. Le reazioni già sono state chiarissime, lo abbiamo visto nel luglio scorso quando Slovacchia e Repubblica Ceca hanno detto di non volere accogliere migranti causati dalla guerra in Libia e Siria che altri avevano provocato.

Sotto il profilo politico, si deve sottolineare che la conferenza stampa di ieri di Hollande e Merkel segnala un ennesimo grave tentativo di uso dell’immigrazione per propri elettorali. Rattristarsi per le manifestazioni dei neonazisti e della crescita del FN e, nello stesso tempo, dare la colpa del fenomeno dell’immigrazione di massa ad altri Paesi europei, significa solo una cosa: speculare con modalità diverse sulla medesima drammatica situazione di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini. I “populisti” diranno che la colpa è dei loro governi nazionali e dell’Europa, i governanti diranno che la colpa è di italiani, ungheresi e greci e di una Europa meno forte di quella che si vorrebbe.

Entrambi gli atteggiamenti non cercano soluzioni ma aggravano il problema.

Si vuole trovare una soluzione? Un semplice suggerimento di metodo: in sette giorni si riuniscano il Consiglio Europeo (per definire nuovi strumenti, incluse ‘linee guida per il diritto d’asilo europeo’, piani d’azione e strategie) e, nella stessa settimana, i rappresentanti delle istituzioni europee (avendo un mandato definito e preciso) e i governi dei Paesi sui confini est-sud della Ue incontrino i governi di Turchia, Libia, Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco per condividere un piano d’azione urgente. Questi sarebbero due “cerottini” per evitare il peggio.

Tutto ciò implica una azione di lungo termine che veda coinvolti i paesi dell’Africa sub sahariana, ma anche una risposta chiara alla ‘provocata guerra’ in Iraq, Siria, Afghanistan e Libia.

Ora l’Italia, ancor più di Spagna e Grecia, deve decidere se fare un deciso passo in avanti ed assumersi le responsabilità politiche dentro l’Europa e dentro il Mediterraneo o, diversamente, attender gli eventi e rimanere stritolata dalle ingiuste critiche europee e nazionaliste franco-tedesche e dall’esodo dei disperati del Mediterraneo.

Ieri è stato un buon giorno per il Califfo, oltre alla definitiva conquista di Sirte, egli ha capito quanto l’Europa sia colpevolmente divisa ed evanescente e ci attaccherà presto senza nessuna pietà.

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