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L’apertura di Incirlik ha creato «effetti devastanti» contro lo Stato islamico?

Perugia ─ Il ricercatore del Council on Foreign Realtions Micah Zenko, ha pubblicato ieri su Twitter un’immagine che riprende uno specchietto rapido ed efficace tratto dalle pubblicazioni media del CJTF- OIR (Combined Joint Task Force Operation Inherent Resolve, il comando che si occupa delle operazioni che la Coalizione internazionale sta svolgendo contro lo Stato islamico). Si legge chiaramente che i raid aerei in Siria contro l’IS sono diminuiti nel range temporale che va dal 12 al 24 agosto, rispetto a quelli dal 30 luglio all’11 agosto: 104 prima, 92 adesso.

È un dato che di per sé può avere valore relativo, magari si è trattato di decisioni strategiche e esigenze operative, però va inquadrato nel contesto temporale: a fine luglio infatti, dopo mesi di trattative e pressioni, la Turchia ha consentito di aprire l’uso della grande base aerea di Incirlik ai velivoli americani lanciati in missione contro lo Stato islamico in Siria. Il primo raid aereo è stato condotto da un drone Reaper il 5 agosto, rimasto l’unico per qualche giorno; poi dal 12 agosto i sei F-16 che gli USA avevano trasferito dalla base italiana di Aviano in Turchia (insieme al supporto logistico, parte del 31mo Stormo), hanno iniziato le missioni.

Il generale Kevin J. Killea, capo della CJTR-OIR, ha definito l’apertura di Incirlik la possibilità di avere «una fantastica posizione strategica» in grado di produrre «effetti devastanti» contro gli obiettivi dell’IS in Siria: è la linea dell’Amministrazione Obama, che segnava il via libero turco come un «game changer» nella lotta al Califfato. Dal punto di vista americano, Incirlik sarebbe stata anche l’occasione per avere una rapida retrovia aerea per fornire supporto ai ribelli siriani addestrati, che il 12 agosto sono entrati in territorio siriano: poi agli stivali siriani degli americani è toccata una pessima sorte.

I dati presentati da Zenko e i riscontri che escono dal campo di battaglia, sembrano indicare però che da quando è stato aperto l’uso della base aerea di Incirlik, non ci sono stati evidenti “effetti devastanti” per lo Stato islamico. Addirittura, gli attacchi sono diminuiti.

Le motivazioni non sono chiare, ma secondo Zenko potrebbero rientrarci pressioni della Turchia. I raid aerei, in via definitiva, andrebbero a colpire anche diverse postazioni dell’IS prossime al confine turco: aeree in cui gli uomini del Califfo combattono contro i curdi siriani dell’YPG. È noto che i curdi siriani sono alleati di quelli turchi, e che alcuni elementi del PKK combattano a fianco dei fratelli siriani. Per questo il governo turco potrebbe aver imposto restrizioni: dal ministero degli Esteri di Ankara, infatti continuano a ripetere che l’appoggio all’YPG non rientra tra gli elementi dell’accordo d’uso di Incirlik.

È altrettanto noto, d’altronde, che la Turchia ha aperto, insieme a quella contro lo Stato islamico, un’offensiva contro il PKK che ha rotto la tregua in piedi dal 2013 (e ogni genere di negoziato) e che per alcuni è un proxy elettorale per muovere la constituency nazionalista verso il partito del presidente Recep Tayyp Erdogan e scoraggiare i curdi moderati. Su quale siano gli appuntamenti in cima all’agenda turca, in effetti i dubbi sembrano pochi, e basta anche in questo caso guardare i dati ufficiali dei raid dei caccia di Ankara. Da quando sono iniziate le operazioni militari qualche settimana fa, 110 F-16 hanno colpito circa 400 postazioni del PKK sia al nord iracheno sia all’interno della Turchia (fonti ufficiose turche parlano di oltre 700 combattenti uccisi e altrettanti feriti); contro l’IS, invece, si sono alzati tre jet che hanno centrato cinque bersagli.

@danemblog

(Foto: Twitter @MicahZenko)

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