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Brava Merkel (sui siriani)

Angela Merkel è la prima in tutto l’occidente (quello che una volta si chiamava “il mondo libero”) a fare qualcosa per la popolazione civile siriana. Quella che ha atteso a lungo interventi, aiuti, assistenza, linee rosse e invece ha contato 240mila dei suoi morti.

Ora questa gente è in fuga da uno stato che non esiste più e non ha alcun senso al mondo chiedergli quale sia la prima frontiera europea che ha varcato. Forse neppure lo sanno. Fuggono da uno stato le cui macerie gli crollano addosso perché qui nel mondo libero non abbiamo saputo fermare il crollo. E siccome ormai il nation building (o rebuilding) e l’esportazione della democrazia boots on the ground sono diventate bestemmie, la Merkel ha fatto l’unica cosa rimasta possibile: accoglie tutti i siriani in cerca di un futuro.

Non ha aspettato l’ONU, Obama, l’Europa, la revisione del trattato di Dublino, l’accordo sulle quote e altre amenità di questo genere. Da sola ha deciso di aprire le porte di casa, senza lagne e senza clamori.

Forse non è la soluzione del problema, forse per Siria, Iraq, Libia ci vuol altro che accogliere chi fugge. Ma per chi fugge avere un indirizzo di arrivo è tutto.

Merkel ha fatto tutto da sola e ha fatto bene: le urla e gli sputi della “sua” destra sono già una medaglia. Lei che non ha account su Facebook o su Twitter ha mostrato a tutti la differenza tra la leadership e la followship.

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