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Ministero del lavoro, delle magie e degli errori

Il ministro del Lavoro, l’ineffabile Giuliano Poletti, ha parlato di ‘’errore umano’’: la medesima definizione che si usa quando deraglia un treno. Nel suonare la grancassa per le ‘’magnifiche sorti e progressive’’ del jobs act al ministero, nei giorni scorsi, hanno aggiunto, alle statistiche,  300mila occupati inesistenti (come si faceva, ai tempi della Russia zarista, con le c.d. anime morte). Il fatto è che, nel caso del dicastero del Lavoro, quando vengono forniti i dati sull’occupazione, non si commette il  solito ‘’errare humanum est’’, bensì un esemplare  ‘’perseverare diabolicum’’.

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Per il ministro Poletti  ‘’galeotto’’ fu il cellulare. Mentre, al Meeting di Rimini, annunciava il varo degli ultimi decreti legislativi che avrebbero chiuso la partita del jobs act, un collaboratore lo ha interrotto e gli ha passato il telefonino. Subito dopo la breve conversazione, Poletti ha rivolto all’uditorio il ‘’contrordine compagni’’: i quattro decreti slitteranno a settembre. ‘’Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare’’.

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Ci fu un tempo, ormai sommerso dalla storia, in cui nel mondo comunista esisteva un aspro conflitto tra l’Urss e la Cina popolare. Poiché i partiti comunisti non volevano ammettere l’esistenza di gravi contrasti tra due più importanti regimi del socialismo reale, quelli europei se la prendevano con l’Albania, allora di stretta osservanza cinese. A pensarci bene la vicenda è analoga a quanto è avvenuto nell’ultimo Consiglio dei ministri. Non potendo (anzi non volendo)  sciogliere per infiltrazione mafiosa il Comune di Roma, si sono consolati con Ostia.

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Bruno Papignani è il segretario della Fiom dell’Emilia Romagna: il che è più che sufficiente come biglietto da visita. Leggete, però, come spiega (sul Quotidiano Nazionale) la sua decisione di snobbare il Festival dell’Unità: ‘’E’ una grande fiera, con meno militanza e sempre più interessi. Quindi è come andare al Mercatone o in centro o al Carrefour, oppure al circo’’. E aggiunge: ’’ E’ giusto che ci vadano i padroni. Neanche gli imprenditori, ma i padroni, perché nessuno (il riferimento è  al Pd, ndr) prima era riuscito a fare così male ai pensionati, ai lavoratori e ai giovani’’.

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Vittorio Sgarbi sta meditando di candidarsi a sindaco di Bologna. A ciascuno il suo.

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