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Ultimo atto del Jobs Act: attenzione ai tranelli

Giuliano Poletti ha semichiuso il cerchio del JOBS ACT che adesso con gli ultimi 4 decreti  approvati in CDM si può cominciare ad analizzare l’applicazione futura, complessa e impatto sul mercato del lavoro, allontanando quel vociare sguaiato che sulla pelle delle cosiddette risorse umane, donne e uomini in carne ed ossa che sono la locomotiva dell’economia, dovrebbero salvare l’Italia. Loro, non il decreto.

Dei 4 decreti ci soffermiamo su due questioni: il controllo a distanza e l’eutanasia delle Consigliere di parità, e poi riprenderemo, con il rigore necessario la questione delle risorse che accompagnano (o meno) l’applicazione della complessa normativa.

Prima però concedetemi una riflessione non comunque rassegna nata ma sicuramente alterata  sulla situazione politica legata al parterre della Festa della non ritrovata UNITA’ in cui gli autoreferenziali pi iessini si scannano tra di loro e solo tra di loro come assoluti padroni dell’Italia.

Così da un lato Renzi e il renzismo, che continuano a proporsi come l’incarnazione del nuovo e in nome di questo conquistano arrogantemente sempre maggiori quote di potere (per la verità, più formale che sostanziale), e dall’altro esiliati dal contesto politico un coacervo di forze declinanti – la sinistra massimalista (Sel e satelliti vari) e quella nostalgica (Bersani e D’Alema);le ininfluenti  diverse anime ormai spettrali del centro, quel che resta della destra berlusconiana – e di forze crescenti perché capaci di agitare il malcontento, principalmente la  Lega di Salvini e il “nuovo” 5stelle di Di Maio (ragazzo che si presenta con la faccia pulita e con un discreto seguito alternativo al grillismo) Non è proprio la vecchia dicotomia bipolare “berlusconismo/antiberlusconismo”, ma poco ci manca.

Alla festa della disUNITA’ le compagne fanno sempre la stessa parte : reggono la sottana alla Regina di turno e ai compagni capi in religioso ossequio. Così in questo clima leggermente fetido la norma sul controllo a distanza è stravagante e pone problemini di rispetto delle regole sulla privacy e soprattutto contrasta con la norma che depositata in Parlamento prima da un gruppo trasversale di signore onorevoli, propugna lo SMART WORKING come modalità intelligente e flessibile del lavoro a distanza. La mano destra non sa cosa fare la mano sinistra. Ancora sempre sul decreto semplificazioni la massacrata alle consigliere di parità e agli organismi di parità del Ministero del lavoro annienta il tanto lavoro fatto per trasformare le politiche antidiscriminatorie in politiche attive per agevolare il lavoro femminile  non con sanzioni, ma con prassi che applicano gli strumenti  a disposizione delle agevolazioni fiscali e della flessibilità produttiva.

Bagni Cipriani nuova fedele compagna “de sinistra” nominata Consigliera Nazionale di parità ha accettato supinamente l’eliminazione del ruolo della consigliera senza neanche eccepire sulle motivazioni della relazione tecnica allegata al decreto dove si afferma falsamente che il provvedimento è in sintonia con le delibere e le indicazioni della UE. Niente affatto: la Ue raccomanda anche nella programmazione comunitaria 20120 di irrobustire le norme e gli organismi di parità proprio verso il sostegno dell’entrata e permanenza delle donne nel mercato del lavoro: ma il nostro dubbio che è ora certezza, è che si pensi solo ad irrobustire quel Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio con quell’UNAR (Ufficio antidiscriminatorio) capitanato da tanti e identificabili funzionari di tendenza e molto ben pagati ma anche arroganti, tutti e solo protesi a spingere sulle norme di omosessualità di moda e politicamente discutibili piuttosto che sul lavoro delle donne che è e rimane l’emergenza. Ancora e per ora la finiamo qua.

Il Decreto legislativo 80/ del 15 giugno 2015 in materia di misure per la conciliazione delle esigenze di vita e di lavoro estende le tutele genitoriali SOLO PER L’ANNO 2015. E’ settembre e la macchina organizzativa è in affanno soprattutto INPS che ha mandato le circolari applicative da pochi giorni sul congedo parentale a ore. Le norme si applicano in via sperimentale per appunto solo 2015 che fra tre mesi finisce e con limitazione alle sole giornate di astensione riconosciute nello stesso anno. Donne lavoratrici gravide e compagni di vita attenzione! Nel 2016 poche certezze di diritto! Infatti  in ragione dell’ultimo comma del art 26 del decreto, ove non entrino tempestivamente in vigore i provvedimenti che dovranno assicurare la copertura finanziaria (attraverso la legge di stabilità di prossima emanazione?), si ritornerà al testo vigente prima: dunque niente euri, niente permessi, Veramente il Ministero ha con una circolare del 26 giugno affermato che le norme saranno strutturali, ma noi che sappiamo che le clausole di salvaguardia continuano a funzionare, abbiamo dei ragionevoli dubbi.

Infatti non basta affermare che ci saranno le risorse una volta che sarà operativo il decreto sugli ammortizzatori sociali,il quale all’art 42 comma 2, effettivamente individua una copertura progressiva e permanente degli oneri finanziari,sebbene derivanti da una riduzione del Fondo della legge 190/2014 8art 1, comma 107 previsto per l’attuazione della legge 183/2014. Ne consegue che dal 1 gennaio 2016, in mancanza di conferma del menzionato provvedimento di copertura finanziaria, le disposizioni per la  nuova conciliazione non ci saranno più. Questo dice la norma e noi ne siamo consapevoli. Altrochè.

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