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Onore ad Angela Merkel

Con la sua mossa del cavallo sui migranti, Angela Merkel non ha solo consolidato la sua già autorevole leadership in Europa, ma ormai insidia Barack Obama nel ruolo di statista più importante del mondo occidentale. È un punto forse un po’ trascurato nelle analisi delle ragioni che hanno indotto la Cancelliera a essere l’alfiere dell’accoglienza e del diritto d’asilo.

Paragonandola alla Thatcher, Jacob Augstein di Spiegel qualche anno fa scrisse: “Anche Merkel è una radicale. Ma la sua radicalità sta nel suo pragmatismo senza confini. Lei è pronta alla svolta più inattesa, eppure rimane fedele al proprio corso interno. Perché il suo compasso interiore indica sempre dove stia il prossimo obiettivo”. Un giudizio azzeccato. Dice Mefistofele nel “Faust” goethiano: “Solo il primo passo è libero; al secondo si è già schiavi”. “Un passo alla volta”, gli faceva eco “das mädchen” (la ragazzina), come la chiamava Helmut Kohl.

Con la sua massima preferita la Kanzlerin ribadiva un tratto distintivo del carattere tedesco: refrattario alle decisioni impulsive ma aperto all’innovazione. Federico II inizialmente non aveva intuito le potenzialità dell’artiglieria a cavallo, che considerava solo come un inutile spreco di denaro. Ma, di fronte ai vantaggi sperimentati sui campi di battaglia, la trasformò nell’arma vincente dell’esercito prussiano.

Un altro Hohenzollern, Guglielmo II, accolse con diffidenza i primi veicoli con motore a scoppio realizzati sul finire dell’Ottocento da Karl Benz e Gottlieb Daimler. Successivamente favorì la nascita di quella che sarebbe diventata una formidabile industria automobilistica. Insomma: per la cultura teutonica delle regole il futuro non si trova in grembo a Giove, ma, di fronte a un presente per sua natura sfuggente e inafferrabile, deve essere preparato con cura e costruito con ponderazione.

Del resto, il Paese che offre centinaia di polizze assicurative contro il rischio di un viaggio aereo cancellato all’ultimo minuto, è stato anche la patria di Hegel e di Heidegger. E cioè dei pensatori che hanno indagato in pagine memorabili le strutture emotive e psicologiche di quell’angoscia (“Angst”) che è un dato costitutivo dell’esperienza umana.

Siamo quindi lontani dalla vulgata di una Germania cinica e egoista, di cui si nutre l’Europa intera da quando è stata assalita dalla crisi. Lasciamo agli “idola fori” (per il filosofo inglese Bacone le frasi fatte, i luoghi comuni, i pregiudizi dell’opinione pubblica) dei Vendola e Varoufakis il monopolio dello sciocchezzaio antitedesco su cui si continuano a versare fiumi d’inchiostro.

In fondo, la Merkel sta tentando di dimostrare che nei grandi tornanti della storia non è del tutto esatto quanto sosteneva il suo grande concittadino Max Weber, e cioè che l’etica della convinzione e l’etica della responsabilità in politica non possono andare d’accordo.

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