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Cinquanta analisti dell’intelligence americana dicono che i loro rapporti sull’IS uscivano modificati

Perugia ─ Cinquanta analisti di intelligence che lavorano per il Comando Centrale americano (CentCom) dicono che i loro rapporti sulla guerra allo Stato islamico sono stati falsati dai superiori prima della trasmissione finale. Lo ha rivelato il Daily Beast in un articolo che ha un’etichetta importante: “Cancer within”.

Gli analisti avevano il compito di verificare il procedere della campagna americana a guida della Coalizione internazionale che sta combattendo il Califfato in Iraq e Siria: ora protestano perché le loro valutazioni sono state cambiate «into happy talk», storytelling dell’Amministrazione del “tutto bene madama la marchesa”.

Nel mese di luglio due senior analyst di CentCom (il Comando Centrale è la branca del Pentagono che gestisce delle operazioni tra Egitto e Pakistan) avevano presentato una denuncia formale all’ispettore generale del dipartimento della Difesa. La notizia era stata svelata a fine agosto da Mark Mazzetti e Matt Apuzzo, giornalisti del New York Times che si occupano di scoop su intell e Pentagono: già in quel caso, come adesso sul Daily Beast, si confermava che tra i rapporti falsati ce n’erano anche alcuni finiti sul tavolo del presidente. Dunque le decisioni della Casa Bianca sono uscite anche sulla base di analisi che consideravano lo Stato islamico più debole di quanto gli analisti ritenevano: problema serio per un’Amministrazione che ha una storia fresca di dichiarazioni eccessivamente ottimistiche sulla forza del Califfato. «No, non credo che stiamo perdendo», disse in maggio Barack Obama; «L’Isis sta perdendo», aveva commentato in luglio il generale John Allen, che Obama ha richiamato dalla pensione per dirigere le operazioni contro il Califfo. Per non parlare della nota affermazione durante l’intervista al New Yorker del gennaio 2014: “Non è che se si mettono la divisa da gioco dei Lakers allora diventano bravi come Kobe Bryant”.

Le “modifiche” ai report sarebbero avvenute per mano di alti funzionari di CentCom, per allinearli alla linea pubblica dell’amministrazione secondo cui “l’America sta vincendo la guerra all’IS”. Le “nuove” fonti anonime del Daily Beast sono undici, e rappresentano un’ulteriore conferma della situazione. Dunque c’è un largo numero di analisti che ritiene che le proprie valutazioni indipendenti e basate esclusivamente sui fatti escano modificate per seguire una narrativa politica, e sono tagliate di elementi chiave dal carattere “eccessivamente pessimistico”. Tra le denunce, ci sono pure richiami all’ambiente di lavoro: gli analisti dicono che non si sentivano liberi e che percepivano il rischio che avanzamenti di carriera potessero essere legati a ciò che scrivevano nei report.

La politicizzazione delle analisi non rientra ovviamente nella volontà esplicita e nota con cui l’America stimola le varie agenzie di intelligence ad avere divergenze di opinioni ─ l’eterogeneità è giustamente ritenuta uno stimolo per la circolazione delle idee e per evitare opinioni stagnanti.

Da ora in poi, sarà difficile leggere le dichiarazioni degli alti funzionari americani, senza il cruccio della distorsione internazionale. Pure a ritroso: se si pensa per esempio alle posizioni ufficiali dell’Amministrazione sulla situazione di Ramadi. La città capoluogo dell’Anbar era tra quelle che rientravano negli obiettivi “logici” dello Stato islamico, eppure iracheni e americani la consideravano di secondo piano ─ l’Anbar ha invece un’importanza strategica perché collega l’Iraq alla Siria, e ideologica perché è la provincia sunnita in cui è nata al Qaeda in Iraq. Il 15 maggio l’IS ha ufficialmente conquistato Ramadi, dopo un campagna di oltre 165 airstrike per fermarlo, solo nel mese precedente: nonostante questo, il generale americano Thomas Weidley, che comanda gli sforzi militari in Iraq e Siria, dichiarò che si trattava solo di propaganda, «una bandiera issata su un palazzo». Sono passati quattro mesi, e la campagna guidata dal governo iracheno per riprendere il controllo di una delle principali città d’Iraq stagna ─ e pensare che da Baghdad seguivano una linea ottimistica filo-americana dicendo che se volevano ci avrebbero messo due giorni per sconfiggere l’IS a Ramadi. Intanto gli Stati Uniti hanno dovuto modificare del tutto un pezzo della strategia anti-IS: si doveva partire per per il nord a riprendersi Mosul, la capitale irachena del Califfato, ora si deve deviare a ovest per riconquistare Ramadi.

Il Pentagono indagherà se stesso.

@danemblog

(Foto: illustrazione del Daily Beast)

 

 

 

 

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