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Finmeccanica, ecco gli effetti della commessa del Kuwait per gli Eurofighter. Parla il generale Preziosa

La maxi commessa di Eurofighter in Kuwait, le relazioni tra l’Italia e il Paese del Golfo, il ruolo di Finmeccanica e dell’Aeronautica Militare e gli effetti dell’accordo sull’integrazione europea nel settore della Difesa e nella lotta all’Isis.

Sono alcuni dei temi affrontati da Formiche.net in una conversazione con il generale Pasquale Preziosa, capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare.

Generale, che valore ha per l’Italia questa maxi commessa?

Sul versante industriale è in primo luogo un’affermazione dell’Italia, capace di costruire velivoli di punta espressione di innovazione ed affidabilità. Ma ha anche una rilevanza europea, perché al consorzio Eurofighter partecipano pure Germania, Regno Unito e Spagna. Si può dunque dire che, in questo caso, si sia dimostrato che anche la tecnologia del Vecchio Continente sa essere competitiva ai massimi livelli.

Come è stato possibile?

Grazie ad una partnership strategica che ha toccato tutti i livelli, dalla politica ai mondi industriale e militare, tutti uniti per raggiungere questo importante risultato.

Saranno contente Finmeccanica e l’Aeronautica Militare, che hanno investito molto in questo progetto.

Possiamo senz’altro definire l’Eurofighter il miglior velivolo con queste caratteristiche prodotto in questo momento. Non lo dico io, ma i test effettuati dalle aziende produttrici dei suoi stessi competitor.

Tra questi ci sono anche caccia di Paesi comunitari, spesso in competizione tra loro. Crede che una commessa come questa possa dare nuovo impulso al processo di integrazione europea nel mondo della Difesa, oggi un po’ frenato?

La Difesa italiana nel suo complesso e io stesso, abbiamo più volte rimarcato l’assoluta necessità di procedere su percorso di costruzione di Difesa europea. Non ci sono alternative. Per governare i grandi fenomeni del complesso mondo in cui viviamo non bastano più soluzioni piccole. Questa “necessità” deve poi tradursi in “capacità” che non è solo militare, ma anche industriale.

Quali sono invece i risvolti sul piano geopolitico?

La solidità dei nostri rapporti col Kuwait non nasce oggi, ma nel 1991, quando la nostra Aeronautica Militare partecipò alla liberazione del Paese nella Prima Guerra del Golfo. Ricordo ancora quando durante le operazioni il maggiore Gianmarco Bellini ed il capitano Maurizio Cocciolone caddero prigionieri in mani irachene. Non passarono bei momenti, per usare un eufemismo. Poi, fortunatamente, vennero liberati. E il loro impegno, così come quello di tanti nostri connazionali, non è mai stato dimenticato dal Kuwait.

Che tipo di collaborazione c’è tra i due Paesi?

C’è un impegno politico e militare, che si traduce – come in questo caso – anche in rapporto industriale. E talvolta va anche un po’ oltre. Il Kuwait ha toccato con mano le capacità e le strutture della nostra Aeronautica e dopo aver deciso di adottare il nuovo vettore, ha scelto anche di far addestrare i suoi piloti nei nostri centri di formazione. Attualmente circa 50 piloti kuwaitiani stanno imparando a usare l’Eurofighter nelle nostre scuole. Un attestato di stima, amicizia e collaborazione strategica, che si è esteso anche nella lotta all’Isis. Entrambi prendiamo parte alla coalizione internazionale per combattere il terrorismo e attualmente abbiamo in Kuwait numerosi assetti dislocati su tre basi, si tratta di Tornado, Predator e KC767 da rifornimento dell’Aeronautica Militare.

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