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Partite Iva, cosa ci aspettiamo dal governo. Parla Anna Soru (Acta)

Il governo è in manovra sulle partite Iva. Lo dicono alcune anticipazioni pubblicate dal Corriere della Sera secondo cui l’esecutivo lavora ad alcune agevolazioni per il lavoro autonomo, dopo l’intervento in extremis di inizio anno con il decreto Milleproroghe, con cui Palazzo Chigi ha tra le altre cose congelato al 27,7% il contributo riservato alla gestione separata dell’Inps. Adesso però, secondo quanto riportato dal Corriere in base ad alcune anticipazioni fornite dal professor Maurizio Del Conte, consulente di Matteo Renzi, in occasione della festa del Pd a Bologna, all’orizzonte ci sarebbero nuove mosse per andare incontro al mondo della partite Iva e alleggerirle un po’ dal fisco. Misure da inserire magari nella prossima legge di Stabilità. D’altronde stiamo parlando di un piccolo esercito che solo nel 2014 secondo i dati del Dipartimento delle Finanze, ha visto l’apertura di 574 mila nuove partite Iva, pari ad un aumento dell’8,5% sull’anno prima.

GLI INTERVENTI DEL GOVERNO E LE PRINCIPALI NOVITÀ IN VISTA

Il primo intervento riguarda il contributo dovuto dai lavoratori a oartita Iva all’Inps. Col Milleproroghe il governo era intervenuto, congelando il contributo. Ora però l’esecutivo vorrebbe blindarlo per un altro anno, per poi tentare di abbassarlo al 25% nel corso del 2016; se non altro per allinearlo o quasi a quello, molto più leggero, versato da artigiani e commercianti e pari al 24%. E poi, in mancanza di un intervento del governo, nei prossimi anni i contributi versati all’Inps sono infatti destinati a crescere di un punto percentuale per ciascuno dei prossimi due anni sino a schizzare ad un teorico 33,7% nel 2018. Una seconda misura dovrebbe invece riguardare il prelievo Irpef applicato alle partite Iva, attraverso un ritocco al regime dei minimi, il profilo fiscale introdotto con la finanziaria 2008 per agevolare le attività imprenditoriali, soprattutto quelle dei giovani. In pratica si tratterebbe di applicare un regime forfettario dei minimi al 5% fino a 25 mila euro per un periodo di 3 o 5 anni e per tutte le nuove partite Iva. Successivamente, una volta esaurito il periodo di 3 o 5 anni, si aprirebbero due strade: un’aliquota del 15% per altrettanti anni prima di passare per poi passare a tassazione normale, oppure lasciare al 15% tutti gli autonomi con meno di 25 mila euro di ricavi. Almeno per il momento invece, non è previsto un intervento sull’Iva per cassa, vale a dire la possibilità di pagare l’imposta solo nel momento in cui si incassa il dovuto. Questo perché il governo teme l’elusione fiscale e preferisce agire sul lato dei pagamenti rafforzando norme e sanzioni per i committenti che liquidano le fatture in ritardo ai fornitori.

UN DDL PER IL RIORDINO DEL SETTORE. MA SOLO NEL 2016

Oltre agli interventi più urgenti però, l’esecutivo vorrebbe procedere a un riordino più ampio del settore del lavoro autonomo, con un disegno di legge. Ad oggi ci sono almeno un paio di bozze già depositate in Parlamento da Tiziano Treu, ex ministro del Lavoro ai tempi del governo Prodi I, e Cesare Damiano, titolare del medesimo dicastero sotto Prodi II. I tecnici del governo ne avrebbero addirittura già sintetizzato i contenuti in un terzo testo. I tempi però sono un po’ corti ed è poco probabile che la presentazione del testo alle competenti commissioni e l’inizio del relativo iter parlamentare avvenga prima del 2016.

PAROLA ALLE ASSOCIAZIONI. LE PROPOSTE DI ANNA SORU (ACTA)

Le misure allo studio di Palazzo Chigi hanno incassato una mezza promozione da parte delle principali associazioni dei lavoratori autonomi. Tra cui Acta, l’associazione dei lavoratori del terziario avanzato presieduta da Anna Soru che non manca di fare alcune annotazioni. “Apprezziamo questi interventi, se non altro per la loro tempestività. Il fatto è che però servirebbe un intervento definitivo e non temporaneo”, spiega Soru a Formiche.net. “Sul blocco del contributo Inps non abbiamo capito se è un blocco definitivo oppure no, cioè se è solo una misura tampone. Noi auspicheremmo un blocco che sia una volta per tutte”. Tra le altre proposte suggerite da Acta, “lo stop ai pagamenti Irpef e al contributo Inps in caso di malattia grave: i pagamenti si potrebbero recuperare successivamente, mediante dei versamenti a rate”. Ancora, “un’altra misura che proponiamo e che sarebbe anche a costo zero è quella di estendere l’accesso all’indennità di maternità senza subordinarlo alla sospensione del lavoro nonchè poi la possibilità di scaricare al 100% e non al 50% come accade ora, le spese sostenute dai lavoratori per la formazione”. A convincere meno è  semmai l’intervento sul regime dei minimi. “Crediamo che i problemi fiscali non si risolvano con misure forfettarie, ma con interventi più ampi”, conclude Soru.

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