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Senato, perché le smanie della sinistra Pd sono poco credibili

Pier Luigi Bersani

Doris Lo Moro ha abbandonato il tavolo del negoziato sulle riforme costituzionali in corso tra il governo e le diverse componenti dem. Per tutta risposta Maria Elena Boschi ha affermato, con finto stupore, che forse la senatrice aveva partecipato a una riunione diversa dalla sua, dove, invece, si lavorava da giorni con impegno e serietà.

Chi scrive non condivide l’impostazione della riforma e si augura che non passi anche se è realisticamente convinto che, alla fine, Matteo Renzi otterrà i voti necessari, perché è il solo giocatore, seduto al tavolo del poker della politica italiana, in grado di puntare tutta la posta.

Considero, però, assai poco credibile la linea di condotta della sinistra del Pd, dal momento che lo scempio in atto ai danni della Costituzione e dell’equilibrio dei poteri (come ideato e promosso dai Padri costituenti) non sarà più o meno grave a seconda se i senatori saranno eletti o nominati. La Carta viene comunque presa a pedate come un pallone in una partita di calcetto tra ragazzini, nell’oratorio.

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Rieccoli gli ‘’esodati’’ per le strade di Roma, a manifestare davanti ai Palazzi del potere, accompagnati dai loro ‘’santi protettori’’ (Cesare Damiano e Matteo Salvini, uniti nella lotta). Sostengono che ci siano ancora alcune decine di migliaia  di casi non coperti dai requisiti previsti in ben sei interventi di salvaguardia, peraltro molto generosi  negli stanziamenti e nei numeri, visto che i risparmi sulle risorse assegnate sarebbero consistenti. Il bello è che, mesi or sono, la Commissione Lavoro del Senato invitò a segnalare le loro situazioni tutti quelli che  si ritenevano ingiustamente  esclusi dalle tutele. Risposero in meno di mille.

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Da Il Resto del Carlino di martedì 15 settembre, cronaca di Bologna: ‘’Fase B: ecco i docenti in trasferta, attesi oltre cento, ne arriva la metà’’. Si tratta – spiega l’articolo – degli insegnanti di sostegno e posto comune per la scuola secondaria. Nessun bolognese all’appello. La maggior parte dei docenti presentatisi (e provenienti da altre regioni) presenterà richiesta di mobilità per farsi spostare in una sede più vicina a casa. Per la gioia dei supplenti – prosegue l’articolo – che aspettano di subentrare nell’incarico di coloro che non accettano o verranno spostati di sede, appena sarà confermato il piano di mobilità straordinaria. Di quarantacinque posti di sostegno disponibili  – dicono – solo sei  hanno accettato di iniziare quest’anno. In trenta  circa erano attesi per le assegnazioni della scuola d’infanzia: si sono presentati in due.

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