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Per la nuova Finmeccanica serve un nuovo modello contrattuale

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E’ partito la settimana scorsa a Roma e riprenderà mercoledì 23 settembre il tavolo di confronto tra le delegazioni sindacali Fim, Fiom e Uilm e  Finmeccanica, per la costruzione del contratto di secondo livello di Finmeccanica che interesserà le aziende del Gruppo: SelexES, Alenia Aermacchi, Agusta Westland, Oto Melara, Wass, FGS, Fata, e Telespazio/e-Geos (aziende che sono controllate o partecipate a maggioranza da Finmeccanica) in vista del nuovo soggetto industriale che si costituirà il 1 gennaio 2016.

Il confronto si è aperto con la descrizione della situazione industriale ed economica del Gruppo che nel corso di pochi anni ha dimezzato il proprio patrimonio (da 7 mld a poco più di 3.5mld) e raggiunto livelli di indebitamento insostenibili a causa di scelte industriali sbagliate, scarsa produttività, dismissioni per “fare cassa” di importanti settori come quello dell’energia e ad acquisizioni avventate, come per l’americana DRS acquistata a debito e pagata più del doppio rispetto al suo attuale valore di mercato a tassi di interesse elevati che pesano sulla gestione corrente.

Oggi la decisione di costruire una grande ed unica azienda composta di quattro settori e otto divisioni concentrata su Aerospazio e Sistemi di Difesa puntando a diventare integratore di sistemi, consentirà la valorizzazione delle singole attività e una definizione più coerente delle strategie industriali, di investimento e commerciali.

Il nuovo contratto interesserà oltre 30 mila lavoratori italiani del Gruppo sui 53 mila totali e punta a strutturare la contrattazione della “nuova Finmeccanica” su due livelli: uno nazionale e uno territoriale/aziendale. Un segnale importante per l’industria italiana soprattutto alla luce del dibattito che sta tenendo banco in queste settimane sul modello contrattuale.

Il livello nazionale Finmeccanica, in questo senso, resterà l’ambito in cui si definiscono diritti e norme collettive e regole comuni, mentre il livello decentrato interverrà nelle singole aziende, divisioni, siti per la valorizzarne la produttività, l’efficienza, l’efficacia e la redistribuendone della ricchezza prodotta, operando sulle flessibilità delle prestazioni, ma anche,  sulla conciliazione dei tempi  vita/lavoro; liberando opportunità contrattuali che potranno valorizzare specificità operative, di prodotto e geografiche.

Una tale architettura contrattuale decentrata per funzionare dovrà bilanciare relazioni sindacali strutturate tra il ruolo delle organizzazioni sindacali nazionali sui temi collettivi, di strategia industriale e di controllo, mentre a livello territoriale necessiterà di un forte protagonismo delle strutture sindacali locali che dovranno giocare un ruolo di coordinamento e indirizzo delle Rsu e assieme saranno i veri protagonisti della contrattazione territoriale e di singolo sito. Uno schema su cui d’altra parte ci si sta muovendo anche nell’impostazione del rinnovo del prossimo contratto metalmeccanico in scadenza a fine anno come emerge nella piattaforma che Fim e Uilm si apprestano a presentare a Federmeccanica.

E’ su questo schema  condiviso da tutte le organizzazioni sindacali sedute al tavolo che è stata definita una prima griglia di temi su cui è già impegnato il confronto, a partire dal  l’orario di lavoro e sistemi di flessibilità, reperibilità per toccare poi sistema relazioni e diritti sindacali, la struttura retributiva e l’uniformazione del cedolino paga, il premio di risultato e della gestione per obiettivi (MBO), l’orario flessibile, le ferie, i permessi e le festività, il sistema delle trasferte, l’assistenza sanitaria integrativa e il welfare aziendale.

Come FIM Cisl abbiamo chiesto che questo confronto diventi una vera opportunità per definire un modello partecipativo spinto, dove si superi la logica sella semplice informazione a posteriori e dove il coinvolgimento dei lavoratori e del sindacato diventi più efficace e diretto.

Per questo pensiamo che si debba partire dal basso dai luoghi di lavoro, coinvolgendo in modo preventivo le strutture sindacali e le Rsu nel miglioramento dei processi produttivi e di sviluppo dei prodotti in qualità di maggiori esperti dell’efficienza ed efficacia degli stessi, mentre a livello nazionale bisogna, valorizzare il “protocollo di relazioni industriali” firmato del 16 aprile 2013 in Finmeccanica, lavorando per nuove forme di partecipazione come il  Comitato di Sorveglianza e la presenza nel Consiglio di Amministrazione di rappresentanti dei lavoratori e la costituzione di Comitati Aziendali Europei e Internazionali vista la presenza globale della nuova azienda.

Come FIM Cisl riteniamo che questo contratto può rappresentare una grande opportunità per il sistema industriale italiano: chiediamo che anche le aziende si mettano in gioco con la consapevolezza che il confronto in atto per la “nuova Finmeccanica” potrebbe aiutare, sostenere e promuovere nel paese la costruzione del nuovo modello contrattuale basato su più moderne relazioni sindacali in senso partecipativo.

Michele Zanocco (Segretario nazionale Fim Cisl) 

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