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Tutti i miti tedeschi rottamati da Volkswagen

E’ tutto il settore che deve tremare, non solo Volkswagen”, dice a Formiche.net Ugo Bertone, giornalista economico di lungo corso (oggi firma di Libero e Foglio, in passato inviato della Stampa e direttore di Borsa&Finanza) conoscitore dell’industria automobilistica internazionale. Quella emersa negli ultimi giorni potrebbe essere, infatti, solo la spia di trucchetti più diffusi.

CHI BARA SULLE EMISSIONI?

Il fatto non è legato a problemi dell’industria ma è specifico di una azienda”, ha commentato il presidente di Fiat Chrysler John Elkann. Non ne è convinto, invece, Bertone secondo cui “il sospetto è che, mentre Volkswagen abbia utilizzato questa scorciatoia, gli altri ne abbiano trovata un’altra”. D’altronde – sottolinea il giornalista – le ultime voci su BMW confermano come quello delle emissioni per le case automobilistiche “fosse un problema noto da tempo. Un aspetto sul quale è evidente che possano aver tentato di barare”.

IL NUOVO VIGORE NELLE SANZIONI

Ciò che deve meravigliare in positivo – dice Bertone – è l’ammontare delle sanzioni che saranno applicate contro Volkswagen. “Una multa enorme che in passato non sarebbe stata neppure ipotizzabile”. Solo negli Stati Uniti il colosso teutonico potrebbe essere costretto a pagare una cifra che si aggira intorno ai 18 miliardi di dollari. “In altre epoche sarebbe stato impossibile. E’ la dimostrazione che oggi esiste una sensibilità in materia ambientale molto più radicata anche tra le Istituzioni”.

L’AUTO E LA POLITICA

Una vicenda che sta anche riscrivendo la storia dei rapporti tra la politica e l’industria automobilistica. “Il mondo dell’auto ha sempre dettato le sue priorità alla politica”. Stavolta invece le cose stanno andando diversamente. “Dopo questo scandalo, forti delle attese dei consumatori, le autorità americane ed europee saranno in grado di imporre sistemi di controllo e di vigilanza molto più stringenti”.

VOLKSWAGEN, MERKEL E L’UNIONE EUROPEA

Qualcosa inevitabilmente cambierà anche in Europa, nei rapporti tra gli Stati membri dell’Unione. In passato – ci racconta Bertone – Angela Merkel si era imposta a livello europeo e aveva fatto ritardare l’entrata in vigore di nuove regole pro-ambiente lesive degli interessi delle sue aziende. “La Germania si è sempre battuta fortemente a favore dell’industria automobilistica di casa che ha motori molto potenti e che sarebbe stata gravemente danneggiata dall’introduzione di ulteriori limiti alle emissioni”. E’ evidente però che – dopo quanto accaduto – la situazione non possa rimanere la stessa. “A livello europeo ora la Germania dovrà cedere agli altri”.

LA REAZIONE TEDESCA

A destare preoccupazione è però la reazione di lungo termine che la Germania potrebbe mettere in campo per rilanciare le sue industrie. “In questa prima fase sono confusi e colpiti, soprattutto perché non sono abituati a essere messi alla sbarra per motivi di moralità”. La seconda fase sarà invece volta a rimettere in piedi il settore automobilistico. “E qui, inevitabilmente, stringeranno i ranghi. Ed il vero rischio è che rispondano con politiche di tipo protezionistico magari facendole passare come  misure eccezionali. Il pericolo insomma è che venga messo in crisi l’intero sistema europeo esistente contro gli aiuti di Stato”.

CHE NE SARA’ DI VOLKSWAGEN?

Nonostante lo scandalo, Volskwagen si riprenderà e uscirà dalla crisi. Di questo Bertone è sicuro, pur sottolineando che la ripresa caratterizzerà soprattutto il mercato europeo. “In dodici mesi o anche meno la casa automobilistica tedesca si rimetterà in carreggiata, in particolare in Europa. I problemi più gravi li avrà negli Stati Uniti dove continuerà ad avere difficoltà enormi. Là, perché le cose tornino com’erano prima dello scandalo, ci vorranno anni”.

SUPERIORITA’ TEUTONICA ADDIO?

Di sicuro un colpo pesante alla tanto sbandierata superiorità teutonica di cui spesso si parla nel dibattito pubblico italiano. Per Bertone si tratta di “semplice mitologia che non trova corrispondenza con il vero. E’ un’idea che negli ultimi anni la cosiddetta sinistra intelligente italiana ha indicato come modello di eccellenza per andare contro Sergio Marchionne”.

E IL MODELLO DI AUTOGESTIONE CON I SINDACATI?

Un giudizio analogo Bertone lo riserva anche al modello di autogestione con i sindacati che ha caratterizzato finora la governance di Volskwagen. “Quella è un’altra delle mitologie italiane. E comunque, dopo lo scandalo, è un sistema definitivamente distrutto. Pensare che un’azienda con 600.000 lavoratori, di quella complessità, possa avere all’apice non un board indipendente e competente bensì dieci sindacalisti e quattro politici del Land della Sassonia, è assolutamente farneticante”.

LE RESPONSABILITA’ DI WINTERKOM

La domanda che in queste ore in molti si stanno facendo, riguarda le effettive responsabilità dell’ormai ex amministratore delegato di Volkswagen Martin Winterkom. “Veramente un gigante del settore” commenta Bertone. “Penso che pochissime persone al mondo conoscano l’automobile bene come lui. Proprio per questo mi risulta difficile credere che ne non sapesse nulla. Winterkom delle sue auto sapeva tutto”.  

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