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Primo attacco russo in Siria

Il ministero della Difesa russo ha confermato su Facebook le voci che si rincorrono da qualche ora: la Russia ha condotto i primi raid aerei in Siria. In giornata il presidente Vladimir Putin aveva ricevuto il sostegno unanime della Duma all’azione (come fu con l’invasione della Crimea), passo necessario secondo la Costituzione per avviare le operazioni militari all’estero ─ Damasco ha formalmente richiesto assistenza militare ai russi, e sembra che questo abbia pesato sulla votazione dei parlamentari. Putin ha ottenuto un mandato senza termini temporali.

Mosca avrebbe avvisato Washington soltanto un’ora prima dell’operazione: la comunicazione sarebbe stata passata all’ambasciata americana a Baghdad. La capitale irachena, dopo l’annuncio della creazione del centro di coordinamento ufficiale tra le forze di Russia, Iran, Iraq e Siria (il «4+1» definizione del giornale libanese Al Akhbar, vicino ad Hezbollah, che sarebbe il “+1”), sta diventando il fulcro nevralgico della attività diplomatiche nell’area ─ come noto, nella città ci sono anche i terminali della diplomazia occidentale. Il generale russo Yuri Yabukov ha detto al Wall Street Journal che gli airstrike sono stati portati a termine attraverso i dati forniti dal centro di coordinamento di Baghdad.

Dalle bombe russe, per il momento, sono stati centrati degli obiettivi nella zona di Ltamenah, a nord di Hama, e in quelle di Talbisah e Alzaafaranah appena fuori il ring urbano di Homs. In entrambe le aree non c’è presenza dello Stato islamico, ma il potere governativo è attaccato da altri gruppi di ribelli. Le zone colpite sono state riferite sia da funzionari americani citati dalla CNN che hanno parlato in anonimato in quanto non autorizzati a fare una dichiarazione pubblica, sia da funzionari siriani sentiti da AFP ─ dunque sono abbastanza attendibili, ma ancora non formalmente ufficializzate.

Se sarà confermata, questa scelta sui primi obiettivi è per larghi aspetti programmatica: la Russia sta difendendo Bashar el Assad, Assad è incalzato più da vicino dai ribelli che dall’IS e dunque per questo Mosca decide di colpire in certe aree che sono fondamentali per il regime perché rompono la continuità territoriale tra la fascia costiera di Latakia (e Tartus) e Damasco.

Nonostante questa chiara circostanza, i portavoce russi continuano a definire i loro «obiettivi dello Stato islamico». Con una logica a metà tra il salvarsi la faccia e il far finta di niente, gli Stati Uniti hanno diffuso un comunicato ufficiale in cui raccontano la storia dell’avviso all’ambasciata, dicono che i russi stanno colpendo delle postazioni dell’IS, rinnovano l’impegno della coalizione US-led su Iraq e Siria, e salutano positivamente un ruolo costruttivo della Russia nella lotta al Califfo.

Sergei Ivanov, alto funzionario del Cremlino, aveva sottolineato come l’intervento militare russo sia esplicitamente autorizzato dal governo siriano ─ al contrario, la Coalizione occidentale si muove senza un formale accordo con la Siria: per questo, senza nemmeno l’egida delle Nazioni Unite, l’operazione US-led sarebbe al di fuori delle regole del diritto internazionale secondo Ivanov, mentre l’autorizzazione di Damasco darebbe ai russi carta bianca. È un’ulteriore prova di forza russa: la polemica provocatoria sul diritto.

Secondo Fox News, Mosca avrebbe chiesto ai Paesi membri della Coalizione internazionale occidentale, di lasciare libero l’intero spazio aereo siriano. Richiesta rifiutata dagli Stati Uniti ─ anche in questo caso, più che una necessità sembra una provocazione, anche se è ovvio che il rischio di un incidente durante le operazioni militari c’è; ed è altrettanto ovvio come la sciagurata eventualità possa rappresentare un guaio diplomatico.

Dalle prime mosse, le azioni di Putin non sembrano proprio dirette alla “deconfliction“, ma piuttosto danno forza ad un Assad in difficoltà, allungando la guerra.

Pare che l’ultimo giro dei raid russi odierni, abbia colpito anche Palmira, città controllata dal Califfato. Anche in questo caso, servono ulteriori conferme. Contemporaneamente si diffondono notizie, da verificare anche queste, secondo cui i jet russi avrebbero colpito anche postazioni dell’Esercito siriano libero, raggruppamento moderato, e alcuni gruppi ribelli tra quelli che avevano ricevuto missili anti-tank dal vecchio programma della Cia.

@danemblog

 

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