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Sanità, tutte le fibrillazioni sul decreto in gestazione

Anna Finocchiaro e Beatrice Lorenzin

Chissà se le rassicurazioni di ieri di Matteo Renzi basteranno a sedare una volta per tutte la rivolta dei medici e dei sindacati, scoppiata in seguito all’annuncio del governo di voler tagliare tutte quelle prestazioni definite inappropriate, cioè inutili. O se a spegnere i bollori saranno le parole oggi pronunciate dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenuta a un videoforum su Repubblica.it.

Sta di fatto che secondo il governo ci sono oltre 200 esami clinici (208, per la precisione) che ingolfano da anni il sistema sanitario nazionale, costando allo Stato troppi quattrini, secondo il governo. Per questo bisogna trovare il modo di ridurli al massimo. Ieri nel corso di un question time alla Camera Renzi ha aperto a un confronto con i camici bianchi sui possibili tagli alle prestazioni previsti da un decreto del ministero della Salute non ancora pubblicato. “Possiamo discutere e fare consultazioni web e chiedere ai medici. Se c’è da cambiare qualcosa nel provvedimento approvato qualche settimana fa sull’appropriatezza delle cure, siamo pronti a farlo”, ha detto Renzi. Facciamo un passo indietro però, per capire cosa c’è davvero in ballo.

LE PRESTAZIONI FINITE SOTTO LA SCURE DEL GOVERNO

L’obiettivo di Palazzo Chigi è in sostanza quello di passare con il ticket pubblico solo quelle prestazioni definite utili, cioè contenenti un’indicazione medica precisa. Per tutte le altre scatterà invece il pagamento di tasca propria. Si va dalle risonanze magnetiche della colonna e delle articolazioni, alle tac, passando per gli esami di laboratorio e genetici e i test allergici. Tutto questo, se il decreto passerà, non sarà più totalmente a carico dello Stato, bensì del cittadino. Per fare un esempio l’esame della colonna vertebrale senza mezzo di contrasto verrà passato dal servizio sanitario solo se, in assenza di sindromi neurologiche o sistemiche, il dolore alla schiena resiste alla terapia e va avanti per almeno 4 settimane. I medici inadempianti, ossia che prescriveranno esami ritenuti inutili dal ministero, verranno inoltre sanzionati.

IL NODO DEI FONDI AL SERVIZIO SANITARIO

Ma dietro la decisione di calare la scure sugli esami superflui c’è, tra le altre, una questione di risorse. Lo ha fatto capire ieri lo stesso Renzi alla Camera. Al netto dell’arcinota spending review, nel 2016 il Fondo sanitario nazionale sarà di 111 miliardi di euro e non, come atteso e previsto negli accordi con le Regioni di oltre 113,4. Dopo due anni consecutivi a 110 miliardi e quindi senza incrementi, il 2014 e il 2015, il prossimo anno arriverà dunque un aumento esiguo. Solo un miliardo in più per la sanità, malgrado il settore segni ogni anno un aumento tendenziale di spesa del 4%. Di qui, la necessità di alleggerire un po’ il carico di spesa per lo Stato, con il taglio delle prestazioni pagate dal Servizio Sanitario.

LA (MEZZA) RETROMARCIA DEL GOVERNO

Le barricate contro il decreto alzate da medici e sindacati (non ultima la  Federazione Pensionati Sanitari medici farmacisti e veterinari) hanno comunque avuto un loro primo effetto. Intervenuta su Repubblica.it il ministro della Salute ha spiegato che l’obiettivo dell’esecutivo è “dare una lista ai medici delle best practice da compiere sulle prestazioni. Le persone sono convinte che non potranno avere più tac ma non è così: tutte possono essere prescritte si chiede solo al medico di agire bene. Per esempio le risonanze magnetiche. Può esserci un eccesso di misura che poi costa allo Stato molti soldi”. Dunque nessun taglio vero e proprio, piuttosto un vademecum del risparmio consultabile dal medico. “Non si tratta di una lista di tagli e di multe ma di consigli di procedure da seguire per i medici, è un elenco di prescrizioni su cui bisogna porre maggiore attenzione per risparmiare”, ha spiegato il ministro.

IL PRESSING DELLE REGIONI SUL MINISTRO DIETRO IL DECRETO

Il contestato decreto porta poi con sé un retroscena raccontato dalla stessa Lorenzin. Secondo il ministro, di fatto la genesi del decreto sarebbe imputabile alle Regioni. Le sanzioni a carico dei medici, che prescrivono esami clinici non necessari, “non le volevo, e non le avrei messe. Le hanno volute le Regioni”, ha detto Lorenzin giorni fa. In effetti, con i tagli e le sanzioni a carico dei medici inadempienti infatti, i governatori per tenere sotto controllo i bilanci avrebbero potuto a loro volta dare sforbiciate meno profonde. Pronta la replica dei governatori, che hanno parlato di “atteggiamento scorretto” del governo, senza tuttavia andare oltre. Le regioni hanno poi giudicato insufficiente il miliardo in più per il Fondo sanitario previsto per il 2016, chiedendo un confronto all’esecutivo. Dopo, le prestazioni inutili scoppia il caso sui fondi 2016?

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