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Inps, ecco come Boeri aumenterà le trattenute sindacali sui dirigenti pensionati

Fare chiarezza, subito. Per spegnere l’incendio sul nascere. L’Inps ha deciso di dire la sua sulla questione delle cosiddette trattenute sindacali, cioè il prelievo sugli assegni dei pensionati iscritti al sindacato spettanti all’Istituto guidato da Tito Boeri. Nei giorni scorsi Formiche.net ha dato conto delle frizioni in atto tra l’Inps e alcune federazioni sindacali, soprattutto della dirigenza (Confedir e Cida). Pomo della discordia, l’intenzione dell’Istituto di rivedere la convenzione sulle trattenute sottoscritta da pensionati e Istituto e svelata da un carteggio consultato da Formiche.net. Obiettivo dell’Istituto? Aumentare il contributo sindacale versato dai pensionati iscritti, attraverso una revisione del regime delle trattenute. Ma è davvero così?

COSA E PERCHE’ SPAVENTA I SINDACATI

Secondo quanto ricostruito da Formiche.net, l’Istituto previdenziale guidato da Boeri intende rivedere lo schema progressivo delle trattenute, applicando un prelievo dello 0,5% fino al minimo Inps, dello 0,4% fino a due volte il minimo Inps e dello 0,3% per la parte eccedente. Un sistema scaglionato criticato dai sindacati, i cui rapporti con l’Istituto non sono certo idilliaci negli ultimi tempi. Le sigle temono che dietro la revisione possa celarsi una stangata. Secondo le organizzazioni dei lavoratori, infatti, si passerebbe da un prelievo di 6 euro al mese fino a un massimo di 40-50 euro. Il che potrebbe scoraggiare i più dall’iscriversi al sindacato, pur di pagare un conto più salato. Insomma, i rincari darebbero il via a un effetto collaterale: la fuga dei pensionati sindacalizzati che pur di non pagare il sovraprezzo, abbandonerebbero le organizzazioni.

L’INPS, SINDACATI D’ACCORDO SU NUOVA CONVENZIONE

Fonti dell’Inps contattate da Formiche.net hanno sì ammesso l’esistenza di una nuova convenzione sulle trattenute, precisando tuttavia come tale accordo “sia stato sottoscritto dagli stessi sindacati, perché si tratta di un atto bilaterale che richiede un reciproco consenso e che quindi deve essere necessariamente sottoposto alle parti contraenti”. In altre parole, secondo ambienti del vertice dell’Istituto presieduto da Tito Boeri, i sindacati hanno poco da rivendicare, perché la convenzione è stata sottoscritta dalle stesse organizzazioni. Ma allora dov’è l’inghippo che ha causato il corto circuito tra sindacati e Istituto? E’ lo stesso Inps a spiegarlo. “Alcune organizzazioni hanno fatto una sorta di dietrofront, spaventate in un secondo momento dal passaggio dalle trattenute fisse al nuovo sistema scaglionato. E quindi hanno chiesto un ritorno al vecchio sistema”. Una pretesa che non spaventa l’Istituto, anzi. “Per l’Inps non c’è differenza tra il vecchio e il nuovo sistema. Per questo nelle prossime settimane convocheremo un tavolo per un confronto”.

NESSUN GUADAGNO EXTRA DALLA REVISIONE DEI PRELIEVI

Ma c’è un’altra questione che sta a cuore all’Istituto. Quella del possibile vantaggio economico per l’Inps grazie alla revisione dei prelievi sulle pensioni. Uno scenario che ambienti Inps smentiscono, spiegando come “l’Istituto svolge solo un ruolo da intermediario sulla questione delle trattenute, su richiesta e interesse delle stesse organizzazioni sindacali, senza quindi interferire in alcun modo sulle imputazioni delle quote di spettanza esclusiva delle citate organizzazioni. Dunque, nessun aggravio per i pensionati né tantomeno un guadagno per lo stesso Istituto”. Va detto che ‘ultima parola sul nuovo regime delle trattenute spetta al ministero del Lavoro che dovrebbe prendere atto del confronto Inps-sindacati. Solo col via libera del dicastero di Giuliano Poletti. infatti, l’Inps potrà approvare o meno in via definitiva la revisione dei prelievi. A questo punto non c’è che attendere il confronto. E il suo esito finale.

 

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