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Sinodo, la prima settimana fra tensioni, scaramucce e votazioni

Si è chiusa la prima settimana di lavoro per i padri sinodali riuniti nell’Aula Nuova, in Vaticano. Il percorso per arrivare alla fine è ancora lungo, e non è detto che al termine sarà predisposta (e quindi votata) una relazione finale. Così ha fatto intendere uno dei presidenti delegati dell’assise, il cardinale Luis Antonio Tagle. Lo stesso Padre Federico Lombardi, portavoce e direttore della Sala stampa, nel briefing di sabato con i giornalisti ha fatto intendere che la prospettiva non è affatto da escludere.

I LAVORI DELLA PRIMA SETTIMANA

Nella prima settimana, come previsto dal calendario, ci si è concentrati sull’esame della prima parte dell’Instrumentum laboris, la traccia di lavoro che era stata presentata lo scorso giugno contenente le risposte (organizzate) ai famosi questionari che nei mesi precedenti erano stati inviati alle diocesi di tutto il mondo. In un primo momento i padri ne hanno discusso in congregazione generale, quindi nei tredici gruppi di lavoro ristretti uniformi (più o meno) per lingua utilizzata. E’ qui che – novità di questo biennio sinodale – si concentra il lavoro di studio, approfondimento ed emendamento dell’Instrumentum laboris.

LE PERPLESSITA’ SULLA METODOLOGIA

Inizialmente, considerata anche la nuova metodologia impostata dalla Segreteria generale guidata dal cardinale Lorenzo Baldisseri, vi sono state perplessità da parte di diversi padri relativamente alla diminuzione dello spazio per intervenire in plenaria (3 minuti a testa per una sola volta) e, soprattutto, sui documenti ufficiali da usare per il lavoro. A fare chiarezza ci ha pensato il Papa in persona, con un intervento che il vaticanista del Figaro, Jean-Marie Guénois, ha definito “inusuale”. Martedì mattina, infatti, Francesco ha preso la parola all’inizio della congregazione per sottolineare che le nuove metodologie sono state da lui viste e approvate e che i documenti ufficiali sono i suoi due interventi dello scorso anno (pronunciati in apertura e chiusura di Sinodo) e la Relatio Synodi. Nient’altro. Qualche membro sinodale è rimasto sorpreso per la mancata citazione della relazione generale del cardinale Péter Erdo, “la fotografia oggettiva” (parole del porporato ungherese) con cui si era aperta l’assemblea lunedì.

LA RELAZIONE CONTROVERSA

Sulla relazione di Erdo, in realtà, si è scatenata una sorta di polemica dentro e fuori l’Aula, con tensioni visibili anche in Sala stampa, durante i briefing. L’arcivescovo di Budapest, infatti, ha tenuto un discorso che ha chiuso ben più di una porta a tutte le opzioni “aperturiste” sostenute dai cosiddetti novatori, guidati dal cardinale tedesco Walter Kasper. Erdo aveva escluso subito la possibilità di riaccostare alla comunione i divorziati risposati, aveva insistito sul vero significato di misericordia ed escluso le cosiddette vie penitenziali che pure qualche riscontro avevano ottenuto nella sessione straordinaria dell’ottobre 2014. Niente da fare neppure per le aperture verso le unioni omosessuali. Ma già poche ore più tardi, nella conferenza stampa, il segretario speciale mons. Bruno Forte aveva chiarito che il Sinodo non è stato convocato “per non dire nulla” e che se è vero che “non è dottrinale”, è altrettanto chiaro che si tratta di un Sinodo “pastorale”. Forte replicava al cardinale francese André Vingt-Trois, che aveva appena detto che “se qualcuno pensa che qui si cambierà la dottrina, rimarrà deluso”. Anche nei giorni seguenti, diversi padri osservavano che il documento di Erdo era “un bel testo”, ma – appunto – “solo uno” dei tanti.

LE RELAZIONI DEI CIRCOLI MINORI

Ma è dalle relazioni dei circoli minori sulla prima parte – quella introduttiva intitolata “L’ascolto delle sfide sulla famiglia” – che si può comprendere l’andamento del confronto interno all’assise. Come prevedibile, non vi è unanimità di veduta e molti gruppi ristretti hanno avanzato molti dubbi e perplessità sul linguaggio utilizzato nel documento. Il secondo circolo francofono ha scritto: “A volte abbiamo dovuto resistere alla tentazione di riscrivere certe parti del testo”. Più duro ancora il quarto gruppo anglofono, moderato dal cardinale Collins di Toronto: “Troviamo che molto nel testo sia liquido o inadeguato”. Inoltre, “non è chiaro a chi questo documento è destinato. Scriviamo per il Santo Padre, per le famiglie o per il mondo?”. Più positivi i due gruppi in lingua spagnola e quello tedesco, moderato dall’arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schoenborn.

GIA’ SUL TAVOLO LE QUESTIONI DELICATE

Molti interventi, nella “ora libera” del tardo pomeriggio, hanno insistito sulla necessità di offrire una visuale più ampia del tema famiglia, non circoscritto ai problemi dell’occidente (e in particolare dell’Europa). A ogni modo, come ha spiegato padre Lombardi, già da ora c’è chi ha messo sul tavolo le tematiche più delicate (incluse nella terza parte dell’Instrumentum laboris), qual la comunione ai divorziati risposati e la questione dell’accompagnamento degli omosessuali. Ma i circoli minori ne discuteranno solamente al termine della prossima settimana.

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