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Che cosa succede davvero tra Usa e Russia in Siria (e non solo)

Con la firma del Trattato Trans-Pacifico, il presidente americano Barack Obama corona con successo la strategia dei Democratici di puntare sul controllo globale dei mercati attraverso il commercio e la finanza. Nel contempo, ha smantellato l’impostazione seguita sin dalla metà degli anni Ottanta dei tre presidenti Repubblicani, Reagan, Bush padre e Bush figlio, che avevano puntato sul controllo politico e territoriale, dapprima con la caduta dei regimi comunisti dei Paesi dell’Est europeo che aderirono prima alla Unione Europea e poi alla Nato, e quindi con gli interventi militari nel Golfo, in Afghanistan ed in Iraq.

Il rifiuto dell’Arabia Saudita di ridurre la sua produzione nell’ambito dell’OPEC, ufficializzata nella riunione del dicembre scorso, ha determinato un crollo delle quotazioni che ha danneggiato pesantemente anche la Russia. Rijad giocherebbe di sponda con Washington contro Mosca. E’ pur vero, però, che è un gioco a scacchi, visto che ai prezzi recenti sono fallite e continuano a fallire numerose imprese americane che sfruttano lo shale gas, che ha costi di estrazione in equilibrio finanziario a 60/70 dollari al barile. E’ un gioco al massacro in cui, se oggi perdono comunque tutti i produttori, sarà sconfitto chi uscirà destabilizzato per primo sul piano politico: l’Arabia Saudita o la Russia.

La vicenda dell’Ucraina, con l’annessione della Crimea e le conseguenti sanzioni economiche e commerciali da parte statunitense ed europea a carico di Mosca per aver violato i principi fondamentali del diritto internazionale, hanno indebolito ulteriormente la Russia: se prima era in una duplice morsa economica, l’intervento militare in Siria potrebbe essere una altra trappola.

Il conflitto in Siria dura da ormai quattro anni. Il regime del presidente Assad è contemporaneamente attaccato dai rivoltosi sostenuti ed armati dall’Occidente, che lo accusano di violenze efferate contro la popolazione civile, e dai terroristi dell’IS. La Russia, chiamata in soccorso da Assad per difendere il Paese dall’Is, viene accusata di colpire con i raid aerei soprattutto i rivoltosi sostenuti dall’Occidente. Gli USA, che si sono dissanguati finanziariamente per sostenere gli interventi militari in Afghanistan ed in Iraq per oltre un decennio, ora si smarcano. Dopo l’intervento di Mosca, Washington chiede agli alleati europei di subentrare. Per la Russia, il costo economico di una campagna militare i cui obiettivi si allargassero dalla difesa della Siria al contrasto dell’Is in Iraq sarebbe assai onerosa. Per gli europei, altrettanto.

(estratto di un’analisi più articolata che si può leggere su Teleborsa)

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